Esonerare Allegri? Mossa da 80 milioni. Il divorzio da Max non è nell’agenda Juve

La cifra lorda è calcolata sullo stipendio di tecnico e staff, più i costi dell’eventuale sostituto: quanto un top player
Esonerare Allegri? Mossa da 80 milioni. Il divorzio da Max non è nell’agenda Juve© EPA

TORINO - L’esonero di Massimiliano Allegri non è in agenda, dalle parti della Continassa. Cosa riserverà il futuro nessuno può saperlo, ma il club è intenzionato a proseguire lungo la linea tracciata, almeno per ora, respingendo le ipotesi di una rivoluzione alla guida della squadra. Ci sono tanti motivi: quello economico non è un aspetto secondario, però non è nemmeno l’unico.
 
Per ritornare con la macchina del tempo all’ultima volta che la Juventus ha esonerato un allenatore a stagione in corso bisogna digitare la seguente data: 29 gennaio 2010, quando Andrea Agnelli non era ancora presidente e Ciro Ferrara venne sollevato dall’incarico in favore di Alberto Zaccheroni. Non era finita tanto bene l’annata, con il settimo posto in campionato e l’eliminazione dalla Champions League ai gironi e dall’Europa League agli ottavi per mano del Fulham. Altri tempi: da allora il club bianconero ha sì modificato guida tecnica varie volte, ma mai in piena corsa, sempre durante l’estate, lontano da partite ufficiali. La proprietà non è dunque avvezza a rivoluzioni in corso d’opera e non solo per esigenze di bilancio: è una filosofia precisa, una scelta anche di stile che è stata portata avanti con costanza da Agnelli in giù, nella piramide dirigenziale bianconera. La battuta di Maurizio Arrivabene rivolta a un tifoso che parlava di esonero di Max Allegri è diventata in breve tempo celeberrima oltre che virale: «Lo paghi tu quello dopo?», la sintesi dell’amministratore delegato che aiuta a comprendere quali siano le criticità legate al futuro e alle scelte tecniche. Ma quanto verrebbe a costare l’esonero dell’attuale allenatore juventino? Il calcolo va effettuato inoltre considerando il relativo innesto di un sostituto di prima fascia, non di un traghettatore o di un allenatore già a libro paga nel club. Allegri è al vertice tra i tecnici più pagati della Serie A con i suoi 7,5 milioni netti a stagione ai quali vanno aggiunti i bonus per un totale che si aggira attorno ai 9. Calcolando la cifra lorda, togliendo le retribuzioni già erogate in questo avvio di stagione e sommando per la durata complessiva del contratto (fino al giugno 2025) viene fuori una cifra (42,7) che sfiora i 45 milioni, considerando gli emolumenti per lo staff tecnico (includendo solo i fedelissimi del Conte Max e non chi è dipendente fisso del club). Dunque è questo il costo dell’esonero di Allegri, ma non basta. Perché va sostituito e prendiamo in considerazione l’eventualità di un cambio in panchina allo stesso livello. In un’ipotesi estera si potrebbe sfruttare il decreto crescita, che consente di dimezzare il costo della cifra lorda: mettiamo ad esempio, nome semplicemente indicativo, che la Juventus decida di puntare su Thomas Tuchel (si parla di Bayern Monaco) o su Mauricio Pochettino, la cifra lorda sarebbe di 35 milioni fino al 2025, considerando anche i rispettivi staff tecnici. E il discorso non cambierebbe di molto qualora si dovesse investire su un allenatore di grido italiano, come per esempio (sempre puramente indicativo) il ct azzurro Roberto Mancini, per il quale non si potrebbe sfruttare il decreto crescita. In totale il cambio in panchina costerebbe 80 milioni, all’incirca.
 
La Juventus non ha intenzione di esonerare Allegri, questo trapela dopo la ferale sconfitta di Monza. E la questione economica ha un suo peso. Però i sostenitori dell’hashatag #allegriout hanno gli strumenti per controbattere: continuare così potrebbe condurre la Juventus fuori dalla Champions League e l’eventualità significherebbe perdere di botto 60 milioni, i soldi sicuri che arrivano dall’Uefa. Sarebbe un bagno di sangue comunque, dunque per la Juventus, società che sta cercando di far quadrare i conti (anche con la Uefa) e che è attenta ai bilanci. Senza considerare il danno di immagine che ne deriverebbe, con conseguenze sugli incassi da botteghino e magari dal merchandising. Ma anche l’ad Arrivabene, provando a mettersi nei suoi panni, potrebbe rispondere più o meno così: “Ma se mandiamo via Allegri e poi non ci qualifichiamo lo stesso?”. In quel caso il buco sarebbe doppio e di sicuro la Juventus è attenta a questi aspetti economici che condizionano inesorabilmente le strategie. Di certo un esonero a stagione in corso, oltre a essere una rarità, costrerebbe quasi quanto un grande colpo di mercato: anche questo fa parte delle riflessioni da effettuare. Una decisione a cuor leggero non è un’opzione: ci sono troppi interessi in ballo.

 

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