Vlahovic: "Io nella storia Juve: lavoro per questo!"

"Ogni calciatore ha in testa l’obiettivo di vincere, fin da bimbo: darò tutto per questa maglia"
Vlahovic: "Io nella storia Juve: lavoro per questo!"© Juventus FC via Getty Images

DALLAS - A un certo punto, mentre Dusan Vlahovic chiacchiera con i giornalisti, passa Juan Cuadrado. Dusan lo scruta con l'occhio furbetto. «Stranamente Juan è molto calmo in questo ritiro, anche se non so cosa succederà: starà sicuramente studiando qualcosa... Bisogna stare attenti. Ma anche lui stia attento! Perché da quella prima volta lì, ho deciso che neanche lui può stare tranquillo. Figuratevi: un giorno mi sparisce il telefono e i compagni subito mi dicono: "sarà stato Cuadrado". Lui nega. Evabbè. Io penso che prima o poi me l'avrebbe ridato questo benedetto telefonino... Invece no, ci ha messo un giorno e mezzo per farmelo trovare al ristorante!!! Poi, più avanti, gli ho fatto capire io cosa vuol dire quando ti fanno sparire il telefono». Eccoli qua gli scherzetti da Juventus dietro le quinte. Raccontati da un Vlahovic come al solito di una infinita gentilezza e disponibilità (chiedere ai tifosi in cerca di autografi appostati all'hotel Crescent Court di Dallas, per credere). Ti stupisce per quella semplicità e quel legame con i valori più genuini della vita che traspaiono pur parlando di gol, di assist e di obiettivi scudetto.

Juve-Barcellona, Vlahovic a riposo

Juve, la carica di Vlahovic

Vlahovic, il tecnico Massimiliano Allegri le chiede più di 30 gol ma senza diventare capocannoniere perché statisticamente lo scudetto non lo vince, il re dei bomber.

«Speriamo che quest’anno possa essere la prima volta dopo tanto tempo! Comunque è più importante che la Juve vinca, poi gli obiettivi personali arrivano di conseguenza».

Cosa si regala se fa 30 gol?

«Niente. Per me sarebbe già una soddisfazione fare tanti gol e aiutare a vincere la Juve: questo sarebbe il regalo più grande e più importante».

Perché ha scelto la Juventus? All'estero avrebbe guadagnato anche di più.

«La Juve è una società gloriosa: non era difficile scegliere. Io sono per il “non mollare mai”, combattere sempre, spingersi fino alla fine. È anche la filosofia della Juve. E poi sappiamo tutti cosa significa Juve in Italia: per me è un onore essere qui».

C'è un momento in cui la Juve è entrata nella sua vita?

«In Serbia si seguiva tanto il calcio italiano. Quando la Serie A aveva gli anni d'oro si parlava soprattutto della Juve perché è una squadra che vinceva sempre. E anche a me faceva effetto questa cosa. Perché nella storia ci si ricorda solo dei vincitori e questa cosa mi è rimasta un po’».

Anche lei sta entrando nella storia della Juventus.

«Penso che per questo abbiamo tutti iniziato a giocare a calcio. Tutti noi da bambini avevamo il pensiero in testa di giocare e vincere. Tutti ci spingiamo oltre ai nostri limiti per ottenere le vittorie: darò tutto per entrare nella storia della Juve visto i giocatori che sono stati qui».

Che effetto ha avuto Pogba sull'ambiente? Pogba che peraltro le ha dato un soprannome: Dudu.

«Io non lo conoscevo, l'avevo visto solo in tv. Penso che il soprannome gli sia venuto spontaneo, per me va bene! Sulla squadra ha avuto un grande impatto: è un campione del Mondo, ha vinto alla Juventus, ha vinto anche l'Europa League col Manchester. È un piacere averlo qui con noi».

Per un attaccante una delle notizie più belle che si possano avere è "abbiamo comprato Di Maria". Lei cosa ha pensato quando lo ha saputo?

«Ho pensato subito alla speranza di fare insieme tanti gol e tanti assist. È la prima cosa che mi è venuta in mente. È uno degli esterni più forti degli ultimi 20 anni: ovunque è andato ha fatto benissimo. Mi fa piacere essere in una squadra con tutti questi campioni: quando ero un po’ più giovane li vedevo in tv, ora posso giocarci insieme... Ora lavoreremo per capirci, ma credo che per lui non sarà difficile. Visto che ha giocato con grandissimi attaccanti, io gli chiederò come devo muovermi e se è più facile per lui trovarmi in questa maniera o in un’altra, ci metteremo d'accordo e spero che faremo bene».

Che voto darebbe ai suoi primi sei mesi alla Juve? In cosa potrebbe migliorare?

