Morata essenziale e letale: la Juve scopre il suo nuovo bomber

Rispetto al primo periodo juventino Morata è maturato, ottimizzando sforzi e movimenti. Esegue meno giocate, ma nettamente migliori. E ha fatto un salto di qualità nei tiri in porta
Morata essenziale e letale: la Juve scopre il suo nuovo bomber© Marco Canoniero

TORINO - Alvaro Morata come Michelangelo, genio della scultura da lui definita «arte del levare», cioè del togliere dal blocco di marmo il superfluo per “liberare” la figura che già vi si trova, e come Ludwig Mies van der Rohe, architetto tedesco teorico del «Less is more», «meno è più»: ossia dell’eccellenza raggiunta attraverso la ricerca dell’essenzialità. Sono questi i princìpi che sembrano aver guidato la maturazione del centravanti bianconero tra la sua prima esperienza juventina, dal 2014 al 2016, e quella iniziata a settembre.

Essenzialità

Quattro anni e tre figli in più rispetto a quando lasciò Torino, altre quattro stagioni giocate in club di grandissimo livello come Real Madrid, Chelsea e Atletico Madrid, è naturale che lo spagnolo oggi sia diverso da allora, come uomo e come giocatore. Nessuno, d’altra parte, a 28 anni è uguale a quando ne aveva 24 e nessuno, diventato padre, è uguale a prima. Sul campo la crescita di Morata è stata all’insegna dell’essenzialità e dell’efficacia. Nel suo gioco ha ridotto la quantità, pur rimanendo un attaccante assolutamente partecipe e attivo nella manovra della sua squadra, ed ha aumentato la qualità. Un cambiamento frutto dell’intelligenza che gli ha permesso di apprendere dall’esperienza e aumentare la sua conoscenza del gioco, sfruttandola per ottimizzare sforzi e movimenti. Un cambiamento dovuto anche a un’interpretazione diversa del ruolo, rispetto alla prima esperienza juventina. Interpretazione diversa a sua volta resa possibile da quel cambiamento, in un circolo virtuoso. [...]

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