Una Juve da rovesciare: Allegri deve risolvere un doppio problema

Più tiri subiti che fatti: è da migliorare sia la fase difensiva che quella offensiva
Una Juve da rovesciare: Allegri deve risolvere un doppio problema© Marco Canoniero

Si può vincere 1-0 e si può vincere 4-3, ma almeno un gol in più degli avversari va segnato. Molti in più, proiettando il discorso su un’intera stagione. E per riuscirci, anche se la bravura di attaccanti e portiere può contribuire, a gioco lungo bisogna tirare in porta più spesso di quanto lo facciano i propri rivali: che sia frutto di una grande fase difensiva o di una grande fase offensiva (meglio se di entrambe, ovviamente), la differenza tra occasioni create e concesse deve essere netta e a favore delle prime. Il problema della Juventus attuale è che non fa bene né la fase offensiva né quella difensiva. Una doppia difficoltà fotografata dalla differenza reti in campionato: +4, con 9 gol fatti e 5 subiti (2 fatti e 4 subiti in Champions), nettamente peggiore rispetto al +10 del Napoli e al +8 di Atalanta, Udinese e Lazio, le attuali prime quattro della classifica. Doppia difficoltà fotografata ancora meglio dal dato relativo ai tiri, effettuati e subiti, rispettivamente 82 e 88. Sì, la Juventus in sette giornate ha subito più tiri di quanti sia riuscita a farne, anche se i due dati sono sostanzialmente in equilibrio. Ma è un equilibrio da spezzare quanto prima, non quello caro a Massimiliano Allegri.

Fase difensiva

L’impermeabilità che è sempre stata una caratteristica delle squadre del tecnico livornese, punto di forza delle sue Juventus, è crollata a Monza dove i bianconeri hanno concesso addirittura quattro conclusioni dal limite o all’interno dell’area piccola: Sensi nel primo tempo, Mota Carvalho e due volte Gytkjaer, gol compreso, nella ripresa. Troppe, non giustificabili con l’inferiorità numerica: una squadra chiusa con il 5-3-1 adottato dalla Juventus dopo l’espulsione di Di Maria può concedere dei cross, ma non lasciare che un avversario colpisca tre volte libero a 5 metri dalla porta. E troppi sono gli 11,4 tiri di media a partita concessi agli avversari: solo otto squadre ne hanno subiti di più finora in Serie A. «I miei giocatori con la difesa bassa stanno comodissimi», ha detto di recente Carlo Ancelotti, spiegando la scelta del suo Real Madrid di aspettare gli avversari. Comodissima con la difesa bassa stava la Juventus del primo ciclo di Allegri, che quattro tiri dall’interno dell’area piccola li concedeva in una stagione e in quei cinque campionati subiva una media di 9 tiri a partita, 2,5 in meno di adesso. Questa Juventus invece sembra più a proprio agio quando riesce a pressare alto: gli sprazzi migliori della stagione, l’ultimo nei primi 20 minuti contro il Benfica, hanno tutti avuto in comune questo atteggiamento. Provare ad alzare il baricentro potrebbe creare qualche difficoltà a Bonucci, non molto a suo agio in campo aperto, ma esaltare l’aggressività di Bremer e consentire a un centrale adattato come Danilo o a un difensore non sempre attento in marcatura come Alex Sandro di allontanarsi dalla zona più pericolosa. Difficile farlo per 90 minuti, ma aumentare le fasi di pressing alto rispetto a quelle di difesa posizionale potrebbe aiutare. Ferma restando anche la necessità di maggiore attenzione e attitudine diversa dei singoli: il quintultimo posto nella percentuale di duelli difensivi vinti stride con le ambizioni juventine.

Fase offensiva

I problemi però non sono solo difensivi, peraltro finora mascherati da Perin e Szczesny e da avversari non precisissimi (sei rivali su sette piazzate dal 10° posto in giù in classifica), che hanno permesso alla Juve di incassare 5 gol, peggio solo dell’Atalanta che ne ha subiti 3. Come detto, sulla classifica pesa il rapporto tra quelli e i gol segnati, 9, a fronte di una media di 10,6 tiri a partita che mette anche in questo caso la Juventus al 12° posto della Serie A. Difficoltà che nascono intanto dallo sviluppo della manovra. La squadra, dopo un precampionato impostato sul 4-3-3, soffre il forzato alternarsi di uomini e moduli legato agli infortuni, oltre all’assenza dei singoli di maggiore qualità. Il risultato è una grande fatica nel trovare linee di passaggio, dovuta anche al poco movimento (Juve quintultima per attacchi alla profondità), a cui si aggiungono poco coraggio e poca efficacia negli uno contro uno (bianconeri ultimi per dribbling tentati). Allegri dovrà necessariamente lavorare sul primo aspetto, sperare in recuperi veloci dei giocatori più talentusi e cercare con il suo staff di limitare gli infortuni per quanto riguarda il secondo. Risolvere questi problemi dovrebbe permettere di arrivare più spesso al tiro, lavorare sull’intesa della coppia Vlahovic-Milik, soluzione quasi obbligata fino al rientro di Chiesa, dovrebbe fare il resto.

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