«Posso migliorare in tutto, sto lavorando per crescere. Anche a 35 anni si può migliorare, figuriamoci a 22. Sono arrivato a metà stagione in una squadra nuova, in una società così forte: sicuramente avevo bisogno di un po’ di tempo per ambientarmi. Sicuramente potevo fare meglio, non sono soddisfatto visto che abbiamo perso una finale. Ci siamo qualificati alla Champions, però potevo e potevamo fare di più. Ora lavoriamo duro per vincere tutto il possibile nella prossima stagione».

Lei lavora molto anche fuori dal campo: la cura del corpo, la dieta sana, il riposo.

«Penso che siamo arrivati in una era dello sport in cui ogni dettaglio è importantissimo. Io mi prendo cura di me, mi prendo cura dei dettagli. Io vivo il calcio 24 ore al giorno, sette giorni a settimana. Questa è l'unica cosa a cui devo pensare. Riposare, mangiare bene, lavorare anche dopo l'allenamento in campo e in palestra, anche quando vado a casa. Voglio fare tutto il possibile per stare sempre al 100 per cento. Quando non mi alleno, non ho grandi passioni: io sono un po’ così. Semplice. Quando finisco l'attività tra allenamento, post allenamento e recupero mi piace fare una dormita di un’ora e mezza nel pomeriggio. Poi niente: guardo le partite, faccio la cena, vado a dormire. Sto tranquillo: non ho niente di particolare. Io credo che noi calciatori abbiamo 20-25 anni di carriera: quindi è giusto dedicarcisi completamente, poi dopo ci sarà tempo per pensare al resto».

Lei ha vissuto un finale di stagione e un’estate particolari, alle prese con qualche fastidio fisico.

«Non mi piace trovare alibi. Se sono uscito in campo, è perché ero pronto a giocare. Però questo problema me lo sto portando dietro da tanto tempo. Alla fine della stagione volevo recuperare al meglio possibile visto che ho anche dovuto rifiutare la Nazionale, e questa è una cosa che mi spiace molto. Ma quest'estate mi sono dedicato solo a lavorare per recuperare. Ho iniziato un percorso per essere pronto al 100 per cento per questa stagione. Ora sto finendo questo percorso: mi sento bene e sarò a breve al 100 per cento».

Bonucci dice che lei può diventare uno dei 5 attaccanti più forti del mondo, ma che deve imparare a gestire meglio i momenti no, le partite senza gol.

«Leo ha ragione. Ci sto lavorando. Essendo giovane, ho una voglia di fare enorme. Devo trovare un equilibrio. Io ho sempre voglia di fare gol. Se segno sono tranquillo, altrimenti la vivo come la fine del mondo».

Lo notiamo anche dalle sfide che fa con Allegri, quanta voglia ha di vincere sempre e comunque.

«Con il mister li facciamo sempre questi duelli. Sono contento perché vinco sempre io...»

Senza Koulibaly, De Ligt e forse Skriniar sarà più facile per voi attaccanti?

«Sicuramente sono giocatori fortissimi. Se sarà più facile non lo so: io mi preparo per ogni partita come se fosse una montagna russa...».

Tra Firenze e Torino cos’ha capito dell'Italia?

«Ne parlavo proprio pochi giorni fa con i compagni. A vivere in Italia e giocare qui abbiamo una grande fortuna. Sono innamorato di questo Paese».

In Serbia lei e Djokovic siete molto considerati, siete dei punti di riferimento.

«Io non mi considero un punto di riferimento perché c'è ancora tanto da fare, Djokovic è invece un punto di riferimento per tutti noi. È un piacere essere un suo connazionale: spero che possa vincere altri trofei e raggiungere tutti i suoi obiettivi. Non lo conosco direttamente, ma ci siamo sentiti un po’ di volte. Mi ha fatto i complimenti quando sono arrivato alla Juventus. La sua forza mentale è un modello, il modo in cui si allena. Se venisse a trovarci per qualche scambio, sarebbe un grandissimo piacere...».

Cosa vuol dire per un giovane ritrovarsi quasi all'improvviso famoso, ricco, con tanti soldi da gestire?

«Improvvisamente ti trovi tanta gente intorno che non conosci. Chi prima non ti considerava ora vuole essere tuo amico. Ma io ho una famiglia che è molto unita, che mi ha insegnato i valori veri. Penso che solo mantenendo i piedi per terra e la testa sulle spalle puoi continuare. Ci sono tante pressioni, tanto denaro, tante possibilità.... Anche noi dobbiamo essere consapevoli e capire cosa possiamo e cosa non possiamo fare. Tanta gente si è persa in tutto questo e io ho un solo obiettivo fisso: a me interessa il campo, a tutto il resto non penso. Bado solo a far bene quando gioco e a mantenere felice la mia famiglia».

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