Juve che vince non si cambia: appena 72 giocatori in 5 anni

Solo il Napoli, in Italia, è stato più conservatore. In Europa primato dell’Athletic Bilbao. La strategia bianconera: pochi innesti, ma top player. Anche se quest’anno può esserci una rivoluzione
Juve che vince non si cambia: appena 72 giocatori in 5 anni

TORINO - Squadra che vince non si cambia: buon vecchio adagio del calcio che in taluni casi pare resistere. Più che inteso col “di partita in partita”, però, il non si cambia a certi livelli pare valere più per il “di stagione in stagione”. Visto che i top club sono impegnati in svariati tour de force per via delle tante competizioni cui partecipano, e dunque al turnover si aggrappano come ad una necessità più che come ad una scelta. Ma, di contro, i suddetti top club una volta raggiunti certi livelli di alta qualità fanno fatica a rinforzarsi ulteriormente e con mercati troppo aggressivi rischierebbero di cambiare tanto per cambiare indebolendosi.

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E dunque - classifica Cies alla mano: specifica sul numero di calciatori schierati da ciascun club dal gennaio 2015 nei campionati nazionali - si riscontra che in Europa top club come il Tottenham, il Manchester City, il Real Madrid (a dispetto delle vagonate di soldi che investono ogni anno sul mercato) spiccano con lo status di squadre più “conservatrici”: con appena 51, 52, 54 giocatori schierati in un quinquennio in Premier o in Liga. Quanto ai confini nostrani la Juventus figura al secondo posto con 74 bianconeri schierati nell’ultimo lustro (tra cui anche ragazzini con una, due presenze di qualche manciata di minuto ottenute come premio o come stimolo per il futuro). Soltanto il Napoli le sta davanti in questa specifica graduatoria, avendo schierato 58 giocatori: ma nella fattispecie grande incidenza può averla avuta anche e soprattutto la filosofia di Maurizio Sarri (tecnico partenopeo dal 2015 al 2018): in quel contesto era solito insistere su un ristretto numero di interpreti del suo Sarri-ball suscitando peraltro anche il disappunto di Aurelio De Laurentiis, ma rispondendo implicitamente che non tutti gli effettivi in organico erano all’altezza dei migliori. Quanto al terzo posto della classifica nostrana figura invece il Torino di Ubano Cairo con annesse questioni di punti di vista: alle accuse di parte della tifoseria di lesinare qualche sforzo fanno da contraltare le puntualizzazioni del presidente sugli sforzi per trattenere i giocatori simbolo (ad esempio Belotti, e Sirigu).

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TORINO - Squadra che vince non si cambia: buon vecchio adagio del calcio che in taluni casi pare resistere. Più che inteso col “di partita in partita”, però, il non si cambia a certi livelli pare valere più per il “di stagione in stagione”. Visto che i top club sono impegnati in svariati tour de force per via delle tante competizioni cui partecipano, e dunque al turnover si aggrappano come ad una necessità più che come ad una scelta. Ma, di contro, i suddetti top club una volta raggiunti certi livelli di alta qualità fanno fatica a rinforzarsi ulteriormente e con mercati troppo aggressivi rischierebbero di cambiare tanto per cambiare indebolendosi.

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