“Dusan, basta palestra!”: l’anticipazione del libro su Vlahovic in edicola

Sulle pagine del libro scritto dal direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, i racconti di Alberto Marangon, uno dei più esperti dirigenti sportivi italiani
“Dusan, basta palestra!”: l’anticipazione del libro su Vlahovic in edicola

Dal libro “Vlahovic, è solo l’inizio” di Guido Vaciago da oggi in edicola con Tuttosport 
Alberto Marangon lo aveva capito dal primo giorno che Dusan Vlahovic ha una testa diversa. Marangon è uno dei più esperti dirigenti sportivi italiani: collaboratore fidatissimo di Beppe Marotta al Venezia prima e alla Sampdoria poi, quando Vlahovic sbarca a Firenze, è il team manager della Fiorentina. E riceve una telefonata da Panteleo Corvino: «Ti affido un ragazzo, Alberto, mi raccomando curalo bene, perché questo secondo me è un fenomeno, quindi fai in modo di non fargli mancare mai nulla». Trattamento speciale, insomma. Marangon ricorda: «In realtà, è mia abitudine lavorare così con tutti. Ma quelle parole di Corvino mi avevano incuriosito un poco. Il direttore non era solito esprimersi in modo così netto su un giocatore, quindi quando conobbi Vlahovic iniziai subito a studiarlo per bene, volevo capire se c’era qualcosa di così differente in lui.... ...Ricordo quel fine gennaio del 2018, gli fece fare le visite mediche a Milano. Corvino mi chiamò per informarmi che sarebbe arrivato questo ragazzino di diciassette anni e mi chiese di seguirlo soprattutto nella prima fase del suo arrivo in Italia, anche perché quando arriva uno straniero l’ambientamento è sempre un po’ più complesso, perché cambiano lingua, abitudini e anche la cucina. Poi se si tratta di un giovane è anche più complicato. E mi ricordo bene che Corvino aggiunse: attenzione che questo è un fenomeno.... ......E poi ricordo la mole. Era un ragazzo, certo, ma era enorme. Un gigante con il visino pulito di un adolescente. Il contrasto era quasi comico, perché il fisico era possente, da uomo, e poi aveva un po’ di acne giovanile da liceale. Ma quello che mi ha colpito maggiormente sono stati gli occhi, perché aveva lo sguardo di uno che sapeva esattamente dove voleva arrivare.... .

...Fin dai primi giorni si vedeva la sua voglia di migliorare. Certamente gli ha dato una mano la presenza di Milenkovic, serbo come lui e anche un po’ più grande di lui. Ma quello che mi ha colpito è stato il fatto che l’ho sempre visto arrivare per primo all’allenamento e andarsene per ultimo, molto dopo gli altri, con un supplemento di lavoro in palestra. Ritiene fondamentale la cura del suo strumento di lavoro, cioè il suo fisico: non è solo una questione di forza di volontà, ma di consapevolezza, di comprensione di quanto sia importante il lavoro per migliorarsi. E Dusan vuole migliorarsi sempre. Il piano degli allenamenti della giornata tipo alla Fiorentina prevedeva generalmente una seduta al mattino poi il pranzo obbligatorio al centro sportivo. Terminata la sessione verso mezzogiorno, davamo spazio a tutti fino alle 14.30 per terapie o massaggi, ma poi dopo una certa ora gli addetti alla cucina volevano andare a casa. Quindi a me toccava sempre andare a recuperare Vlahovic in palestra. E dovevo minacciarlo di fargli saltare il pranzo! Ovviamente non era in palestra a cazzeggiare, ma a lavorare seriamente sul potenziamento o sugli aspetti posturali. Sempre, ogni giorno.... .....Un altro dei comportamenti da grande professionista che colpivano in un ragazzino di diciotto anni era lo studio degli avversari. Si guardava video, chiedeva informazioni a tutti: voleva essere perfettamente consapevole di chi andava a incontrare, capire le caratteristiche o gli eventuali punti deboli.

A differenza di tanti altri non si lamentava mai quando, dopo una settimana di allenamenti con la prima squadra, nel weekend finiva a giocare con la Primavera. Qualcuno la viva come una bocciatura, lui l’ha sempre vissuta come una fase di crescita e non come qualcosa che sminuiva il suo status. E in Primavera faceva sfracelli perché ci andava con la testa giusta. Grandissima professionalità e un fisico bestiale per la categoria. L’unico colpo di testa di Vlahovic? Nel 2020 si presentò agli allenamenti con una Ferrari. Una Ferrari color carta da zucchero! Una pacchianata pazzesca. Non era da lui! Lui così rigido e impostato su una Ferrari da tamarro: una roba pazzesca! Allora sono andato lì e ho detto: “Oh, ma allora sei giovane, finalmente hai fatto una cavolata da ventenne!”. Tutti l’hanno massacrato per quella macchina. Lui dopo una settimana l’ha portata indietro. Gli ho chiesto: “L’hai rivenduta?” E lui mi ha risposto: “Ma mica l’avevo comprata, l’avevo solo presa a noleggio”. Così ho sospirato: neanche le cavolate le riesci a fare come un ragazzo, pure lì ci metti un po’ di testa. Sì, perché nella mia carriera ne ho visti tanti che se la sono comprata, la Ferrari, a vent’anni. E quasi nessuno, per la cronaca, è arrivato ad alti livelli».

 

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