Juventus, Vlahovic: gol, premi e minuti. Il piano di Allegri

Inserito nella Top 11 Aic e tra i primi 20 del Pallone d’oro, contro l'Empoli è alla 12ª partita di fila: un ottobre caldo dopo un settembre nero
Juventus, Vlahovic: gol, premi e minuti. Il piano di Allegri© Marco Canoniero

È insaziabile, Dusan Vlahovic in questo autunno: minuti, candidature, premi, miglioramenti, gol. È uscito da un settembre difficile con ancora più fame di vincere, segnare, incidere, brillare e - forse, e potrebbe rappresentare una svolta nella sua carriera appena cominciata - con una capacità molto maggiore di gestire e controllare quella fame, sfruttandola solo come motivazione fortissima ma impedendole di consumare le sue stesse energie mentali. Forse, perché per esserne sicuri serviranno altre prove di quella fredda determinazione vista contro il Torino, che gli ha permesso di conservare la lucidità necessaria a gestire il pallone nel migliore dei modi e a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, quello di decidere il derby. È stato il perfetto preludio a una settimana che lunedì ha visto il ventiduenne centravanti serbo entrare per la prima volta nella top 20 del Pallone d’Oro, diciassettesimo con Casemiro e Luis Diaz, davanti a Cristiano Ronaldo; martedì lo ha visto premiato al Gran Galà dell’Associazione Calciatori assieme a Ciro Immobile e Rafael Leao come miglior attaccante dello scorso campionato e ieri lo ha scoperto tra i candidati al premio di miglior giocatore emergente del 2022 ai Globe Soccer Awards di Dubai, che saranno assegnati il 17 novembre. Una settimana con un riconoscimento dopo l’altro, in mezzo al secondo mese con una partita dopo l’altra. Senza Chiesa, senza Pogba, quasi sempre senza Di Maria, Massimiliano Allegri e la Juventus non possono fare a meno di DV9. E lo stesso (a parte gli assenti) vale per Dragan Stojkovic e la Serbia, impegnato a preparare un Mondiale in cui il bianconero sarà uno dei pilastri della Nazionale di “Pixie”, come era soprannominato il ct quando era un trequartista di gran talento.

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Così, come detto, Vlahovic sta facendo incetta anche di minuti in campo. Sabato 3 settembre, a Firenze, è stata l’ultima volta che ha visto iniziare una partita dalla panchina. Restandovi peraltro seduto fino al fischio finale. Tornato titolare in casa del Paris Saint-Germain il 6 settembre, da quella sfida al Parco dei Principi al derby ha giocato da titolare undici partite su undici in quaranta giorni: quattro in Champions League, cinque in Serie A e due nella Serbia. Lasciando il campo in anticipo solo allo Stadium contro il Maccabi Haifa, a 17 minuti dalla fine, e a San Siro contro il Milan, a 12 dal novantesimo. Una striscia che quasi certamente si allungherà questa sera, con Vlahovic che magari potrebbe tirare un po’ il fiato nella ripresa, lasciando spazio a quello tra Moise Kean e Arkadiusz Milik che non scenderà in campo assieme a lui dall’inizio. Dipenderà anche dall’andamento della partita: il serbo vorrebbe sicuramente restare in campo fino alla fine, ma un po’ di riposo in vista della grande sfida con il Benfica di martedì gli farebbe bene e il modo migliore per concederselo è incanalare il confronto con l’Empoli nella direzione giusta. Ossia verso una vittoria della Juventus. Vlahovic può farlo ovviamente segnando, cosa che dopo il digiuno settembrino (coinciso con tre sconfitte e un pareggio per la Juventus) gli è riuscita tre volte nelle cinque partite giocate a ottobre. Anche in questo caso con un’influenza decisiva: a secco a San Siro con il Milan e a Haifa, dove sono arrivate due sconfitte, a segno con Bologna, Maccabi all’Allianz e nel derby, firmando tre vittorie. Gol che fra l’altro hanno permesso a Vlahovic di raggiungere in vetta alla classifica marcatori Ciro Immobile e Marko Arnautovic: obiettivo secondario, quello del trono dei bomber, rispetto all’inseguimento al quarto posto, intanto, e poi magari allo Scudetto, ma come si è visto molto propedeutico al coronamento della rincorsa di squadra.

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Vlahovic tenta la fuga su Immobile

Così oggi DV9, dopo averli raggiunti, proverà ad allungare sul centravanti della Lazio (peraltro impossibilitato a replicare da un infortunio) e su quello del Bologna. Per sé e per la Juventus. Proprio la vittoria sul Torino, però, ha mostrato un Vlahovic nuovo: non solo nell’atteggiamento molto più freddo, seppur grintoso come sempre, ma anche molto più coinvolto nel gioco. E molto più preciso. Trentatre passaggi tentati contro una media stagionale di 15,2 ogni 90 minuti, dei quali 27 precisi, l’82% (dati Wyscout). E non passaggi banali, ma aperture sulle fasce decisive nel far progredire l’azione bianconera, spesso rendendola pericolosa. Se segnare è ovviamente il modo in cui Vlahovic può incidere in modo più diretto sull’esito della sfida di oggi, immergersi nel gioco come ha fatto nel derby (chiaro che dipende anche dai compagni) può essere alla fine altrettanto decisivo. E confermare che la sua fame, oltre a farlo abbuffare di minuti, candidature, premi, gol, lo sta anche facendo crescere.

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