Juve, squadra sotto accusa: giocatori o campioni?

L’approccio sbagliato contro il Lione ha suscitato critiche. A Bentancur, Pjanic e Rabiot sono mancate grinta e testa
Juve, squadra sotto accusa: giocatori o campioni?

TORINO - Questione di testa più che di gambe, anche se mercoledì sera a Lione i calciatori di casa correvano il doppio rispetto ai bianconeri. Lenti, prevedibili, con un gioco dalle trame ingarbugliate e mai pericoloso: senza un’identità di squadra, i più aspettavano un lampo del solito Cristiano Ronaldo per risolvere la partita. Talvolta, però, il fuoriclasse da solo non è bastato, e allora cala il sipario. A finire sotto processo è stato soprattutto il centrocampo della Juventus: gente come Miralem Pjanic, Adrien Rabiot e Rodrigo Bentancur avrebbe dovuto spaccare il mondo contro un Lione persino più modesto di quello affrontato - e battuto - tre stagioni fa e invece i tre scelti per essere il motore della squadra sono andati in campo troppo molli, quasi demotivati e imprecisi. Un approccio sbagliato alla partita, inconcepibile trattandosi di un ottavo di Champions League: si dice della difficoltà per una big di trovare gli stimoli quando incrocia le ultime in classifica in campionato, distanziate magari di 30-40 punti, ma sul palcoscenico del Parc Olympique Lyonnais si respirava tutt’altra aria e avrebbe dovuto gasare chiunque, a maggior ragione chi aspira ad alzare la Coppa dalle grandi orecchie. Se poi l’atteggiamento è anche figlio del fatto che si sia sottovalutato l’avversario, pensando che sarebbe bastato il minimo sforzo per ottenere il massimo del risultato, il problema è persino più grave perché si è disconnessi con la realtà: senza la giusta carica agonistica, senza la solita cattiveria, si rischiano figuracce anche contro una squadra sì blasonata, che ha vinto tanto agli inizi del Duemila, ma che adesso è soltanto settima nella Ligue 1. Da uruguaiano Bentancur sa bene che cosa significhi la “garra”, l’impegno fisico, lo sforzo caratteriale e il coinvolgimento emotivo, ciò che ti spinge a lottare con le unghie e i denti, a non indietreggiare mai, a rendere possibile l’impossibile: tutte qualità che il sudamericano non ha esternato nella sua prova. E Rabiot? Avrebbe dovuto essere tutto tenacia e coraggio nello sfidare i suoi connazionali e far vedere che è tornato a essere un giocatore, invece è andata come è andata: male. Per finire Pjanic: rientrava dall’infortunio, vero, ma ha dato l’impressione di essere il timoniere di una nave alla deriva, senza idee e in affanno. Sono partite come quella contro il Lione che fanno insorgere un dubbio amletico: si tratta soltanto di buoni giocatori o sono davvero campioni che meritano di essere titolari nella Juventus?. E se la risposta è sì, allora devono dimostrarlo, altrimenti rischiano il posto fisso. Anche Paulo Dybala, che per un tempo è apparso impaurito, deve compiere definitivamente il grande salto, altrimenti rimane incompiuto: ha le qualità e il tocco per diventare uno dei migliori, ma deve crederci fino in fondo. [...]

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