Juve, ecco lo scenario in caso di stop: l’opzione estero e il jolly Under 23

In casa bianconera per ora si pensa al quando e al come ricominciare il campionato e non risulta siano stati presi in esame dei veri e propri piani B. Ciò non toglie che - in caso di interruzione della Serie A - le strade da adottare, e tra cui scegliere, non sarebbero poi molte
Juve, ecco lo scenario in caso di stop: l’opzione estero e il jolly Under 23© /Agenzia Aldo Liverani S.a.s.

TORINO - Il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, ha di recente usato affermazioni piuttosto indicative. «Abbiamo due squadre francesi che giocano in Champions League e ora staranno ferme fino ad agosto. Non so se sia buono, per loro, non giocare e poi andare a competere in partite così difficili e importanti. Ma questa non è una mia decisione e la rispettiamo. Dobbiamo farlo e, naturalmente, i club devono rispettare la decisione del governo. Non ci occuperemo della situazione, perché spetta a diversi organismi in Francia». E il presidente del Lione, Jean-Michel Aulas, era stato ancora più chiaro: «Le avversarie ci tritureranno».

Quanto sta accadendo nella vicina Francia, però, con i campionati bloccati (tra polemiche e perplessità) non può lasciare indifferenti in Italia, così come - più ancora - non possono lasciare indifferenti i continui ribaltamenti di fronte che ci sono in ambito nostrano. Trattasi di complicanze in virtù delle quali diventa davvero difficile sbilanciarsi e accantonare remore di sorta. Il «servono più garanzie, è ancora presto per dare una data della ripartenza del calcio» pronunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del resto, ancora riecheggia.

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Le strade da adottare in caso di interruzione della A

Dunque, la domanda da svariate decine e fors’anche centinaia di milioni di euro - quelli in palio in caso di euro-passaggio del turno con annessi e connessi - è la seguente: la Juventus come potrebbe prepararsi per la Champions League, in programma ad agosto salvo stravolgimenti, in caso di interruzione della Serie A?

Vien da sé che le difficoltà soprattutto in vista del ritorno degli ottavi sarebbero notevoli. Attenuate giusto dal fatto che - appunto - il Lione, avversario della sfida teoricamente in programma il 7 agosto, sarebbe nelle stesse condizioni dei bianconeri. Sia pure con un gol in più (contro zero) segnato nel match di andata giocato in Francia.

Bene inteso: sostanzialmente, in casa Juventus, per ora si pensa al quando e al come ricominciare il campionato. E non risulta che siano stati presi in esame o preparati dei veri e propri Piani B. Ciò non toglie che - in caso di interruzione del campionato - le strade da adottare, e tra cui scegliere, non sarebbero poi molte.

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Ecco lo scenario in caso di stop alla Serie A

Verosimilmente si procederebbe subito ad un nuovo rompete le righe: dando anche libertà ai giocatori stranieri di tornare in patria, sia pure accompagnati (come tutti) da un bel programma di allenamenti personalizzato. Esattamente ciò che sta accadendo ora all’interno club francesi: liberi tutti e sudamericani oltreoceano.

Dopo metà giugno, al più tardi inizio luglio, spazio alla convocazione per un ritiro ad hoc in ottica Champions League. Considerando gli ultimi sviluppi e sperando che il contesto generale non peggiori, sarebbe ipotizzabile - onde cercare di allestire qualche test più “allenante” - anche l’idea di organizzare qualche amichevole all’estero con altri club impegnati nelle coppe Europee e dunque in buona condizione: i confini in ambito europeo dovrebbero, al tempo, essere aperti e le norme non dovrebbero più implicare periodi di quarantena per chi arriva da fuori confine.

E poi la Juventus potrebbe approfittare della presenza della Under 23 per alzare ulteriormente le opzioni di allenamento: già in questo periodo alcuni tesserati della secondan squadra bianconera sono stati convocati per sedute di lavoro a Vinovo in vista dell’impiego in pianta più o meno stabile con i big, da domani, alla Continassa.

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TORINO - Il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, ha di recente usato affermazioni piuttosto indicative. «Abbiamo due squadre francesi che giocano in Champions League e ora staranno ferme fino ad agosto. Non so se sia buono, per loro, non giocare e poi andare a competere in partite così difficili e importanti. Ma questa non è una mia decisione e la rispettiamo. Dobbiamo farlo e, naturalmente, i club devono rispettare la decisione del governo. Non ci occuperemo della situazione, perché spetta a diversi organismi in Francia». E il presidente del Lione, Jean-Michel Aulas, era stato ancora più chiaro: «Le avversarie ci tritureranno».

Quanto sta accadendo nella vicina Francia, però, con i campionati bloccati (tra polemiche e perplessità) non può lasciare indifferenti in Italia, così come - più ancora - non possono lasciare indifferenti i continui ribaltamenti di fronte che ci sono in ambito nostrano. Trattasi di complicanze in virtù delle quali diventa davvero difficile sbilanciarsi e accantonare remore di sorta. Il «servono più garanzie, è ancora presto per dare una data della ripartenza del calcio» pronunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del resto, ancora riecheggia.

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