Dentro Pirlo, fuori Sarri: la vittoria dei senatori della Juve

Dentro Pirlo, fuori Sarri: la vittoria dei senatori della Juve© ANSA

È finita come da copione, scritto sin dal giorno della presentazione in pompa magna di Andrea Pirlo alla guida dell’Under 23. Il presidente Andrea Agnelli e lo staff dirigenziale seduti al tavolo erano un’investitura, solo accelerata dal precipitare degli eventi. Fuori Sarri e dentro Pirlo, dunque, il figliol prodigo subentrato al mai amato toscano. Hanno vinto l’appartenenza, la Juventus storica, lo spogliatoio, il senato, Cristiano Ronaldo. Doveva portare allegria nel dopo Allegri, Sarri. Invece sono stati mesi fitti di incomprensioni e di delusioni. Uno scudetto vinto, d’accordo, ma il più misero dei nove, buono per le statistiche, non certo a riscaldare i cuori. Venerdì, dopo l’eliminazione contro il Lione di Garcia, salito sull’aereo per Lisbona al posto dei bianconeri, Andrea Agnelli aveva usato una parola chiara: «Entusiasmo». Quella che i giocatori non provavano più e che adesso ritroveranno con Pirlo. Aspettando di capire se sarà pronto per il grande salto, ma detto che al corso di Coverciano in molti sono rimasti colpiti da lui, Andrea godrà dell’appoggio dei senatori e avrà un vento dolce sulla schiena, lo stesso che Sarri aveva in faccia.

Diciamolo una volta di più: il matrimonio tra Sarri e la Juve non si è consumato. Un amore mai sbocciato. Non è questione di ieri o di oggi, ma almeno di tredici mesi, dallo sbarco a Torino lo scorso giugno, quando altre candidature erano state bocciate dall’alto. Probabilmente per ragioni antropologiche prima ancora che tattiche, perché alla Juve non si allena con la tuta pezzata, le parti sono rimaste sempre due, separate tra loro. C’era Sarri, c’era la Juventus, non c’è stata la Juventus di Sarri. E dunque poteva finire solo in questo modo. È rimasta una rivoluzione incompiuta, imperfetta, un po’ sdrucita. Più che Karl Marx, Groucho Marx. Qualche discreta cosa, in questa rubrica ogni volta rilevata, vedi la leaderhisp di Dybala e la buona stagione di Cristiano Ronaldo, sicuramente arrabbiato per non essere andato in Portogallo a giocarsi la fase finale di Champions. E poi lo scudetto, che rimane una conquista da rispettare e da onorare. Per il resto ci sono stati cali inspiegabili, troppo divario tra aspirazioni e fatti concreti, quasi niente del meraviglioso gioco di Napoli. Se vincere aiuta a vincere, perdere aiuta a perdere. Prima del Lione, i bianconeri erano stati sconfitti in 4 delle ultime 9 giornate. Hanno sempre preso gol in 8 diverse partite e ne hanno incassati 17, due di media a gara. Con certi numeri come si può puntare alla Champions?

La partita con il Lione è stata persa all’andata, in quella che rimane una prestazione inaccettabile. Ma la Juve vi ha aggiunto un intero luglio con costanti amnesie. Dire, come tenta qualcuno, che il problema nello sviluppo del gioco della Juve è Cristiano Ronaldo, significa passeggiare su Marte. Ha coperto da solo le pecche europee della Juve: un anno fa contro l’Atletico, stavolta con il Lione. Questo è il punto, che va oltre l’esonero inevitabile di Sarri e l’arrivo di Pirlo. Negli ultimi anni, malgrado sia l’obiettivo dichiarato, la Juve è andata arretrando in Europa. Finale contro il Real nel 2017, quarti nel 2018 con uscita immeritata contro gli spagnoli, quarti l’anno passato con il giovane Ajax e adesso gli ottavi con il Lione, squadra sottovalutata, ma certamente non inserita tra la nobiltà del continente.

Per questo serve oggi, senza più perdere tempo, un cambio di marcia. Al di là della scelta di Pirlo, bisogna rimettere mano alla rosa, ringiovanendola con Arthur, l’ottimo Kulusevski e altri. Bisogna cedere per inserire forze fresche da rimettere nel serbatoio svuotato. Forza, entusiasmo, novità: tutti gli elementi che avrebbe dovuto portare Maurizio Sarri. E che ora sono richiesti alla “scommessa” Pirlo.

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