Juve-Salernitana, sei domande a Rocchi. Le immagini ci sono, basta guardarle meglio

Perché sei arbitri (quattro in campo e due al video) sono riusciti a perdersi un giocatore che si vedeva al momento del corner? Le chiacchiere stanno a zero: serve chiarezza
Juve-Salernitana, sei domande a Rocchi. Le immagini ci sono, basta guardarle meglio

TORINO - Non è colpa di nessuno. Semmai di una telecamera che, maledetta, non ha ripreso la posizione di Candreva. Mi confessava un giorno un meccanico che quando non vuoi ammettere un errore la devi buttare sul tecnico per confondere l’interlocutore. E infatti sono due giorni che per non spiegare cosa è successo nel finale di Juventus-Salernitana si parla di telecamere, flussi di immagini, angolazioni, automatizzazioni e poi arriva il presidente della Figc che assolve tutti con una dichiarazione quasi ipnotica: «Purtroppo si è rivelato un errore ma non hanno sbagliato, né gli arbitri né la Var». Corollario cardinalizio al comunicato dell’Aia che sosteneva di «fare chiarezza», semplicemente affermando che le immagini giuste non erano a disposizione. Dal gioco delle tre carte a quello delle sedici telecamere: Banti vince, Milik perde, verghino signori. Nessuno, per primo il designatore arbitrale Gianluca Rocchi, ha risposto a sei fondamentali domande sulla vicenda del gol ingiustamente annullato alla Juventus. 
 
1) Come è possibile che sei arbitri, quattro in campo e due al Var, si siano persi Candreva? Ovvero, come hanno fatto, nel momento in cui tracciavano le righe, a non chiedersi dov’era finito quel giocatore con la maglia bianca, visibilissimo nelle immagini che riprendono Cuadrado dal basso mentre batte il corner, immagini che tutti, loro compresi, hanno visto in tv? È davvero possibile che tutti si siano distratti e dimenticati del calciatore che, da quando esistono i corner, si piazza vicino alla linea di fondo a pochi metri dalla lunetta? 
 
2) Perché l’assistente Trinchieri, che aveva visto tutto e bene, non è intervenuto nel dialogo tra il Var e l’arbitro Marcenaro chiedendo se la linea del fuorigioco era stata tracciata su Candreva o meno? Siamo arrivati a questo punto di sottomissione verso il totem del videoarbitro? 
 
3) A proposito del punto 2, è possibile ascoltare il dialogo fra il Var e gli arbitri in campo? 
 
4) Perché il fuorigioco di Bonucci è stato considerato attivo quando non tocca il pallone e non disturba in alcun modo il portiere che guarda altrove e, inoltre, su quel pallone non sarebbe mai e poi mai arrivato? 
 
5) Perché vedendo e rivedendo le immagini in cerca del fuorigioco di Bonucci nessuno si è accorto che lo stesso Bonucci era stato strattonato per la maglia fino a quasi a essere denudato dal suo avversario? Perché, quindi, non è stato assegnato un più che logico rigore? 
 
6) Perché non è stato presa in considerazione l’ipotesi dell’errore tecnico, dopo che tutto il mondo del calcio ha unanimemente riconosciuto come valido il gol di Milik che, segnato all’ultimo minuto di Juventus-Salernitana, ne ha condizionato in modo determinante il risultato? 
 
Serve chiarezza, servono risposte. Perché il problema di Juventus-Salernitana non sono le immagini mancanti, ma un utilizzo superficiale e maldestro di quelle a disposizione oltre a una comunicazione fallace fra chi arbitrava in campo (in teoria il sovrano di quella partita, in teoria...) e chi lo faceva nella regia di Lissone. Non ci si nasconda dietro una presunta magagna tecnologica buttandola, molto all’italiana, sul qualunquismo del bisognerebbe avere più mezzi tecnici e allora sì funzionerebbe come all’estero. No, porca miseria, basterebbe usare meglio quelli che si ha e magari anche gli occhi, umani, di chi arbitra dal vivo. Mentre anche Stefano Pioli, allenatore del Milan, parla di «situazione spiazzante capitata a Torino», altri allenatori, giocatori e dirigenti sono un po’ perplessi della portata dell’errore di domenica sera che ha aperto una crepa impressionante nella credibilità del Var.

Nessuno restituirà i punti alla Juventus, ma restituire ai tifosi una ricostruzione più trasparente e, magari, un’umanissima ammissione di colpa non solo sarebbe un atto di giustizia, ma forse riparerebbe quella crepa evitando che ci si infili il malizioso sospetto di malafede, che non è mai esistita e mai esisterà nella realtà, ma popola da anni la fantasia e le chiacchiere degli italiani. Inoltre, un po’ di sincerità renderebbe il clima «più sereno», come auspica saggiamente il presidente federale. Ma prima è necessario che qualcuno si assuma la responsabilità dello scempio di domenica sera e, no, non può essere una telecamera.

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