Juve, Sarri domenica tiferà Napoli. E l'anno scorso? I veleni di un divorzio

Iscriviti gratuitamente alla newsletter di Tuttosport per non perdere i prossimi contenuti esclusivi. Ecco l'approfondimento di oggi
Juve, Sarri domenica tiferà Napoli. E l'anno scorso? I veleni di un divorzio© ANSA

Care amiche e cari amici di Tuttosport

Dunque Maurizio Sarri tiferà per il Napoli domenica sera. Lo ha detto Aurelio Virgili, il suo più caro amico (oltre a essere il figlio del leggendario Giuseppe, centravanti della Fiorentina scudettata nel 1956), e c'è da credergli, perché raramente Virgili ha parlato senza rappresentare in modo coerente il pensiero dell'ex allenatore della Juventus. E Virgili, a Radio Punto Nuovo, ha detto che le simpatie di Sarri sono «sempre e storicamente state per il Napoli e per la Fiorentina», aggiungendo: «Se alleni la Juve non diventi tifoso della Juve, ma sei legato ai risultati di quella squadra».

Non è sorprendente che Sarri domenica sera tifi per il Napoli. E', anzi, del tutto umano, considerato il modo con cui si è consumato il divorzio. Il problema, semmai, è se un certo modo di vivere la Juventus condizionasse il suo cuore e i suoi pensieri anche nella passata stagione. Per carità, il concetto di "tifo" fra i professionisti è qualcosa distante anni luce da quello che possono avere i tifosi, quelli veri. Quando in ballo ci sono milioni di euro e milioni di occhi puntati addosso, la credibilità professionale in ballo e la possibilità di aggiungere un successo alla propria carriera, non ci sono colori e non ci sono sentimenti, ma solo ed esclusivamente la più brutale applicazione per riuscire a vincere. Certo, però, che l'ostilità o l'antipatia per la storia, le tradizioni e le abitudini di un club possono creare qualche problema di compatibilità umana.

Nell'intervista di Virgili, emerge quello che, in fondo, si era captato dagli atteggiamenti di Sarri nell'anno in bianconero: «La sua simpatia è sempre stata per Napoli e Fiorentina. Alcuni commentatori sono stati ruffiani nei confronti del nuovo corso juventino: io spero che finiscano peggio dello scorso anno, così capiscono il valore del lavoro di Sarri. Maurizio si sta liberando dalla Juve per fare quello che sa fare meglio». Tornano alla mente le sconvenienti battute dopo Napoli-Juventus del 26 gennaio sull'essere contento della vittoria del Napoli e sui rigori concessi o non concessi a seconda della maglia. E torna alla mente l'incompatibilità di stile del toscano con quello del club, che in teoria non avrebbe dovuto inficiare il suo lavoro sul campo, ma che alla fine è stata uno dei fattori che hanno inceppato il meccanismo.

Non è una questione di tifo, ma di attitudine e di comportamenti. Sarri non è mai riuscito a togliersi completamente di dosso la sensazione di essere arrivato nel cuore di quel presunto "potere", che lui aveva sempre combattuto o sostenuto di combattere. E lo spogliatoio lo ha percepito. Sulla mancata scintilla umana tra il tecnico e il gruppo si è parlato in abbondanza. Le parole di Virgili, l'astio che emerge, mettono nuova luce su alcuni perché non è scoccata l'intesa necessaria alla rivoluzione tecnico-tattica. « A Napoli c'era un grande clima, quello che non c'era a Torino alla Juventus, dove c'erano troppi interessi», dice Virgili. La realtà descritta dai giocatori oggi (da Ronaldo a Ramsey, da Chiellini a Szczesny) racconta un'altra verità, così come la compattezza del gruppo di certi momenti della Juventus di Conte o di quella di Allegri. Gli interessi sono sempre molto alti in una società che ha il dovere di vincere, ma a seconda dell'approccio si possono creare climi molto diversi nello spogliatoio.

«Sarri ha un carattere bellissimo: mi ha espresso un giudizio su un giocatore della Juventus, me lo ha definito il più falso che abbia mai conosciuto nella sua vita». E qui scatta la curiosità, un po' pettegola, di sapere chi sia il falso. C'è chi dice che nel mirino di Sarri ci sia Giorgio Chiellini, il capitano che ha cercato le mediazioni (contribuendo all'approdo comunque vincente della stagione), ma poco importa ora, se non - appunto - al gossip. «Di Ronaldo mi raccontava che è un'azienda che va per conto suo, ha pochi rapporti con i compagni». Il che è vero e falso nello stesso tempo, perché la stessa storia di Ronaldo insegna che, pur essendo effettivamente un'azienda che fattura più di 100 milioni all'anno, ha reso sempre di più con gli allenatori che ne coglievano meglio l'aspetto umano (Zidane, per esempio).

Insomma, l'astiosa separazione fra la Juventus e Sarri (non pensiate che l'ex tecnico non senta come punture tutte le dichiarazioni dei giocatori sull'atmosfera entusiasmante che ha creato in pochissimo tempo il suo successore Pirlo) ci insegna, in fondo, una cosa magnifica: nel calcio dei superprofessionisti, della tattica elevata a scienza, dei computer che analizzano le partite, l'aspetto umano e sentimentale è ancora fondamentale, è l'ingrediente indispensabile a dare l'anima al progetto, quella che ti fa fare un metro in più quando ce n'è bisogno.

Per non perdere i prossimi approfondimenti esclusivi iscriviti gratuitamente alla newsletter di Tuttosport inserendo il tuo indirizzo email nel box di registrazione presente qui in basso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...

Juve, i migliori video