Juve: il club sta con Allegri, ma vuole lo scatto

L’ipotesi di un esonero non è stata neanche presa in considerazione: il tecnico è chiamato a risolvere in fretta la situazione
Juve: il club sta con Allegri, ma vuole lo scatto© Marco Canoniero

No, non lo cacciano. No, neanche se perde con il Monza. Sì, alla Juventus sono tutti arrabbiati e anche un filo preoccupati, ma sono tutti ancora abbastanza uniti nel compattarsi intorno al piano che vede Massimiliano Allegri come guida tecnica. E nella giornata di ieri, giornata di riunioni e confronti, non è mai stata presa in considerazione, neppure remota, l’ipotesi dell’esonero. Così mentre nel mondo virtuale #Allegriout diventava uno degli argomenti più dibattuti, urlati e invocati, nel mondo reale della Continassa si ragionava su come uscire dalla crisi con l’attuale allenatore per una serie di ragioni. Perché non è da Juventus cacciare un allenatore dopo otto partite. Perché sarebbe il quarto cambio in quattro anni. Perché di fronte a una partenza che ha scontentato tutti in società ci sono comunque delle attenuanti per il tecnico. Perché non è detto che cambiare tecnico possa risolvere i problemi e, allora, ci si troverebbe in uno scenario pure peggiore nel quale si sono spesi ulteriori soldi senza ottenere il risultato sperato. 

Però non può andare avanti così. Più che la fiducia, Allegri incassa la responsabilità di tirare fuori dai guai la Juventus. Guai nei quali ha contribuito a metterla con errori che sono certamente imputabili a lui e ai quali deve rimediare, anche se in società hanno ben chiaro il quadro e sono convinti che affibbiare le colpe di una crisi a un solo uomo è semplicistico e fuorviante. Non si può pensare di escludere dal processo i giocatori che dovrebbero dare di più in termini di applicazione e carattere. Non si può pensare di ignorare che la Juventus di questo primo mese ha degli evidenti problemi di condizione atletica, evidenziati nella pericolosa tendenza a spegnersi dopo una porzione di gara e nella generale impressione che gli avversari abbiano sempre più ritmo. E proprio intorno a questo aspetto ci saranno i primi sviluppi con un riassetto (come approfondiamo nell’articolo a pagina 3). Anche perché preoccupano molto gli infortuni che stanno falcidiando le possibilità di scelta di Allegri (come in buona parte della scorsa stagione). La stagione compressa e stressante è micidiale anche per le altre squadre, ma i bianconeri stanno pagando leggermente di più e questo non può non incidere sul rendimento della squadra (anche perché, se giocano sempre gli stessi, anche quella può essere una ragione della mancanza di brillantezza per tutti i novanta minuti). 

Allegri è poi chiamato a integrare meglio i nuovi arrivi. Su questo fronte è ampiamente giustificato dalla mancanza di tempo. La campagna acquisti si è conclusa due settimane fa e nell’ultima fase ha cambiato in modo sostanziale il reparto di centrocampo, che in estate era partito in un modo e oggi è completamente stravolto per acquisti (Paredes), cessioni (Zakaria più di Arthur, comunque inutilizzato), esplosioni (Miretti) e infortuni (Pogba e ora Locatelli). Inoltre, Angel Di Maria, secondo pezzo più importante della campagna acquisti, è andato e venuto senza ancora integrarsi in modo efficace con gli attaccanti che dovrebbe servire. Allegri deve impastare la squadra: nella frenesia di questa stagione non è compito facile, ma deve riuscirci per evitare di perdere ulteriore terreno in campionato. La situazione è tutt’altro che compromessa, considerata la partenza complicata di tutte le aspiranti scudetto, ma buttare via altri punti con le piccole potrebbe diventare esiziale come lo è stato l’anno passato. 

La sconfitta con il Benfica ha, invece, messo a serio rischio il passaggio del turno in Champions League: sarebbe un danno economico e di immagine notevole per la Juventus, che ora - al netto di qualche scivolone altrui - per essere sicura degli ottavi è chiamata all’impresa di vincere le ultime quattro partite del girone compresa quella contro lo stesso Benfica a Lisbona e quella in casa contro il Paris Saint Germain. 

Un’eliminazione ai gironi di Champions League potrebbe costare la panchina ad Allegri proprio alla fine della prima parte di stagione, nella sosta Mondiale? Affermare l’una e l’altra cosa appartiene alla cartomanzia più che all’analisi giornalistica. Dipende da tanti fattori, il primo dei quali resta la forza di volontà di Andrea Agnelli e a scendere della sua dirigenza di rimanere fedele al progetto iniziale. Quanti risultati negativi può reggere quel muro che ora difende la panchina di Allegri? Nessuno può dirlo ora, forse neppure gli stessi protagonisti. 

Maurizio Arrivabene, Pavel Nedved e Federico Cherubini stanno cercando di mantenere la freddezza necessaria nelle situazioni critiche, dove l’emotività può portare a decisioni avventate. Adesso la parola d’ordine è lavorare in modo compatto per supportare Allegri e aiutarlo a traghettare la Juventus fuori dai guai. Domenica c’è il Monza, poi due settimane di pausa nazionali nelle quali non ci sarà molto modo di lavorare (al solito la Continassa si svuoterà di giocatori), ma tempo per ragionare sì. Alla ripresa del campionato la Juventus affronterà un altro ciclo serrato: Bologna, Maccabi, Milan a San Siro, Maccabi, derby, Benfica, Empoli e Psg. Nove partite in un mese, dal 2 ottobre al 2 novembre, che disegneranno il destino della stagione della Juventus in Italia e in Europa. E forse anche quello di Allegri. 

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