Bigon: “La Juve si rialzerà. Però stia attenta al Bologna”

L’ex ds degli emiliani alla vigilia della sfida dello Stadium: “A Torino è sempre difficile, ma i rossoblù sono più sereni”
Bigon: “La Juve si rialzerà. Però stia attenta al Bologna”© Juventus FC via Getty Images

Buongiorno Bigon, con che occhi guarderà il Bologna nella partita forse più sentita dall’ambiente rossoblù? 
 
«Quella con la Juventus è una partita tra le più importanti dell’anno un po’ in tutte le piazze, a Bologna poi effettivamente è sentita in modo particolare. Il Bologna lo guardo con con grande affetto e partecipazione, perché quando non siamo più in un club la parte professionale viene meno, ma la parte emozionale no. Ti affezioni alle persone, ai calciatori, alla città, ai tifosi, ai colori... E specialmente adesso che non ho un’altra squadra il Bologna lo porto nel cuore». 
 
Sia la Juventus che il Bologna non hanno avuto un avvio facile. Che idea si è fatto della loro partenza? 
 
«Credo che per entrambe abbiano inciso fattori esterni. La Juventus è stata sicuramente penalizzata dai tanti infortuni, che per giunta hanno colpito giocatori importanti. Per quanto riguarda il Bologna è stato un avvio complicato forse da un po’ di instabilità iniziale che non ha permesso di lavorare al meglio. Ma la squadra ha tutti i valori per poter reagire e fare una stagione positiva». 
 
L’inizio difficile ha coinvolto anche le due panchine: il Bologna ha da poco sostituito Mihajlovic con Thiago Motta, lei che ricordo ha del lavoro fatto con il tecnico serbo? 
 
«L’esperienza con Sinisa è difficile da racchiudere in una risposta, perché non si è trattato solo di un percorso professionale con un allenatore. Abbiamo vissuto tali e tante emozioni, difficoltà superate, sempre molto vicini... E’ stato un rapporto particolare che ci ha unito molto. Credo siamo stati l’unica squadra al mondo ad aver fatto quasi un’annata intera senza allenatore e poi altri periodi in quella successiva. Come club e come gruppo squadra siamo stati sempre molto vicini a Sinisa e questo ha fortificato i rapporti. E’ molto difficile scindere risultati sportivi e aspetti umani, chissà come sarebbe andata avendo Sinisa sempre in forma e al nostro fianco... Da come erano iniziate le cose la mia idea era un progetto lungo che potesse portare ottimi risultati in classifica e nello sviluppo giocatori. La cosa è riuscita in parte, ma solo noi che abbiamo vissuto questa esperienza da dentro sappiamo quanto è stato difficile far quadrare tutto». 


 
Alla Juventus invece Allegri è finito nel mirino di buona parte dei tifosi e critica, secondo lei riuscirà a risollevare la squadra? 
 
«Non ho nessun dubbio e non vedo sinceramente come si possa averne. Parliamo di un allenatore di altissimo livello, che ha fatto cose straordinarie e non può essere diventato scarso all’improvviso. Lui, il club e la rosa hanno tutti i mezzi per risalire e la Juventus lo farà di sicuro. Poi se risalirà così tanto da stare davanti a tutti nessuno può saperlo, ma sul fatto che la squadra farà quello che deve appena Allegri avrà a disposizione abbastanza giocatori da farli ruotare e fare scelte mirate io non ho dubbi». 
 
Sul campo che partita si aspetta? 
 
«Sarà molto difficile. Chiaramente per il Bologna, ma anche per la Juve, perché trova il Bologna in un momento di libertà mentale. I rossoblù hanno poco da perdere, perché in casa della Juve non ti viene certo chiesta la vittoria a tutti i costi, poi è arrivato un allenatore nuovo, che avrà portato idee nuove e sicuramente la soglia di attenzione della squadra si sarà alzata». 
 
Come vede la sfida nella sfida tra Vlahovic e Arnautovic? 
 
«Arnautovic, e l’ho detto anche a lui nell’anno in cui abbiamo lavorato assieme, è uno dei centravanti più forti con cui io abbia lavorato: lo metto al livello di Higuain, di Cavani. Evidentemente ha trovato un equilibrio e una continuità che lo portano a sfruttare le sue immense qualità. Ed è un ragazzo d’oro, concentrato sulla squadra più che su se stesso, un leader. Vlahovic ha potenzialità indiscutibili, al 99 per cento sarà uno dei centravanti più forti del mondo. Come tutti i giovani magari passerà dei momenti di alti e bassi, come è normale che sia. Però non c’è dubbio che sia un attaccante da 20 gol quasi assicurati all’anno». 
 
A proposito di giovani, una delle poche note liete di questo inizio di stagione juventino è Miretti, diventato un punto fermo: che ne pensa? 
 
«Sulle qualità non c’è nessun dubbio: è forte e farà grandi cose. In questo inizio di stagione forse per lui sarebbe stato meglio giocare un po’ meno, avere un po’ più tempo di recupero, di studio e di crescita. D’altra parte Allegri è stato costretto dalle tante assenze nel reparto a utilizzarlo con grandissima continuità, lui se lo merita perché è un giocatore forte, però a quell’età si rischia di non trovare collocazione e ritmo giusto perché sei sobbarcato di aspettative e minuti. Poi essendo molto duttile viene utilizzato anche in posizioni diverse e questo rischia di non dargli un ruolo precisio in cui tirare fuori il meglio di se stesso, può essere un’arma a doppio taglio. Sappiamo che normalmente Allegri utilizza i giovani in modo diverso, dosandoli di più. Con Miretti è stato costretto a impiegarlo tanto tanto: da un lato è un bene, perché giocare fa sempre bene, dall’altro forse, in quella realtà e a quell’età, è stato uno sforzo notevole. Ma c’è tempo per fare tutti i passaggi». 


 
Prima ha detto che la Juve risalirà, ma non sa se abbastanza da stare davanti a tutti: come vede la lotta Scudetto? 
 
«Molto dipenderà, come spesso succede, dall’esito delle coppe: chi andrà avanti, chi no. Chi riuscirà a concentrarsi di più sul campionato avrà un vantaggio, anche se ovviamente uscire dalle coppe non è bello. Quindi secondo me Napoli, Inter, Milan, Roma e Juve si giocheranno il titolo fino alla fine, a seconda di come le rose saranno fresche nelle fasi finali del campionato. Tenendo d’occhio l’Atalanta, però, perché proprio grazie al fatto di non avere impegni europei potrà essere famelica domenica dopo domenica». 
 
Qual è stato il colpo di mercato dell’estate? 
 
«Da uomo mercato concentrato sullo scovare giovani talenti direi Höjlund dell’Atalanta, che in prospettiva può essere un calciatore veramente importante. E secondo me De Ketelaere del Milan lascerà un segno». 
 
E invece a un presidente su che nome consiglierebbe di investire? 
 
«Qualche nome c’è, ma a un presidente direi più di investire su un certo tipo di struttura. In Italia siamo troppo concentrati sul comprare il giocatore e poco su come arrivare a quell’acquisto e su come sviluppare il giocatore. Comprare un giovane forte alla fine è fattibile, però bisogna poi riuscire a farlo sviluppare nel migliore dei modi: questo forse è il vero problema per cui in Italia i giovani giocano poco e crescono poco». 

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