Juve, Pogba sotto scorta ma sprona la squadra

Problemi personali e spirito bianconero. "Non molliamo", ha scritto Paul, protetto dopo il tentativo di estorsione
Juve, Pogba sotto scorta ma sprona la squadra© ANSA

TORINO - È sotto scorta e di scorta, Paul Pogba. Protetto dalla polizia per il presunto tentativo di estorsione subito da una banda con il coinvolgimento del fratello, ma a protezione della Juventus in crisi, seppur soltanto con le parole in attesa di poter aiutare i suoi compagni e Allegri sul campo. «Non molliamo mai. La stagione è ancora lunga. Siamo la Juve», ha scritto su Instagram a corredo di una foto di esultanza dei compagni e di una di se stesso di spalle, con la maglia numero 10. Quasi a rimarcare, questa seconda foto, che lui tornerà, subito prima o subito dopo la sosta per il Mondiale. Un modo per provare a riaccendere quell’entusiasmo che il suo ritorno a Torino aveva sollevato, dando una scossa di fiducia e di ottimismo a tutto l’ambiente, che aveva invece subito un contraccolpo psicologico forte dopo il suo infortunio. Priva del campione in cui vedeva il proprio trascinatore, la squadra bianconera aveva subito perso un po’ di entusiasmo e le crescenti difficoltà hanno progressivamente accentuato questa perdita, fino al grigiore quasi abulico di Monza. Grigiore da cui il Polpo ha provato a scuotere la Juventus, in attesa di poter tornare a scuoterla sul campo.

«Pistole puntate»

Sperando nel frattempo di aver risolto o quantomeno ridotto i problemi extracalcistici che lo attanagliano da tempo, emersi negli ultimi mesi, quando il video in cui uno dei suoi fratelli maggiori, Mathias, annunciava rivelazioni scioccanti, ha portato alla luce il tentativo di estorsione ai danni di Paul. Proprio Mathias e altre quattro persone sono stati messi in arresto domenica per la vicenda, su cui gli inquirenti stanno ancora indagando, con l’accusa di estorsione in banda organizzata e associazione per delinquere. Una vicenda cominciata la scorsa primavera, ha raccontato lo stesso Pogba agli inquirenti, nel corso di una deposizione pubblicata martedì dal quotidiano francese Le Monde: «Avevo paura. Due ragazzi incappucciati mi hanno puntato le pistole addosso», ha rivelato il centrocampista francese riguardo alla sera del 19 marzo quando, in ritiro con la Nazionale, dopo aver trascorso la giornata con un amico di infanzia era stato portato da altri conoscenti in un appartamento a Chanteloup-En-Brie, una cittadina a circa 37 chilometri dal centro di Parigi, dove era stato costretto a spegnere il cellulare, che gli era stato sequestrato da cinque uomini incappucciati. «Allora, essendo stato minacciato in quel modo, ho detto loro che avrei pagato. Gridavano: “Stai zitto, guarda in basso”. Uno dei due incappucciati parlò all’orecchio di Roushdane (l’amico di Pogba, ndr). Quando gli incappucciati se ne andarono, Roushdane mi disse che dovevo pagarli, altrimenti eravamo tutti in pericolo». Tredici milioni la richiesta della banda, dei quali tre da ricevere immediatamente in contanti. Di questa cifra Pogba avrebbe pagato 100 mila euro, prima di mettere fine al tentativo di estorsione rivolgendosi alla polizia.

Doppia scorta

Quella sera del 19 marzo non era però stata l’ultima brutta passata dal Polpo e dalla sua famiglia. A luglio la madre del ventinovenne campione del mondo, Yeo Moriba, ha subito l’irruzione in casa sua di sconosciuti che hanno ribadito le minacce fatte quattro mesi prima al figlio. Proprio a causa di questa irruzione anche lei è sotto scorta, ha rivelato Le Parisien, che ha dato notizia del provvedimento preso dalla polizia per proteggere Pogba. Scorta di cui il bianconero e la madre godono sia a Torino, sia quando si spostano in territorio francese. Una protezione che sicuramente contribuisce a restituire un po’ di serenità a Pogba, che sotto la scorta della polizia e con gli autori delle minacce in carcere in attesa del processo può mettere da parte il timore di ritrovarsi di nuovo in un incubo come quello vissuto la sera del 19 marzo, o che tocchi alla madre rivivere la serata altrettanto da incubo sopportata a luglio. Una serenità almeno parzialmente ritrovata che gli permette di dedicarsi con tutta la concentrazione possibile al recupero dall’infortunio al menisco del ginocchio destro. Per aiutare la Juve anche con i fatti oltre che con le parole.

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