Juve, più sfortuna che infortuni. Sono pochi però tutti ai titolari

Sono quattro i giocatori costretti allo stop tra cui Pogba e Di Maria, i colpi di mercato: l’analisi
Juve, più sfortuna che infortuni. Sono pochi però tutti ai titolari

TORINO - Giusto. La classifica dei punti, dopo una giornata, non dice nulla. Per capire trend e valori se non assoluti perlomeno relativi serve molto di più. Almeno dieci turni di campionato. Del resto tra la prima e l’ultima in graduatoria ora ci sono appena tre punti... In compenso c’è un altro tipo di classifica che può dare delle indicazioni. Ed è quella degli infortunati che le varie squadre hanno registrato dall’inizio dei ritiri. Comparando le squadre che puntano allo scudetto o comunque alle posizioni di vertice della Serie A, salta all’occhio un dato. Dopo un mese abbondante di lavoro, per esempio, svetta una particolarità: ovvero che al Napoli o sono bravissimi o sono molto fortunati. Da non escludere, a dire il vero, entrambe le due condizioni precedenti. Da quando gli azzurri si sono messi al lavoro con Spalletti, di fatto nessuno si è dovuto fermare per un ko fisico: l’unico che infatti è stato costretto a frequentare l’infermeria è il difensore Olivera che si era procurato una distorsione al ginocchio con la Nazionale dell’Uruguay.

Serie A, gli infortuni nei top club

Piuttosto bene anche la Roma, che conta appena due stop: quello di Zaniolo per un mal di schiena, comparso appena rientrato dalle vacanze quando in ballo c’era il contatto intenso e reiterato di mercato con la Juventus e quello di Zalewski per una leggera distorsione alla caviglia. Sull’altra sponda del Tevere quattro gli uomini costretti all’alt forzato (Pedro, Patric, Casale e Romangoli), ma tutti per una breve durata a causa di acciacchi che non hanno di fatto interrotto la loro preparazione. Diverso, invece, il discorso per le milanesi Inter e Milan e per la Juventus, che come si vedrà merita una riflessione a latere. Se per i rossoneri si contano 4 infortunati Pobega, Giroud, Tonali e Messias ma ad eccezione del primo che si è dovuto stoppare per due settimane gli altri tre se la sono cavata con molto meno, tra i nerazzurri sei i costretti ai box ma anche in questo caso tutti per infortuni con un breve stop ad eccezione di Mkhitaryan, che il 13 agosto si è fermato a causa di un risentimento ai flessori della coscia e così ne avrà in tutto per al massimo 20 giorni. Sino a qui, come si è potuto evincere, situazioni tutto sommato fisiologiche sia a livello di quantità che di qualità dei malanni: nella maggior parte dei casi affaticamenti muscolari che richiedono come prognosi una settimana di riposo.

Juve, tutti i ko: l’analisi

Ma come si diceva un discorso a parte merita la Juventus. Che a livello di infortuni è stata particolarmente sfortunata per un gioco di parole più che mai azzeccato. Anche a Torino siamo in media a livello di numero di calciatori obbligati a fermarsi per forze di causa maggiore. Quattro in tutto: Pogba, McKennie, Szczesny e Di Maria. Ma qui bisogna fare un distinguo e soprattutto una riflessione tanto banale quanto radicata nella realtà. La Juventus è stata bersagliata dalla iella. Due dei ko, infatti, sono stati di origine traumatico e per di più avvenuti non durante una partita, dove l’aspetto agonistico può portare i calciatori ad estremizzare le proprie performance, bensì in allenamento. E ci riferiamo a Pogba e McKennie, che si sono fatti male in due diverse sedute durante la tournée negli Stati Uniti rimediando la rottura del menisco esterno e la lussazione della spalla. Come se non bastasse, al ritorno, ecco la lesione all’adduttore per Szczesny, accusata dopo l’amichevole con l’Atletico Madrid e quindi quella che ha colpito Di Maria intorno alla metà del secondo tempo della prima in Serie A contro il Sassuolo. Bene, come si può capire, quattro su quattro titolari e come se non bastasse la metà di questo poker vede in primo piano i due supercolpi del mercato: il Polpo e Angel. Dunque è evidente come in questa fase d’avvio della stagione la Juventus abbia pagato dazio, e non poco, con la fortuna. Anche perché, come non bastasse, la situazione del francese è tenuta costantemente sotto attenta e severa preoccupazione in quanto il ragazzo non ha scelto di operarsi e quindi risolvere definitivamente il problema bensì ha sposato la terapia conservativa che non offre le stesse garanzie sulla durata della guarigione. Per rendere poi completa l’analisi occorre anche sottolineare che il poker di ko che ha riguardato la Juventus prevede tempi di recupero più lunghi rispetto a ciò che è capitato alla concorrenza: se McKennie ha bruciato le previsioni, per gli altri tre siamo a tre settimane, 5 per Pogba.

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