Magia di Fagioli, la Juve riparte

Priva di 10 giocatori, la squadra di Allegri ha faticato a sfondare a Lecce, ma è rimasta compatta e attenta. Finché l'ingresso del talento 2001 e Iling non l'hanno illuminata
Magia di Fagioli, la Juve riparte

“Dal letame nascono i fiori”, cantava Fabrizio De André. Nel momento peggiore della sua storia recente, la Juventus ha forse visto finalmente sbocciare il talento annunciato di Nicolò Fagioli, autore del gol decisivo a Lecce con un tiro degno del suo idolo Del Piero, dopo aver cambiato l’inerzia della partita fin dal suo ingresso a inizio ripresa. E ha visto, il mondo bianconero, aprirsi ancora un po’ i petali di Samuel Iling Junior, che dopo Lisbona ha piazzato un altro assist subito dopo essere entrato in campo. Resta piena di problemi, la squadra di Massimiliano Allegri, e semivuota di giocatori (che è il primo di quei problemi, fra l’altro Iling ha chiuso zoppicando per un problema a una caviglia), ma torna da Lecce con tre elementi importanti per affrontarli: intanto i 3 punti, poi le prove dei giovani (non solo i due citati) e infine, ultima ma non per importanza, la maturità mostrata nel non accusare il colpo della matematica eliminazione dalla Champions League. Elemento bonus: la fortuna avuta sul palo colpito da Hjulmand nel finale, che finora era decisamente mancata alla squadra bianconera.

L’attenzione è già qualcosa

Lenta, macchinosa (e stavolta era comprensibile visti i 10 indisponibili, tra i quali quasi tutti gli uomini di maggiore qualità), mossa più da rabbia frustrata che da lucida determinazione (e lo si è visto nelle tre ammonizioni ingenuamente prese da Miretti, Cuadrado e Milik nei primi 23 minuti), la Juventus si è sforzata per tutto il primo tempo di uscire dal pantano di una partita in cui il Lecce ha chiuso ogni spazio e pressato ogni pallone, per poi provare a colpire con la velocità di Ceesay, Strefezza e Ouden. Tentativi stoppati con attenzione e senza affanni (e di questi tempi non è scontato) da una difesa in cui si è fatto notare per personalità Gatti, in più di un’occasione pronto a partire palla al piede per provare ad aprire un varco nel muro giallorosso. Muro su cui la manovra bianconera ha sbattuto senza trovarvi varchi, troppo banale nelle giocate di Rabiot e McKennie che si sono divisi l’impostazione, con Miretti e Soulé a cercare spazio sulla trequarti, Milik punto di riferimento offensivo e Cuadrado e Kostic a dare ampiezza: abbastanza per schiacciare il Lecce con il 65% di possesso palla e 6 tiri a 0 nel primo tempo, ma non per farlo realmente tremare una sola volta.

Trasformazione?

Un’impasse che Allegri ha provato a sbloccare inserendo Fagioli per McKennie e la tecnica e la visione di gioco del talento cresciuto nel vivaio hanno effettivamente dato subito una scossa, rendendo più rapida e incisiva la circolazione di palla bianconera. Poco incisiva la Juventus è però rimasta negli ultimi 30 metri, dove a Soulé è mancata esplosività e a Miretti un po’ di cattiveria nel chiudere un paio di situazioni che era stato bravissimo a creare. Esplosività e cattiveria che Allegri ha cercato in Kean e Iling Junior. Trovandole, perché è stato proprio l’attaccante inglese classe 2003 a concludere uno spunto sulla sinistra consegnando a Fagioli la palla che il centrocampista ha trasformato in tre punti con una magia. E’ presto per dire se sono cominciate anche la sua trasformazione da promessa in realtà e la trasformazione della stagione bianconera, ma di certo ha acceso una luce.

 

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