Centrocam… bio: la vera svolta della Juve serve in mediana

Reparto ai raggi X: cosa può e cosa deve migliorare. Intercetti, inserimenti, movimenti: full immersion aspettando Khedira e la forma di Pjanic
Centrocam… bio: la vera svolta della Juve serve in mediana

TORINO - «In medio stat virtus» filosofeggiano i saggi da secoli: la virtù sta nel mezzo. Quanto alla Juventus, però, funziona al contrario. Nel mezzo (del campo) stanno tutta una serie di problemi e disfunzioni che sono emerse in maniera conclamata in ogni loro sfaccettatura nel momento meno opportuno: la partita d’andata degli ottavi di finale di Champions, giocata (male) e persa (1-0) dai bianconeri mercoledì scorso contro il Lione.

Una malaparata inconsapevolmente e involontariamente esposta a pubblica attenzione (per non dire ludibrio) addirittura da Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala che tra primo e secondo tempo lionese sono stati pizzicati, scoratissimi, mentre si confrontavano sulle difficoltà che avevano a giocare abbandonati a loro stessi da un centrocampo poco partecipe: «Siamo soli, non ci supportano abbastanza. Non la prende nessuno, anche sulle seconde palle». Nulla che non si fosse visto e nulla che Maurizio Sarri già non sapesse e sul quale non fosse deciso a provare a intervenire in maniera massiccia. Però è chiaro che pensieri e parole di Dybala&Ronaldo un certo effetto lo facciano. E al contempo impongano tutta una sere di riflessioni.

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Qualità dei centrocampisti Juve non sono in discussione

Bene inteso, per carità: le qualità dei centrocampisti bianconeri non sono in discussione. Di campioni tra i più forti e/o esperti del mondo, stiamo parlando. Gente che ha vinto tutto e che tutto può ancora (ri)vincere. E peraltro è spesso fuorviante ridurre i problemi di una squadra a quelli di un solo reparto. Ciò non toglie che qualcosa da migliorare, evidentemente, ci sia. E qualche intervento - nelle dinamiche e negli uomini - possa risultare fondamentale per risolve la situazione. Serve un centro... cambio di marcia, insomma.

Punto numero uno: movimenti senza palla. Quelli per cui è capitato spesso di scorgere Miralem Pjanic mentre guardava Sarri sconsolato e mimava il gesto spaesato di chi non sa a chi scaricare il pallone. In questo caso la palla passa a Sarri stesso medesimo. Automatismi, prove, riprove. Magari la scelta di un modulo unico (senza più oscillazioni tra rombo sì e rombo no).

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TORINO - «In medio stat virtus» filosofeggiano i saggi da secoli: la virtù sta nel mezzo. Quanto alla Juventus, però, funziona al contrario. Nel mezzo (del campo) stanno tutta una serie di problemi e disfunzioni che sono emerse in maniera conclamata in ogni loro sfaccettatura nel momento meno opportuno: la partita d’andata degli ottavi di finale di Champions, giocata (male) e persa (1-0) dai bianconeri mercoledì scorso contro il Lione.

Una malaparata inconsapevolmente e involontariamente esposta a pubblica attenzione (per non dire ludibrio) addirittura da Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala che tra primo e secondo tempo lionese sono stati pizzicati, scoratissimi, mentre si confrontavano sulle difficoltà che avevano a giocare abbandonati a loro stessi da un centrocampo poco partecipe: «Siamo soli, non ci supportano abbastanza. Non la prende nessuno, anche sulle seconde palle». Nulla che non si fosse visto e nulla che Maurizio Sarri già non sapesse e sul quale non fosse deciso a provare a intervenire in maniera massiccia. Però è chiaro che pensieri e parole di Dybala&Ronaldo un certo effetto lo facciano. E al contempo impongano tutta una sere di riflessioni.

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