La Juve e Allegri riflettono: quante scelte discutibili

La prova di Genova apre interrogativi: la sfida a Mourinho sarà un esame
La Juve e Allegri riflettono: quante scelte discutibili© Roberto Garavaglia/ag. Aldo Liverani sas

TORINO - Il confronto tra dirigenza e staff tecnico sulla partita di Genova con la Sampdoria non poteva essere un corollario alla dialettica interna sulle operazioni di mercato da concretizzare. Ciò che non ha funzionato nella squadra bianconera è stato così analizzato con riflessioni che hanno preso declinazioni diverse in base ai punti di vista che offrono inevitabilmente prospettive dagli orizzonti non omologabili. Del resto è impossibile immaginare un pensiero all’unisono tra chi mette a disposizione gli uomini e chi poi deve decidere come e quando utilizzarli. Ma una cosa era pacifica ieri su entrambi i fronti: la sostanziale delusione per ciò che la Juventus era riuscita a produrre in campo nei novanta minuti di recupero, ovvero tre palle gol e niente più. Probabile anche che il dopomatch di Allegri, col suo nervosismo trattenuto con difficoltà tra la ripetizione delle “categorie” - ovvero la differenza oggettiva che esiste tra un campione e un giocatore normale (alla Juve mancano Pogba, Di Maria e Chiesa) - e il modo molto diretto con cui ha attaccato le ingenuità di Miretti e Kean di testa, non sia stato accolto con l’entusiasmo di una “ola” dalla dirigenza. Ieri peraltro il club ha usato i social per incensare la prova di Miretti. Normale, comunque, che tra infortuni e gioco ai minimi termini, la tensione possa prendere piede.

Non soltanto ombre, vedi la partita di Dusan Vlahovic a Marassi ma anche qualche luce, seppur accesa per poco tempo. Ogni riferimento a Fabio Miretti e Nicolò Rovella, entrati contro la Sampdoria rispettivamente al 17’ della ripresa e a 6’ dal novantesimo non è puramente casuale. La rosa della Juventus che dovrebbe registrare un ingresso nel reparto offensivo e uno in quello di centrocampo in realtà offre dei sottoinsiemi sovra e sotto dimensionati. La difesa, per esempio, quella che pare la più in linea dal punto di vista numerico per presenze di marcatori, offre una imperfezione che in certe partite, soprattutto quelle più equilibrate dove a fare la differenza sono i particolari, potrebbe risultare di non facile gestione. Non c’è infatti un solo marcatore di piede sinistro. Condizione che inficia una circolazione di palla fluida al cento per cento, per esempio, che costringe in fase difensiva a una postura forzata senza poter dare il meglio di sé. Ma come si vedrà, a livello di assortimento, il reparto difensivo è quello messo meglio. Passando al centrocampo, ecco un surplus acclarato, con addirittura nove elementi! Davvero troppi, quindi una gestione anche di spogliatoio non semplice per il tecnico, costretto a cercare di tenere tutti sulla corda con un minutaggio comunque accettabile.

Ma nove elementi sono una enormità. Eppure non è così facile decidere come sforbiciare perché Pogba con il suo menisco rotto e ora sotto tutela di terapia conservativa apre un punto di domanda non piccolo sul suo futuro. Non solo. Su nove elementi, di fatto, ci sono solo due giocatori in grado di incarnare il ruolo di regista: Fagioli, che ha alle spalle un campionato in Serie B con la Cremonese e Rovella, che invece le ossa se l’è fatte in Serie A con la maglia del Genoa. Quelli che non sono così funzionali al progetto non hanno molto mercato, anzi pochino, per via di ingaggi fuori budget per la maggior parte dei club, ad esempio Arthur il cui stipendio è di 7 milioni netti con i bonus.

Ed eccoci all’attacco, dove a livello numerico la defaillance è a prova di miope. Soltanto un attaccante puro in grado di fare la prima punta, ovvero Vlahovic, e uno di fare la seconda punta, Kean. Dunque a una settimana dalla fine delle trattative è lecito aspettarsi ancora molto. In entrata e in uscita. Magari prima di Juve-Roma di sabato con l’esame Mou per Allegri.

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