Pagina 3 | La Juve può svoltare: così nasce la Formula 3

TORINO - Per rendere al top, Leonardo Bonucci ha bisogno di esprimersi al centro di una difesa a 3: è questo ciò che traspare dall’analisi tecnico-tattica delle prestazioni del capitano bianconero e la Nazionale ha confermato tali impressioni. Lo aveva già capito Massimiliano Allegri che in estate aveva cominciato la transizione progressiva, perché non si può sconvolgere l’assetto tattico di una squadra dall’oggi al domani. La Juventus era stata pensata, almeno in linea virtuale, per indossare un vestito griffato 4-3-3: in questo senso gli innesti di Paul Pogba e Angel Di Maria, uniti al recupero di Federico Chiesa, avrebbero dovuto portare i bianconeri in quella direzione. Poi gli infortuni e le evoluzioni della seconda parte del mercato hanno spostato equilibri e impostazioni di base: in difesa è arrivato Gleison Bremer, che nel Torino è diventato il difensore più forte della Serie A al centro di una linea a tre. L’infortunio di Pogba, con la rinuncia in un primo momento all’intervento chirurgico e l’inevitabile prolungamento nei tempi di recupero, ha portato la dirigenza, di concerto con Allegri, a riprendere la trattativa con l’Eintracht Francoforte per Filip Kostic, altro elemento sartorialmente costruito per il 3-5-2 da esterno mancino a tutta fascia.

Negli ultimi giorni di trattativa la Juventus ha inoltre portato a casa Leandro Paredes, che è a suo agio da playmaker davanti alla difesa, e Arek Milik, attaccante che può sostituire Vlahovic ma anche agire al suo fianco in un attacco a due di peso. Dunque il 4-3-3 che era la premessa tattica per costruire una nuova Juventus vincente è diventato un sistema virtuale: quello reale, con gli elementi ora come ora a disposizione di Allegri, è sempre più il 3-5-2 che nella fase di non possesso a difesa schierata si trasforma in un 4-4-2 ben coperto. Non era necessario osservare le partite della Nazionale per sapere che la zona di conforto di Bonucci, ovvero la difesa a tre, sia la soluzione ideale per mettere il capitano nelle condizioni di rendere di più: protetto ai lati, con licenza di impostare e di cominciare la costruzione della manovra, e con maggiore sostegno in fase di marcatura. In carriera poi Bremer ha sempre agito in una difesa a tre: non che non possa rendere anche a quattro, ma in quel tipo di sistema (anche se nel Torino era al centro) ha costruito le proprie fortune.

E gli altri brasiliani, soprattutto Danilo ma all’occorrenza anche Alex Sandro, possono disimpegnarsi con una certa scioltezza nella retroguardia a tre. Sugli esterni poi Kostic e Cuadrado assicurano spinta ed equilibrio, e gente come Locatelli, Rabiot, McKennie, il giovane Miretti garantiscono dinamismo e fisicità per sostenere la regia di Paredes. In un 3-5-2 puro farebbe più fatica a trovare una collocazione Di Maria, se non da sottopunta libero di svariare attorno al centravanti, dunque uno tra Milik e Vlahovic. I quali peraltro potrebbero pure giocare assieme. Ma in questo senso le varianti possono venire incontro alle esigenze di Allegri: con il 3-4-1-2 a trazione anteriore, anche solo in certe fasi della partita, l’argentino potrebbe ispirare i due bomber davanti, a patto che il centrocampo regga l’urto. C’è pure una soluzione ulteriore, in grado di sfruttare le caratteristiche del Fideo: il 3-4-3, che con i rientri di Pogba e Chiesa potrebbe contare su interpreti di alta qualità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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