Non è una questione di nostalgia del quadriennio che gli ha cambiato la vita: con tutto il rispetto per Metz, Lione, Roma e Barcellona, non esiste un termine di paragone con le 7 Coppe vinte con la Juventus. È, piuttosto, un problema di esigenze comuni: Miralem Pjanic e la sua faccia triste da quando indossa - in panchina - la maglia blaugrana, il club bianconero che coltiva la speranza di far tornare il mago dei calci di punizione (e di mille altri incantesimi), Massimiliano Allegri che conosce il bosniaco a memoria e ne parla in pubblico.
Pjanic ancora in panchina con il Barcellona: la Juve può approfittarne
Come l’altra sera a Monza, quando Max ha elogiato la regia sui generis di Aaron Ramsey, ma in vista del Gamper di domenica...: "Saluterò Miralem che per quattro anni mi ha regalato grandi vittorie. Però lui è del Barcellona e noi di bravi ne abbiamo". O come nel giorno della prima conferenza stampa: "Vedremo se arriverà uno bravo nel tirare le punizioni da vicino". Di piede destro, s’intende. Ecco perché non ci sarebbe da stupirsi se le strade di Pjanic e della Juventus dovessero ancora intrecciarsi. Ma alle giuste condizioni, difficilmente slegate dall’intesa di un anno fa quando Mire e il brasiliano Arthur furono scambiati con valutazioni monstre dei cartellini. Alla Continassa l’idea del prestito non è mai dispiaciuta, al Barcellona vige la politica del risparmio sugli ingaggi, a maggior ragione dei giocatori in esubero. Il bosniaco guadagna 7,5 milioni più bonus e con Ronald Koeman non ha feeling: anche l’amichevole di sabato con lo Stoccarda è stata un’opportunità che il tecnico olandese ha colto per rinnovare l’abbonamento del suo dipendente indesiderato alla panchina.
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