Dybala: la ricetta per diventare un grande 10

Dybala: la ricetta per diventare un grande 10

Paulo Dybala non è un caso. Paulo Dybala è un calciatore argentino che indossa una pesantissima maglietta da gioco. Se si esibisse altrove, come gli era accaduto a Palermo, le sue prestazioni non godrebbero di uguali attenzioni, elogi e critiche. Ma l’azienda Juventus impone responsabilità diverse dal resto della comitiva. Non è possibile vivere di rendita, non bastano due colpi di grandissima acrobazia o arte tecnica, non servono frasi d’amore, servono il campo, il sudore, il sacrificio, il carisma, la personalità, lo stile e prima di tutto la classe che è cosa ben differente e racchiude tutto il resto. Nessuno può permettersi di discutere Paulo Dybala per le sue qualità di tocco, di dribbling, la sua astuzia e il suo raffinato senso del gol. Altre sono le caratteristiche che fanno di un buonissimo calciatore un grande calciatore. Per chi ha studiato la Juventus e non su wikipedia ma attraverso le testimonianze di illustri critici e proprie personali, può mettere in fila i migliori interpreti di questo famoso numero 10.

In principio Giovanni Ferrari, due volte campione del mondo, protagonista dei cinque scudetti consecutivi dell’era Agnelli-Carcano. Poi John Hansen, danese, due scudetti, capocannoniere con 30 gol nel campionato 50-51. Seguo con Enrique Omar Sivori di cui non è necessario elencare i titoli ma basta ricordare gesti e gesta, vizi tecnici, tunnel, provocazioni, gol, riti scaramantici, calzettoni abbassati sulle caviglie, polemiche; quindi Michel Platini, la classe non è acqua ma champagne; Zinedine Zidane, la solitudine dell’artista principe; Roberto Baggio, un piccolo grandissimo campione assoluto; Alessandro Del Piero, la raffinatezza essenziale e decisiva. Tralascio altre figure passate a Torino e vi chiedo, dopo questo breve catalogo illustre, a che posto collochereste Paulo Dybala? Ultimo, con cinque giri di distacco, non ci sono dubbi. Ma l’argentino può usufruire di una pubblicità mediatica di cui non tutti gli altri hanno goduto, vive di colpi esaltanti (basti ricordare l’ultimo magico gol realizzato contro l’Inter) ma anche di nebbie improvvise, con un atteggiamento a volte indisponente, pigro, di chi sa di far parte della tribù dei bravi e ritiene di essere il più bravo di tutti, tipico della razza calcistica sudamericana.

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Paulo Dybala è nel momento chiave della sua carriera, a ventisette anni, gli stessi dell’argentino, Michel Platini, tanto per riandare a uno della graduatoria di cui sopra, arrivò a Torino per incominciare una storia grandiosa. Non ci sono alternative, oggi o mai più e senza chiedere aumenti di salario. Quelli vanno conquistati, come gli scudetti, sul campo e non con le astuzie di procuratori e parenti.

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