Con il Milan via al ciclo decisivo per la Juve e per Sarri

Nove partite in un mese, decisive su ogni fronte: la semifinale di Coppa Italia coi rossoneri, gli ottavi di Champions con il Lione e il match scudetto con l’Inter
Con il Milan via al ciclo decisivo per la Juve e per Sarri

TORINO - Nove partite, poco più di un mese per decidere il futuro: non quello immediato, ma quello che verrà. Perché, come evidenziato a pagina 2, la Juventus non è società abituata a disfarsi in corsa degli allenatori. Unica eccezione recente, Ciro Ferrara mandato a casa nel gennaio 2010. Per il resto sono sempre rimasti in sella dalla prima all’ultima giornata della stagione, compreso Gigi Maifredi che chiuse l’annata 1990-91 con uno dei fallimenti più clamorosi che la storia bianconera ricordi. Per questo appare eccessivo e frettoloso mettere oggi in discussione Maurizio Sarri e farlo con una squadra in testa alla classifica, approdata agli ottavi di Champions League e in semifinale di Coppa Italia. Certo, il trapianto di gioco e il cambiamento di mentalità (dal risultatismo di Massimiliano Allegri al giochismo sarriano) non si sono ancora visti. Ma, in linea con un’altra tradizione juventina, alla fine ciò che conta è la vittoria. E su questo si misurerà il lavoro del tecnico, non per la stagione in corso ma per quelle che verranno, in virtù di un contratto che avrà scadenza nel 2022.

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Juve, in arrivo 4 appuntamenti fondamentali

Un’analisi che verrà effettuata, presumibilmente, alla fine del ciclo accennato all’inizio, quello più delicato nella stagione bianconera dopo che un primo trofeo (la Supercoppa italiana) è stata persa nella finale di Riad contro la Lazio a dicembre. Lo è perché ci sono quattro appuntamenti fondamentali in tornei da dentro o fuori, cui unire la data del 1° marzo in campionato, quella dello scontro diretto con l’Inter. Un viaggio che comincia domani sera in casa del Milan, per la partita di andata nella semifinale di Coppa Italia. Due squadre ferite, con diverse motivazioni, dall’ultimo turno di campionato e con uno Zlatan Ibrahimovic che diventa un interessante banco di prova per la traballante difesa juventina. Seguono due match di campionato contro squadre pericolanti (in casa il Brescia di Diego Lopez, alla seconda panchina, e in trasferta la Spal di Gigi Di Biagio, appena subentrato a Leonardo Semplici) e poi il 26 febbraio sarà di nuovo Europa, con l’andata degli ottavi di Champions League.

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TORINO - Nove partite, poco più di un mese per decidere il futuro: non quello immediato, ma quello che verrà. Perché, come evidenziato a pagina 2, la Juventus non è società abituata a disfarsi in corsa degli allenatori. Unica eccezione recente, Ciro Ferrara mandato a casa nel gennaio 2010. Per il resto sono sempre rimasti in sella dalla prima all’ultima giornata della stagione, compreso Gigi Maifredi che chiuse l’annata 1990-91 con uno dei fallimenti più clamorosi che la storia bianconera ricordi. Per questo appare eccessivo e frettoloso mettere oggi in discussione Maurizio Sarri e farlo con una squadra in testa alla classifica, approdata agli ottavi di Champions League e in semifinale di Coppa Italia. Certo, il trapianto di gioco e il cambiamento di mentalità (dal risultatismo di Massimiliano Allegri al giochismo sarriano) non si sono ancora visti. Ma, in linea con un’altra tradizione juventina, alla fine ciò che conta è la vittoria. E su questo si misurerà il lavoro del tecnico, non per la stagione in corso ma per quelle che verranno, in virtù di un contratto che avrà scadenza nel 2022.

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