Juve, il grande vuoto lasciato da Chiellini

I bianconeri sono in difficoltà: stanno pagando l’assenza di un vero leader capace di guidare la squadra

TORINO - Dopo 17 stagioni ha lasciato la Juventus per abbracciare una nuova avventura negli Stati Uniti mentre la Vecchia Signora si è persa. Forse non è un caso che al primo anno senza il suo Giorgione, Giorgio Chiellini, - figura carismatica nello spogliatoio non solo per gli anni di anzianità aziendale ma anche e soprattutto per lo spirito con cui ha vestito e vinto con la maglia bianconera - la squadra viva questo momento di sbandamento globale. Non mancano soltanto una identità di gioco e una condizione fisica adeguata, manca anche e forse soprattutto lo spirito di squadra. La base sulla quale poter sperare di realizzare qualsiasi impresa, sportiva e no. Quando alla fine dello scorso campionato ha liberato il suo armadietto dopo una vita al servizio della Juventus, il vuoto che ha lasciato è stato decisamente più grande di quei metri quadrati a lui dedicati all’interno dello stanzone bianconero.

Juve-Torino, il derby senza Chiellini

La verità è che troppi pilastri, sotto il profilo della personalità, di una squadra capace nel corso degli anni di vincere nove scudetti di fila, sono stati “sfilati” uno dietro l’altro senza essere rimpiazzati in maniera adeguata. E così ecco ora che emerge la debolezza di carattere di un gruppo rivoluzionato ma non sufficientemente sorretto da giocatori di esperienza. Tre nomi su tutti: Barzagli, Buffon e appunto Chiellini. Per non parlare di Del Piero, leader assoluto di presenze e gol realizzati. Forse sarebbe stato meglio trattenere Chiellini ancora una stagione a Torino in modo da sfruttare la sua figura di riferimento per i nuovi? Dopo è sempre facile parlare e poi bisogna anche dire che il difensore aveva manifestato la volontà di sposare un progetto nuovo e alternativo come quello della Mls. E poi c’è da aggiungere che la figura del “capitano non giocatore”, nel calcio trova cittadinanza con grande difficoltà. Perché anche se hai giocato una vita in una squadra, nel momento in cui non sei più parte integrante della rosa, non cambia tutto, ma molto. In un click ciò che eri sino a un secondo prima diventa il passato che, si sa, con il presente non ha nulla a che fare. Per cui anche se fosse rimasto una stagione in più come “collaboratore esterno”, sarebbe comunque mutato il suo ruolo all’interno dello spogliatoio dove gli equilibri, da sempre e in tutte le squadre, vivono e respirano di flussi particolari, dalla lettura molto complicata. Ciò che non sta funzionando, ed è sotto gli occhi di tutti, è la capacità di Bonucci e Danilo, eredi naturali di Re Giorgio, di prendere per mano la squadra e trasmettere ai nuovi il senso di orgoglio e appartenza alla Juventus.

L’anno dei 100 anni

Tra l’altro la proprietà, proprio perchè consapevole del fatto di aver cambiato molto nella rosa negli ultimi anni in cui molti senatori avevano lasciato, quest’anno aveva deciso di portare tutti quanti davanti alla tomba di famiglia Agnelli, nel cimitero di Villar Perosa, prima della classica partita contro i più giovani che ogni estate è deputata a tenere a battesimo informalmente la nuova stagione. Andrea Agnelli e John Elkann avevano voluto in persona ricordare a tutti cosa significhi giocare nella Juventus soprattutto in questa stagione che si concluderà poco prima dei 100 anni di proprietà Juventus made in Agnelli.

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