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Care amiche e cari amici di Tuttosport,
La Juventus ha vinto la prima di tre partite da vincere: Spezia, Ferencvaros e Lazio. Se domenica poco dopo l'ora di pranzo, Pirlo si troverà a 15 punti in campionato e 6 in Champions, avrà superato una fase cruciale della stagione e potrà affrontare l'ultima pausa nazionali con grande serenità. Si troverebbe infatti nel gruppo di testa in Serie A e con la qualificazione agli ottavi di Coppa in tasca (basterebbero una vittoria e un pareggio nelle ultime tre, di cui due in casa contro Dynamo e Ferencvaros). E tutto il tempo per recuperare il vero Dybala, quello che finora non si è visto e per il quale c'è chi timbra, un po' troppo prematuramente, il declassamento.
Dybala ha giocato la mezzora finale contro la Dynamo (opaco), novanta minuti contro Verona e Barcellona (malino) e un'ora scarsa ieri contro lo Spezia (opaco). Non è lui: non salta l'uomo, non riesce ad arrivare al tiro, sembra fuori dal gioco, si pesta i piedi con Kulusevski quando giocano insieme, è nervoso (vedi reazione contro Paratici nel dopo partita di Crotone). «Soffre la delicata questione del rinnovo del contratto», dicono. E' forse qualcosa di vero c'è: il suo rappresentante Anthun è finalmente venuto in Italia circa un mese fa, ma in quattro settimane non è riuscito a incontrare Paratici fra impegni e problemi di bolla, dentro la quale il dg juventino è rimasto chiuso a lungo dai primi di ottobre a oggi. Così Anthun è tornato in Argentina con un paio di telefonate e videochiamate che non hanno permesso consistenti passi avanti nella trattativa.
Tuttavia, il problema del contratto esisteva, negli stessi termini, anche a luglio (anzi pure peggio, visto che c'erano voci di mercato e nei mesi di lockdown i dialoghi erano stati ancora meno proficui). Eppure proprio in quel periodo Dybala ha giocato le migliori partite della stagione. Insomma, il contratto può c'entrare, ma fino a un certo punto. Dybala soffre molto di più di una condizione atletica ancora in ritardo. Situazione strana per lui, che di solito entra in forma velocemente, ma da marzo in poi, ovvero da quando aveva contratto il Covid (sconfitto dopo una lunga lotta durata oltre quattro settimane), la vita di Dybala è stata piuttosto sballottata: l'infortunio, il ritorno forzato contro il Lione, il nuovo infortunio che lo ha tenuto ai margini per quasi tre mesi, al convocazione in Nazionale resa un calvario dal virus intestinale e poi il ritorno in campo in una Juventus in costruzione e che non parte certo da lui. Tutta una serie di fattori per i quali Dybala può, giustamente, reclamare tempo e partite per tornare se stesso, perché chiunque sarebbe in affanno psicofisico al suo posto.
Se dovesse scampare la convocazione con l'Argentina, rimanendo a Torino nelle due settimane successive alla partita contro la Lazio, Dybala potrebbe tornare Dybala dalla ripresa (21 novembre a Cagliari). Pirlo non ha fretta, si gode Alvaro Morata e, ovviamente Cristiano Ronaldo. Avere tutti gli attaccanti in forma nello stesso periodo spesso crea più spettacolo, ma è meno conveniente che sfruttare un'ideale staffetta fra di loro approfittando di momenti di forma scaglionati.
Quando a Dybala è nella stagione decisiva per la sua carriera e non solo per il contratto che potrebbe (o non potrebbe) legarlo alla Juventus a vita. Deve dimostrare di essere un leader, di essere in grado di decidere le partite che contano, di segnare un numero di gol coerente con il suo talento. Deve, insomma, compiere il definitivo salto di qualità da eccellente giocatore a fuoriclasse assoluto. Ma giudicarlo ora è un errore: quel tipo di somma si tirerà più avanti, fors'anche in primavera. Ha tempo, la Joya, non infinito, ma ha tempo.
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