Juve, tutto su Vlahovic: "In campo sono arrogante, questione di vita o morte"

Appunti sul nuovo bomber della Juve: dalla Coppa Italia Primavera vinta contro il Torino a prendere "posizione come Shaquille O'Neal"
Juve, tutto su Vlahovic: "In campo sono arrogante, questione di vita o morte"

TORINO - Rilette così, dopo averle riascoltate senza pensare al fresco cambio di casacca, le confessioni di Dusan Vlahovic a Dazn fanno ancora rumore. E magari possono risultare come un utile vademecum in vista della presa di contatto di domattina, quando il ragazzotto orgogliosamente serbo e tifosissimo del Partizan ("Ma la Stella Rossa mi voleva eccome") parlerà allo Stadium. Il sunto del Vlahovic pensiero da bomber della Fiorentina.

Vlahovic: "Italiano mi diceva di mettermi sotto canestro come Shaq"

C’è molto del personaggio Dusan, del fanciullo che da Belgrado - dove aveva provato invano a portare avanti gli studi prima che i professori gli dicessero di smettere - sbarca a Firenze dove - parole sue - "Prandelli mi ha tirato fuori dalla...", della simpatica follia di un 22enne unico, del passato che servirà per il futuro. Come quando - sostiene Vlahovic - "Italiano mi diceva: “Mettiti sotto canestro come Shaquille O’Neal”. Intendeva la posizione precisa per proteggere il pallone". Allegri, magari, dall’alto del suo feeling con il basket sfrutterà il lavoro del tecnico viola. E poi occhio ai precedenti di Vlahovic contro il Torino, in quello che sarà presto il suo derby. Manca poco, appuntamento al 18 febbraio.

Il cucchiaio al Toro e il cuore balcanico

«Io sono sempre sincero e, come tutti coloro che vengono dai Balcani, agisco più con il cuore che con il cervello. Se vivi la vita senza prenderti un minimo di rischi non ne vale la pena. Ci sono tanti esempi di persone che hanno rischiato. Come il cucchiaio di Totti contro l’Olanda: quel gesto rimane per sempre. Il mio primo cucchiaio a Firenze? Finale di Coppa Italia Primavera, vincemmo 2-0 all’andata e il mio rigore fece discutere. I giocatori del Torino parlarono non di partita rubata, ma... Allora dissi ai miei compagni: “Se ci sarà un altro rigore lo calcerò con il cucchiaio, poi loro possono piangere fino a domani, noi portiamo la Coppa a casa…”. Andò così: io segnai e tutti mi dissero che ero stato un pazzo. Sì, è vero, sono pazzo! Sono matto, ma non in senso cattivo. Non sto mai fermo, urlo, scherzo e rido sempre. Io arrogante? Sul campo sì, lì non conosco padri, madri o fratelli, non conosco nessuno. In campo per me è vita o morte. Devi avere tanta autostima e credere in te stesso, ma questa non si chiama arroganza».

Chiesa? Fede mostruoso. Esultavo come Ronaldo, grazie Ibra

«Mbappé è un campione, un fuoriclasse. Haaland è una macchina da gol, un robot: è più veloce di me, ma per il resto ce la giochiamo. Io non voglio parlare di me, devo solo allenarmi senza pensare ad altro. Chiesa? Fede è mostruoso, con lui c’è un rapporto bellissimo. Jovetic idolo, ma la sua maglia non ce l’ho. Da piccolo esultavo come Ronaldo perché mi gasava. Il mio idolo? Ibra mi piace per il carattere, la voglia di non mollare mai. Non si fa comandare da nessuno. E che giocate mostruose in campo! Quando perdemmo 3-2 a Firenze, dopo la partita decisi di andare in ciabatte a bussare allo spogliatoio di Ibra per chiedergli la maglia. Lui me la diede e con una dedica nella nostra lingua. Io gli dissi solo: “Grazie, grazie, grazie”.  Noi serbi siamo forti, abbiamo talento. Io ho cominciato con la pallacanestro, gioco anche a tennis e padel. Ma non ho mai pensato che sarebbe andata male con il calcio. Dopo le partite sono sempre l’ultimo a lasciare lo spogliatoio: tra doccia, telefonino e terapia del freddo, esco due ore e mezza dopo...»

 

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