Cabrini: “La Juve rimane la super favorita. Ma se mi chiamasse la Federazione…”

L’ex bianconero e ct dell’Italia femminile: “Montemurro mi piace, il club ora ha una dimensione da Champions. L’Europeo è stato fallimentare”
Cabrini: “La Juve rimane la super favorita. Ma se mi chiamasse la Federazione…”© ANSA

TORINO -  Mancano esattamente tre settimane. E poi il fischio d’inizio di Como-Juventus, sabato 27 agosto alle 20.30, rappresenterà l’ingresso anche “sul campo” nell’era del professionismo per il calcio femminile italiano. Un momento storico, un traguardo tagliato, ma un percorso ancora da affinare.

Antonio Cabrini, il calcio femminile italiano è pronto per questo nuovo inizio?

"È pronto innanzitutto perché sotto l’aspetto del lavoro e dell’organizzazione non cambierà molto rispetto agli ultimi anni, visto che molte società hanno già dimostrato di avere una mentalità professionistica. Stiamo parlando di un movimento che ha bisogno di continuare a crescere e le ragazze devono essere le prime ad avere la consapevolezza che questo passo, seppur fondamentale, non cambierà il mondo: perché è un passo che va gestito, sono ancora tante le cose da fare".

Per esempio?

"La gente deve capire che il calcio non verrà stravolto con il professionismo, e che una giocatrice che guadagnava 2.000 euro non ne guadagnerà 20.000. Inoltre, alcuni club saranno indubbiamente condizionati dall’aumento dei costi e dovranno quindi fare molta attenzione alla gestione delle spese".

Qual è il suo consiglio?

"Io credo che l’unica strada sia quella di creare il professionismo dalla base: per fare il bene del movimento le società, e intendo tutte le società professionistiche maschili, devono cominciare a lavorare internamente sul vivaio al femminile, perché è da lì che si può costruire un movimento importante. Nelle prime squadre, come detto, la mentalità professionistica c’è già, è quella sul settore giovanile la vera sfida".

Le piace la nuova formula del campionato, con una prima fase e poi la poule scudetto per le prime cinque e quella salvezza per le altre?

"Sicuramente è una formula più votata allo spettacolo, perché non ti obbliga a vincere il campionato nella regular season e quindi porta più squadre a competere più a lungo per il traguardo finale, oltre a rendere avvincenti anche tutte le partite che coinvolgono le squadre che dovranno evitare la retrocessione. Sarà, quindi, un campionato più “tirato” rispetto allo scorso anno e non nascondo che mi piacerebbe tanto vedere maggior equilibrio, credo sarebbe un importante contributo per la crescita di tutto il movimento".

A proposito di “scorso anno”, la Juventus resta la squadra da battere?

"La Juventus resta la squadra da battere e credo che anche le principali candidate a provare a rompere l’egemonia bianconera siano le solite: Roma, Sassuolo e Inter".

E in Europa? Dove possono arrivare le bianconere anche alla luce dei rinforzi di esperienza e qualità portati dal mercato?

"La società ha compiuto passi importanti per crescere in Europa, poi è chiaro che non esiste la bacchetta magica per vincere la Champions. Intanto, però, adesso questa squadra può giocarsela, a differenza di qualche anno fa. Esattamente come accade in campo maschile, dopo tanti anni in cui vinci in Italia, è normale “rompersi un po’ le scatole” e iniziare a puntare a qualcosa di più importante, per misurarsi contro realtà anche di rango superiore".

Da tecnico a tecnico, qual è il suo preferito della Serie A?

"Montemurro mi piace molto, anche Piovani: sono i due allenatori che hanno dato maggior impulso allo sviluppo del gioco di squadra. Anche la Roma nell’ultima stagione non mi è dispiaciuta, ma per gli elementi che aveva a disposizione poteva fare di più".

E la giovane su cui si sente di puntare?

"Serturini, l’esterno d’attacco della Roma, ha raggiunto una qualità importante e deve cominciare a essere in pianta stabile anche in Nazionale".

Ecco, a proposito: lei che su quella panchina è stato, come si spiega un Europeo come quello in Inghilterra?

"È stato fallimentare, questo è fuori discussione. E come ho sempre detto ciascuno deve prendersi le proprie responsabilità: bisogna imparare a dare il giusto significato a tutti i risultati, a quelli positivi e, come in questo caso, anche a quelli negativi".

Che cosa è mancato più di tutto?

"Il coraggio di cambiare qualcosa. Ci siamo presentati con un gruppo quasi interamente composto dalle stesse ragazze che avevano già partecipato all’ultimo Europeo: sono giocatrici che hanno fatto cose importanti, è vero, ma a un certo punto è necessario cambiare. Bisogna avere il coraggio di buttare nella mischia volti nuovi".

Al Mondiale in Australia e Nuova Zelanda manca un anno: c’è tempo?

"Sì, ma bisogna svegliarsi un attimo! Tenendo le ragazze “veterane” che danno determinate garanzie e inserendo forze fresche, che ci sono".

Le manca la panchina? Vorrebbe quella di un club?

"Il calcio femminile mi ha dato grandi soddisfazioni, penso per esempio a quei quarti di finale all’Europeo 2013. Certo che adesso, anche alla luce della crescita che porterà il professionismo, potrebbe essere interessante un discorso sia a livello di club, sia federale. Ma le cose devono essere chiare e ci deve essere un progetto ben preciso. In questo caso, io sono pronto".

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