Pagina 2 | Fischi da primato: “Juve, serve di più”

TORINO - Il pubblico juventino è esigente per tradizione. Nel DNA bianconero insieme alla frase di Boniperti, ai gol di Platini e il cuore di Del Piero, si intreccia anche un certo snobismo. E gli otto scudetti consecutivi, un ciclo quasi innaturale nella incredibile lunghezza, hanno senza dubbio alzato il livello delle pretese in chi trova scontato vincere e ora vuole qualcosa in più. E la narrazione sul «bel gioco» di Maurizio Sarri ha probabilmente alimentato ulteriori speranze. Così adesso ci si trova davanti al paradosso di una squadra che riceve fischi nel suo stadio da prima in classifica, in piena corsa per la Champions e messa molto bene nella semifinale di Coppa Italia. A suo modo un record anche questo. D’altra parte, è innegabile che gli ultimi due mesi della Juventus abbiano dato più delusioni che gioie, rinfocolando scetticismo e preoccupazioni. Siamo nel campo dell’emotività, è vero, ma il gioco della Juventus si è fatto lento, gli errori si sono moltiplicati, un certo affanno atletico è parso trasparire dalle prestazioni, anche quelle con un risultato positivo. E questo spaventa il tifoso che vede arrivare le sfide decisive di Champions e non può pensare che possa bastare la Juventus che ha battuto il Brescia. E’ un popolo difficile, quello juventino, esigente e talvolta sormontato da una cappa di negatività, contro la quale combatteva lo stesso Allegri preparando le partite di Champions. Ma l’asticella alta è un problema di quasi tutti i grandi club, come insegna il più grande, ovvero il Real che fa mugugnare i tifosi anche quando vince la Liga (citofonare Capello).

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Oggi il pubblico juventino imputa alla sua squadra del cuore tre peccati: l’impressione di essere demotivata, senza la furia agonistica necessaria; pur avendo Ronaldo e una selezione fra i migliori giocatori del mondo, la Juventus non riesce a sfruttare in pieno il potenziale; dopo sette mesi non c’è ancora un’identità di gioco.

E proprio su quest’ultimo punto si concentra il ragionamento di Linus: «I fischi sono antipatici però il tifoso della Juventus è disorientato, fatica a rivedersi in questa squadra in cui manca un’ossatura stabile, dove i giocatori si sbattono, ma scendono in campo in ruoli sempre diversi. La conferma si è avuta con l’ovazione dello Stadium per Chiellini. Forse siamo tifosi esigenti, ma questa non è la vera Juve tranne che in qualche occasione. Siamo abituati a divertirci, oltre che a vincere: un dissenso civile deve essere accettato. Capisco però il gesto di Dybala: in questo momento rappresenta la continuità degli ultimi anni e domenica era particolarmente ispirato in campo. Quando si sente bene trova anche il coraggio per ergersi a leader: i giocatori si sono sempre impegnati, se le cose non vanno bene i primi ad essere arrabbiati sono loro».

Leggi l’articolo completo sull’edizione odierna di Tuttosport

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Oggi il pubblico juventino imputa alla sua squadra del cuore tre peccati: l’impressione di essere demotivata, senza la furia agonistica necessaria; pur avendo Ronaldo e una selezione fra i migliori giocatori del mondo, la Juventus non riesce a sfruttare in pieno il potenziale; dopo sette mesi non c’è ancora un’identità di gioco.

E proprio su quest’ultimo punto si concentra il ragionamento di Linus: «I fischi sono antipatici però il tifoso della Juventus è disorientato, fatica a rivedersi in questa squadra in cui manca un’ossatura stabile, dove i giocatori si sbattono, ma scendono in campo in ruoli sempre diversi. La conferma si è avuta con l’ovazione dello Stadium per Chiellini. Forse siamo tifosi esigenti, ma questa non è la vera Juve tranne che in qualche occasione. Siamo abituati a divertirci, oltre che a vincere: un dissenso civile deve essere accettato. Capisco però il gesto di Dybala: in questo momento rappresenta la continuità degli ultimi anni e domenica era particolarmente ispirato in campo. Quando si sente bene trova anche il coraggio per ergersi a leader: i giocatori si sono sempre impegnati, se le cose non vanno bene i primi ad essere arrabbiati sono loro».

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