Juve, se il ritiro dei confronti diventa subito "ritirino"

Si tratta di un provvedimento vecchio stile, ma non è certo derogando subito alle sue tempistiche e ai suoi significati che Allegri può cominciare a scollarsi di dosso l’etichetta di allenatore superato e fuori dal tempo

TORINO - Pena no, perché pena fa già la Juve e perché comunque è dura fare pena quando guadagni 9 milioni l’anno. Però, forse, un minimo di empatia Massimiliano Allegri martedì sera in qualche telespettatore l’ha suscitata. Perché come in campo ci stanno le sue responsabilità tecnico-tattiche e in quei 9 milioni il dovere morale di assumersele, (non) giocare come hanno fatto ad Haifa i bianconeri in quella maglia improponibile non può essere solo colpa dell’allenatore. C’è un limite anche agli alibi, per i giocatori come per i dirigenti. Dopodiché, Allegri si sta davvero impegnando a metterci del suo in ogni contingenza negativa: quale non può non essere considerata, almeno agli occhi dei tifosi, la scelta – definita “collegiale”: mah; forse per collegiale s’intende indotta dalla squadra – di rinviare pronti via l’inizio del ritiro dopo averlo strombazzato urbi et orbi con risolutezza evidentemente degna di miglior causa. Il derby è sabato, oggi è già giovedì. Due giorni di soggiorno al J Hotel: avessi detto. Sai che ritirone. Un ritirino, toh.

Juve, ritiro o ritirino?

E vedere subito sgommar via Di Maria non è stato un bel segnale. Vuoi guardare con calma negli occhi i tuoi soldati (ipse dixit) uno per uno per qualche giorno? Credi davvero – come sempre Allegri ha detto – che in ritiro ci si riposi anche meglio che a casa (messaggino subliminale sul fatto che da casa si può pure uscire)? Ti girano sul serio le scatole nel vedere il Fideo, in ansia per il Mondiale, chiamarsi subito fuori alla prima fitta dopo che «a San Siro si era riposato»? Bene: non solo tutti nelle rispettive camere appena giunti alla Continassa, ma allarghi la consegna anche agli infortunati. Compresi l’incolpevole Chiesa e l’inquieto Pogba o il contestato De Sciglio. Fare gruppo è questo. Tutti nella stessa barca, senza distinzioni. Specie dopo avere evidenziato – il tecnico come la società – l’urgenza di passare dall’io al noi, smettendo di giocare e di ragionare in chiave di singoli. Il ritiro è sì un provvedimento vecchio stile, ma non è certo derogando subito alle sue tempistiche e ai suoi significati che Allegri può cominciare a scollarsi di dosso l’etichetta di allenatore superato e fuori dal tempo. Oltre che dalle teste dei suoi giocatori.

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