Perché Allegri non rischia anche se non vince con il Maccabi

Al momento il club non è ancora convinto che cambiare possa essere efficace

TORINO - La Juventus si gioca molto contro il Maccabi. Se è vero che non le basterà certo vincere ad Haifa per sistemare la malconcia classifica del girone, è pressoché certo che non vincere significa eliminazione certa dalla Champions League. Lo stretto indispensabile da guadagnare, insomma, e tutto da perdere per Massimiliano Allegri nella sfida in Israele. E se non vincesse? Se anche solo pareggiasse? Sarebbe esonero? La risposta è quasi certamente no. La società è stata molto chiara dopo la partita del Milan: non è all'orizzonte un cambio di allenatore e i risultati delle prossime partite non faranno cambiare la situazione. A fronte di questa posizione il tifoso si pone due domande: 1. è davvero così o un precipitare delle cose potrebbe spingere il club a cambiare? 2. perché Allegri gode di tutta questa fiducia?

Davvero non salta se non vince?

La risposta alla prima domanda è: sì, la sensazione è che non ci sia pretattica nella comunicazione del club e che il risultato contro il Maccabi non dovrebbe cambiare le cose. Ma cosa succederebbe se la Juventus fallisse anche il derby contro il Torino di sabato? O comunque infilasse altri risultati negativi? La fiducia in Allegri è eterna? In questo caso la risposta è no, non è infinita. Ci sarà un punto in cui l'equilibrio che tiene il tecnico sulla panchina della Juventus potrebbe inclinarsi e rendere meno sicura la posizione di Max. Questo può significare arrivare fino alla pausa mondiale e tirare le somme in quel momento, ma anche arrivare anche alla fine della stagione. Perché per quanto non ci sia un'insoddisfazione palpabile all'interno del club, non vi è ancora la certezza che cambiando Allegri si possa drasticamente migliorare la situazione. E veniamo al secondo quesito.

Perché tanta fiducia?

La risposta alla seconda domanda è infatti legata a quella considerazione. Di fronte al fatto che all'interno della società nessuno è contento dei risultati e sale la preoccupazione, nessuno è altrettanto certo che il cambio dell'allenatore possa migliorare drasticamente lo scenario, migliorandolo. Siccome non sarebbe un cambio indolore sotto il profilo economico e strategico, la decisione viene ponderata molto bene. Sarebbe il quarto esonero in quattro anni e questo pesa. Costerebbe moltissimo, perché Allegri ha un contratto quadriennale e considerato i quattro mesi già incassati della seconda stagione gli spetterebbero ancora 40 milioni lordi. Insomma, senza avere la sicurezza che un'alternativa risolva i problemi, i vertici bianconeri ci pensano due volte prima di cambiare, anche perché c'è ancora la convinzione che Allegri possa raddrizzare la situazione. Ovvio che quando il rischio di un fallimento sportivo della stagione (leggi: mancare il quarto posto) dovesse farsi più concreto di quanto lo sia oggi, cambierebbe molto, se non tutto. La speranza della dirigenza juventina, tuttavia, è che sia Allegri a risollevare la Juventus nelle prossime settimane.

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