Boniperti, la Bandiera che non verrà mai ammainata

Boniperti, la Bandiera che non verrà mai ammainata© Marco Canoniero

C’è una frase che dice tutto di Boniperti e della Juve. La pronunciò l’interessato nell’ultima intervista rilasciata tre anni fa, a Marina Salvetti e a Guido Vaciago per Tuttosport, in occasione dei suoi novant’anni: «La Juve non è nel mio cuore, la Juve è il mio cuore». Niente è più nobile, niente è più pregevole della fedeltà: il signore di Barengo ha messo in pratica il principio ciceroniano per tutta la sua esistenza. Settantacinque anni vissuti con la stessa maglia quale seconda pelle: da settimino - come scrisse Carlin su queste colonne dopo averlo visto segnare sette gol nella partita che gli schiuse le porte bianconere - a campione, capitano, presidente, presidentissimo, uno dei rari dirigenti cui si debba l’alterato superlativo assoluto, legittimamente aborrito dalla Crusca in altri frangenti. Il calcio vero, appassionato e valoroso di Boniperti, ha poco o nulla da spartire con il calcio business del terzo millennio, infarcito di debiti e plusvalenze, mercanti e figuranti, superleghe e superfiaschi, giocatori che indossano la terza maglia diversa anche nella stessa stagione, naturalmente dopo avere baciato le due precedenti. Boniperti no.

Boniperti è la Bandiera che non verrà mai ammainata e che la Juve e i suoi tifosi non ammaineranno mai, al tempo in cui le bandiere non esistono più e, in molti casi, c’è chi s’è venduto pure il pennone. L’ondata di emozione sollevata dalla sua scomparsa ha toccato anche quelli che non l’avevano conosciuto, direttamente o indirettamente e quelli che, per motivi anagrafici, non erano stati testimoni della sua straordinaria epopea, bianconera e azzurra. Boniperti ha incarnato la quintessenza dello spirito juventino, nella forma e nella sostanza. Nell’epoca in cui pullulavano i mecenati o presunti tali, egli è stato l’antesignano del presidente manager, il braccio destro e anche il braccio sinistro dell’Avvocato. Si era ritirato a nemmeno 33 anni, nel ‘61, senza dirlo a nessuno tranne alla moglie Rosi e al fratello Gino, regalando gli scarpini al magazziniere Crova. Platini, uno dei fuoriclasse da Boniperti vestiti di bianconero, come Scirea, come Del Piero, lo imitò nell’87. Aveva trentadue anni. Ha detto Michel: «Giampiero era indistruttibile e sicuro di sé, sapeva tutto. Era la Juventus, soprattutto la sua Juventus. Era l’uomo azienda e cercava di avere in squadra solo vincenti. Non aveva simpatie o empatie: se si rendeva conto che giocatori, anche grandi, non erano più utili, nonostante la loro leggenda non si faceva scrupoli. Ha fatto benissimo il suo lavoro poiché conosceva bene il calcio, dal calcio veniva, era la persona giusta al posto giusto, scelto dalla famiglia Agnelli. La Juve era nel suo cuore, ma forse era il suo cuore». Senza forse.

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