Arthur, ecco perché: tutta la verità sull'operazione

Il dottor Tencone: "Inutile operare a giugno: la calcificazione si sarebbe probabilmente riformata"
Arthur, ecco perché: tutta la verità sull'operazione© Marco Canoniero/sync

TORINO - La vera verità è che - una volta saputo dell’intervento di Arthur, di fatto in concomitanza con l’inizio del ritiro bianconero - il domandone da 100 milioni di dollari se lo sono posti praticamente tutti: ma non poteva farsi operare a fine stagione e iniziare a lavorare per il recupero durante le vacanze, anzichè andare sotto i ferri a metà luglio e buttare via i primi 2-3 mesi di campionato? La risposta è molto semplice: no. Non poteva. O meglio, avrebbe potuto, ma non avrebbe avuto molto senso. Il perché ce lo spiega il dottor Fabrizio Tencone, uno dei più esperti traumatologi dello sport: direttore di Isokinetic Torino, già medico e responsabile del settore medico della Juventus.

Ma andiamo per gradi e cominciamo analizzando esattamente il tipo di infortunio e problema in questione, che attanaglia Arthur ormai dallo scorso febbraio: una calcificazione della membrana tra tibia e perone. «Quando c’è una contusione muscolare si forma un po’ di ematoma. Nel 99 per cento dei casi l’ematoma si riassorbe, in qualche caso invece questo non succede completamente oppure si verificano delle complicazioni. Le complicazioni più frequenti sono la formazione di una ciste, di una calcificazione oppure di una trasformazione in osso: una miosite. Nel caso di Arthur, appunto, si è formata una calcificazione in un posto un po’ atipico: la membrana tra il perone e la tibia. Ecco perché il giocatore ha iniziato ad avvertire dolore. Il problema sostanziale, in questi casi, è proprio questo: il dolore. Se un atleta non ne sentisse potrebbe anche giocare, perché la calcificazione non rappresenta una complicanza».

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