Chiellini e Felipe Melo, i sassolini e le verità: il curioso aneddoto dell'estate del 2011

Quando il brasiliano andò via, nell’estate del 2011, proprio all’alba del ciclo, passò a salutare tutti la sera prima della partenza dal ritiro. Sorrisino irridente e augurio ironico di vincere lo scudetto. Alla fine la Juventus lo vinse lo scudetto e...
Chiellini e Felipe Melo, i sassolini e le verità: il curioso aneddoto dell'estate del 2011

TORINO - Giorgio Chiellini forse lo sapeva che avrebbe scatenato un piccolo putiferio, ma alla fine non si è censurato. Non si arriva alla sua età, al suo livello di professionalità e al suo grado di saggezza, se si ha ancora paura di censurare il proprio pensiero. E così su Felipe Melo e Balotelli ha detto, anzi, scritto quello che ha sempre pensato nel suo libro che uscirà martedì in tutte le librerie («Io, Giorgio»). «Balotelli è una persona negativa, senza rispetto per il gruppo - si legge nel libro -. In Confederations Cup, nel 2013, non ci diede una mano in niente, roba da prenderlo a schiaffi. Uno anche peggio era Felipe Melo: il peggio del peggio. Con lui si rischiava sempre la rissa. Lo dissi anche ai dirigenti: è una mela marcia». Confermando poi il concetto in un’intervista a Repubblica: «Confermo, ma non ho rancore né mi interessa averne, se mi toccherà condividere qualcosa con loro lo farò. Non sono il migliore amico di tutti, però loro sono gli unici due ad essere andati oltre un limite accettabile. Per come sono fatto, il problema non è se giochi bene, male o se qualche volta fai serata, ma se manchi di rispetto e non hai dentro niente. Una volta va bene, se è ricorrente no». I due, ovviamente, non l’hanno presa bene e hanno immediatamente risposto. Il brasiliano, che ora gioca nel Palmeiras, ha detto: «Quando ero a Torino, non ho mai mancato di rispetto a nessuno: ai compagni, ai dirigenti, alla Juventus in generale. A questo punto, però, per lui non ne ho per nulla. E mai ne avrò. Dice che si rischiava sempre la rissa per colpa mia? Beh, lui se la faceva sempre addosso... E poi, scusate: troppo facile parlare male degli altri con un libro. Forse questo difensore è ancora arrabbiato con me perché, quando sono andato al Galatasaray, abbiamo dato loro degli schiaffi eliminandoli dalla Champions League».

In realtà Chiellini non pensa alla beffa di Instanbul del dicembre 2013, quanto ai due anni pericolosi passati con il brasiliano che in campo spesso faticava a mantenere il controllo. E anche in allenamento, visto che un giovane ragazzo della Primavera una volta ci rimise la tibia a causa di un intervento scomposto. In quei due anni a Torino Felipe Melo non riuscì a integrarsi con il gruppo e i risultati (prima con Ferrara, poi con Del Neri) non aiutarono. Di lui si ricorda una leggendaria intervista, organizzata dalla società per cercare di ricucire i rapporti con i tifosi, nella quale Melo se ne uscì con un lapidario, poi censurato: «Dei tifosi non me ne importa niente». Quando andò via, nell’estate del 2011, proprio all’alba del ciclo, passò a salutare tutti la sera prima della partenza dal ritiro. Sorrisino irridente e augurio ironico di vincere lo scudetto. Alla fine la Juventus lo vinse lo scudetto e negli spogliatoio ci fu più di un giocatore che alzò il bicchiere (e qualcos’altro) per ricordare la profezia di Felipe Melo.

In compenso il libro di Chiellini è tutt’altro che polemico e chi spera di trovare peperoncino si dovrà accontentare dei riferimenti a Felipe Melo e Balotelli (che ieri ha risposto su Instagram: «Io almeno ho la sincerità e il coraggio di dire le cose in faccia, tu dal 2013 avresti avuto tante occasioni per farlo, comportandoti da vero uomo, ma non l’hai fatto»). Dalle altre pagine, infatti, emergono l’aspetto umano di Chiellini e il suo modo di intendere lo sport. E anche la rivalità, con un riferimento all’Inter che ieri ha causato altre polemiche, in riferimento alla parola «odio». Chiellini, infatti, parla della grande rivalità con i nerazzurri e parla di «odio sportivo» che è qualcosa che ha quasi più a che fare con il rispetto (cita infatti il rapporto fra Michael Jordan e i Pistons) che con un sentimento malvagio.

Intanto a Sky ha spiegato come vive la ripartenza: «Sono stati due mesi difficili e strani per tutti. Ho vissuto il primo mese chiuso nel centro sportivo, poi sono stato con la mia famiglia e questo è l’unico aspetto positivo. Sono stati giorni intensi, difficili, ti isoli ma riscopri anche dei valori dimenticati o trascurati. Quando mi hanno chiamato per le visite mediche mi è dispiaciuto doverlo dire a mia figlia».

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