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TORINO - Quello che si deve andare a vedere non è tanto il gol (preziosissimo) del 2-2 quanto, piuttosto, il modo in cui è stato costruito. Perché è l’azione che dice tantissimo di ciò che è Federico Chiesa e di quello che può dare alla Juventus. Tutto nasce quando vede Daniele Verde salvare (per sua sfortuna) una palla che sarebbe finita in angolo: l’esterno della Juventus non lo perde di vista, lo aggredisce, gli scippa il pallone e si invola verso l’area. Qui la preziosa presenza fisica di Alvaro Morata crea scompiglio tra lo Spezia, mentre il numero 22 si infila su una respinta, beffa Dimitris Nikolau con un tunnel e deposita in rete per il pareggio, poi trasformato nella prima preziosa vittoria bianconera in campionato da Matthijs de Ligt. [...]
Chiesa, un talento da educare
[...] Questo perché Allegri ritiene il numero 22 l’uomo su cui puntare, quello che può fare la differenza. Ne apprezza le qualità tecniche, fatte della capacità di puntare l’uomo nell’uno contro uno e della ricerca della porta senza paura alcuna. Apprezza quelle caratteriali, fatte di una cattiveria che non conosce pause. Vuole però che Chiesa capisca che queste qualità possono e devono essere arricchite, per una crescita sua e, conseguentemente, della squadra. Per questo gli chiede di non perdersi con troppi “strappi” che, alla fine, rischiano di togliere il fiato prima del tempo. Come, al tempo stesso, gli chiede di saper leggere la partita, ovvero capire quando sia il momento di gestire il pallone e non di partire in verticale: per dare il tempo alla squadra di gestire il gioco e per impedire le possibili ripartenze altrui. E l’altra sera, a La Spezia, una prima risposta è arrivata.
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