Vlahovic, i valori aggiunti di testa e umiltà

Dusan Vlahovic (Juventus) - 87.6 milioni© www.imagephotoagency.it

C’è Vlahovic, giocatore dall’agonismo prepotente. E c’è Dusan, ragazzo con una testa che viaggia anche più veloce delle sue gambe. L’unione di queste due anime porta inevitabilmente a un campione, perché le qualità tecniche del serbo verranno, nel tempo, moltiplicate dalla sua testa. Non siamo i primi a scoprirlo, perché chiunque l’abbia conosciuto o allenato vi parlerà sempre prima del suo cervello che del suo sinistro; ma un pomeriggio al Salone del libro con Dusan Vlahovic è la conferma. Con lui la Juventus ha ingaggiato un grande centravanti e un grande uomo. Ha ingaggiato Vlahovic, che segnerà tanto, e si è trovata anche Dusan, che ragiona da juventino nato.

Perché sarà che siamo abituati male da giocatori un po’ banalotti, ma Vlahovic ieri è parso di un altro livello, quando alla domanda: «Le pressioni della Juve sono pesanti?», ha risposto: «Le pressioni sono altre. Sono quelle di chi ha una famiglia, lavora duramente e non sa se riuscirà ad arrivare a fine mese. Quelle sono pressioni. Io gioco a pallone, mi diverto e il mio compito è cercare di rendere felici le persone che guardano le nostre partite. Queste non sono pressioni». Giù il cappello. Anche per l’italiano, fluente e ricco, per il quale si schermisce: «Devo migliorarlo, mi sembra il minimo di educazione nei confronti di un Paese che mi ha accolto e dei tifosi che mi dimostrano sempre il loro affetto». Rigiù il cappello.

È un ragazzo orgoglioso e umile, due aggettivi che non vanno sempre insieme, ma Vlahovic ha un carattere sufficientemente quadrato per sposare i due elementi. Vorrà sempre vincere, vorrà sempre prevalere sull’avversario e non si darà mai pace se non ha dato tutto quello che aveva, in allenamento prima e in campo dopo. Ma nello stesso tempo non sarà mai appagato da un gol, una vittoria o un trionfo: resterà con i piedi per terra, consapevole fin da ora che il percorso è lungo, ma soprattutto forte di una consapevolezza importante per un ventiduenne: «Non voglio avere rimpianti quando arriverò a fine carriera, sapere che potevo fare di più e non averlo fatto». È una nozione preziosa perché separa chi spreca il suo talento e chi lo massimizza. Bravo Dusan.

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