Allegri: dai polli al corto muso, la top ten delle sue dichiarazioni

La filosofia del nuovo tecnico bianconero nelle sue dichiarazioni più famose degli ultimi anni
Allegri: dai polli al corto muso, la top ten delle sue dichiarazioni© Juventus FC via Getty Images

Halma...

«Quando sento gente che dice che bisognerebbe lavorare 24 ore al giorno penso: poi ti si fonde il cervello, ti scoppia la testa e non hai ottenuto un bel niente».

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Intelligenza

«Arrivare alla Juventus che aveva vinto tre scudetti giocando in un certo modo e pensare di stravolgere tutto, togliendo certezze per imporre le miei idee sarebbe stato da persona poco intelligente. E ritenendomi una persona discretamente intelligente... Poi con il passare del tempo e delle situazioni sono passato alle mie idee, conservando comunque quello che era stato costruito».

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Giocatori e polli

«Bisogna tornare a lavorare di più sui singoli e meno sulla tattica e sugli schemi. Oggi ci sono molti giocatori che sono polli da allevamento e questo non è un bene per il calcio. Bisogna abituare i giovani a pensare, ad avere ambizioni, senza togliergli creatività e inventiva».

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Molto semplice

«Il calcio è molto semplice: bisogna fare due cose, la fase offensiva e quella difensiva, e bisogna farle bene tutte e due. Quando non attacchi al massimo non è certamente una vergogna, anzi... fare una bella fase difensiva vale come lavorare al meglio sulla fase offensiva, perché l'obiettivo finale è il risultato e ci si può arrivare in qualsiasi modo. Lo spettacolo è al circo: noi dobbiamo vincere le partite e fare i tre punti».

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Gli scienziati

«Lo vogliono fare passare per scienza, invece non c'è un cavolo di niente di scientifico. È uno spettacolo, e lo spettacolo lo fanno gli artisti. Qui vogliono spoetizzare il calcio, soffocare la creatività: è questo l'errore più grande che stiamo facendo. Se togli la poesia, allora tanta vale giocarsela al computer».

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La Juve

«I grandi allenatori e i campioni cambiano, la società è quella che conta. Il tifoso non deve pensare ad Allegri, è la Juve che devono amare. E qui c'è una società con una struttura forte, che vince da anni e continuerà a farlo. Senza un club che ti protegge e ti aiuta a lavorare in serenità, i risultati non arriveranno mai. Non si vive dei limiti del passato».

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Arbitri

«Alla fine, tutto è molto semplice: bisogna avere giocatori bravi e sapere passarsi la palla. Quando a fine partita sento parlare di arbitri, numeri e schemi sorrido: si focalizza l'attenzione troppo poco sulle grandi giocate, su una parata di Buffon o su un lancio di Pirlo».

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Insegnare

«A me piace insegnare. Alla fine dell'anno mi piace vedere dei giocatori che sono migliorati, per me è una soddisfazione enorme. Nel momento in cui smetto di sentire questa magia, non ha più senso che alleni».

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Falli

«Il lunedì mattina mi arrivano dei pacchi di roba così, tutti i numeri possibili e immaginabili estratti dalla partita della domenica. Io non li leggo nemmeno, guardo soltanto il numero dei falli fatti e subiti e i duelli aerei vinti e persi. Fine. Non guardo altro. Perché se fai fallo, vuol dire che sei vicino alla palla, e dov'è che si difende, nel calcio? Vicino alla palla. Se metti undici giocatori attaccati l'uno all'altro sulla linea di porta, non la coprono tutta. Se fai fallo, vuol dire che sei vicino alla palla, e se sei vicino alla palla vuol dire che stai difendendo».

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Corto muso

«Sei intenditori di ippica? Nelle corse dei cavalli basta mettere il muretto davanti. Non c'è bisogno di vincere di 100 metri. Fotografia: corto muso. Quello che perde di corto muso arriva secondo, quello che ha vinto di corto muso arriva primo. Poi non è che scrivono: ha vinto di cento, trenta... Ha vinto. Basta».

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Halma...

«Quando sento gente che dice che bisognerebbe lavorare 24 ore al giorno penso: poi ti si fonde il cervello, ti scoppia la testa e non hai ottenuto un bel niente».

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