INVIATO A LOS ANGELES - Di buono c'è che quella bianconera è una conquista dell'America pacifica. Anzi, esaltante. Per chi la fa, e per chi la vive “in loco”. Era un obiettivo del club, ormai da tempo, quello di lavorare per arrivare ad assumere uno status “globale”. Un “gol” che evidentemente ha influito su una serie di scelte: ad esempio quella di tornare in America, negli Stati Uniti appena è stato possibile ricominciare a fare tour fuori dall'Italia. «Dopo tanti investimenti sul digitale, era logico andare a lavorare anche sulla presenza»: una delle linee guida. Ed effettivamente bisogna ammettere che sul digital è stato fatto davvero tanto in questi anni di pandemia se si pensa che la Juventus è il primo brand italiano come seguito social WorldWide, davanti a iconici brands di altre industries come Gucci, Ferrari, Lamborghini. Nello specifico, la Juventus vanta su Instagram 53.995.171 di “seguaci”, su Facebook 44.189.558, su Twitter 14.456.569, su Sina Weibo 3.283.000.

Il sogno americano della Juve
E si confida che questo tour contribuisca ad alzare ulteriormente l'asticella visto che per l'occasione il club ha previsto di attivare sei-sette collaborazioni con importanti realtà americane con l'obiettivo di trasformarle in collaborazioni strategiche di lungo termine. Un dato emblematico: gli Stati Uniti rappresentano il secondo Paese più rilevante (views, watch time, revenue) su Youtube (Juventus). Ma fin qui, dicevamo, siamo all'aspetto più “virtuale”. Anche dal punto di vista più “carnale” spiccano dati incoraggianti. Ad esempio i circa 90 mila biglietti venduti dagli organizzatori per queste prime due partite made in Usa della Juventus (a Las Vegas 31.261, a Dallas 58.127). E verosimilmente anche il gran finale a Los Angeles - città ispanica, ricca i di italoamericani - sarà un successone. Chiacchierando con tassisti o con i tifosi che si recano allo stadio, si capisce quanto sia forte e radicato un legame che fonda le sue origini magari ai tempi di Baggio, di Del Piero o - per i più giovani - di Buffon.

Juve, tifosi da tutto il mondo
Tantissimi sono i tifosi della Juventus giunti alle partite dal Messico, dalla Colombia, dall'Argentina. Molti di loro, peraltro, spiegano che ora è Angel Di Maria il loro idolo. C’è chi ne possiede la maglia dell’Argentina o già della Juventus, chi addirittura ha cancellato il nome “Ronaldo” che aveva sulla schiena e scritto a pennarello “Angel”. Così come invece ci sono i veri nostalgici che indossano la maglietta dedicata a Baggio, a Zidane, a Del Piero. Tornando ai contemporanei, ad andare per la maggiore sono Paul Pogba (da molti già seguito quando giocava nel Manchester United, soprattutto) e Leonardo Bonucci, che ha conquistato la ribalta Oltreoceanica vincendo la scorsa estate gli Europei. O con le sue presenze in Champions League. La Serie A deve ancora entrare nelle abitudini degli americani, ma le grandi sfide tra big internazionali lasciano il segno. Sempre di più. Molti altri spiegano di avere figli che sognano di diventare loro stessi, un giorno, calciatori bianconeri. E anche in questo senso, torna forte il legame con il territorio visto che in Centro e Sudamerica ci sono quattro Nazioni che ospitano Juventus Academies (Brasile, Cile, Colombia, Guatemala), mentre negli Stati Uniti si contano ben 11 città (San Francisco, San Antonio, Jacksonville, Boston, Houston, Toronto, Los Angeles, New York City, St Louis, Miami, Washington).
