Fagioli, la Juventus, il no all’Inter e allo United e la benedizione di Cristiano Ronaldo

Il centrocampista d’oro della squadra bianconera raccontato dal fratello Alessandro: “Allegri gli è sempre stato vicino”
Fagioli, la Juventus, il no all’Inter e allo United e la benedizione di Cristiano Ronaldo

TORINO - Alessandro, fratello maggiore di Nicolò Fagioli, all'inizio della chiacchierata entra subito in tackle: «Se oggi è alla Juventus è anche grazie a tutte le botte che gli ho dato in campo». Se la ride di gusto perché da piccoli giocavano insieme, nonostante Alessandro avesse tre anni in più: all'Oratorio del Corpus Domini di Piacenza il Fagioli bianconero, con la palla al piede, era già uno spettacolo. Semplicemente imprendibile. Ora ha iniziato a stupire anche ad altissimi livelli: i gol al Lecce e all'Inter, la grande prova col Psg e pure l'esordio in nazionale maggiore contro l'Albania. Questo è il momento di Nicolò, raccontato così da Alessandro.

Alessandro, la svolta di Lecce ha cambiato la stagione di suo fratello. Che situazione stava vivendo prima di quel gol?

«Veniva impiegato pochissimo, nonostante le possibilità per inserirlo almeno all’apparenza ci fossero. Il merito di Nicolò è stato quello di non smettere di crederci, è stato bravissimo ad aspettare il suo momento. Prima di quella partita le sue telefonate erano tristi: non giocava e non riusciva a darsi una spiegazione, era sconfortato».

Dalla gara in Salento il mondo si è capovolto.

«La partita col Lecce ha dimostrato quanto talento sia in grado di mettere Nicolò a servizio della squadra. Il gol ci ha fatto scoppiare di gioia: io, mia madre e mio padre abbiamo seguito la gara in posti diversi. Ma quando ha segnato è stato un momento liberatorio. Noi da Nicolò alla vigilia sapevamo che avrebbe giocato dall’inizio, poi all’improvviso abbiamo visto Soulé titolare. Per cui quando è entrato e ha fatto gol la felicità è stata indescrivibile».

Via social lo ha esaltato anche Del Piero.

«Ricevere i suoi complimenti è stata un’emozione fortissima, anche solo ascoltare le sue parole per Nicolò ha rappresentato molto. Anche la telefonata del suo grande amico Alvaro Morata è stata bellissima».

In estate Fagioli aveva le valigie pronte: è andato davvero vicino all'addio?

«Noi non abbiamo mai intralciato il lavoro di Andrea D’Amico, il suo procuratore: sapevamo da sempre che l’intenzione di Nicolò fosse quella di rimanere alla Juve, ma rischiava di trovare poco spazio. La permanenza è stata una scelta condivisa con la società. Negli ultimi giorni di mercato si erano fatte sotto Cremonese e Sampdoria, ma alla fine Nicolò è rimasto. E tutte le parti hanno concordato questa mossa: il club, il mister e lui stesso».

Che rapporto ha Nicolò con Allegri?

«Molto professionale: in queste settimane gli ha ripetuto tante volte che doveva rimanere tranquillo. Gli è stato vicino, promettendogli che il momento giusto sarebbe arrivato: così è stato. In passato Nicolò si è aggrappato anche alla presenza di Cristiano Ronaldo nello spogliatoio: avevano un legame splendido, CR7 gli ha sempre confessato che vedesse in lui un grande talento. Così gli ha consigliato di lavorare il doppio, di non mollare mai».

Non è un caso che Allegri, il 15 settembre 2018, parlò così di Nicolò: «Per noi è un piacere vederlo giocare». Ricorda quella conferenza stampa?

«Se ci penso ho ancora i brividi perché l’intervento del mister fu spontaneo: l’ho riascoltato tantissime volte. Lì abbiamo capito che la vita di Nicolò sarebbe cambiata per sempre».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ed è arrivata anche la convocazione con la nazionale maggiore, con l’esordio contro l'Albania.

«Io l’ho scoperto sui social, la chiamata dell'Italia è stata una sorpresa anche per noi. Mancini vuole mettere le basi per il Mondiale, Nicolò sa di essere un giocatore molto stimato dal ct».  

Nel 2019 c'è stato un momento di grande paura: l'intervento per la correzione dell'aritmia cardiaca benigna.

«E’ stato un grande choc: era un problema che si portava dietro da tempo. Ad un certo punto lo staff medico della Juventus ci ha proposto l’intervento, a cui Nicolò si è sottoposto: la gestione del club è stata eccezionale. Lui ha preferito rimandare l’esordio con i grandi pur di evitare di correre rischi in futuro».

Fagioli è legato alla Juventus dal 2015: com’è stato il primo approccio con Vinovo?

«Nicolò è un mammone, la distanza non gli è mai piaciuta. Quando era nelle giovanili della Cremonese ha detto no al Manchester United: non si sentiva pronto per lasciare l’Italia. E per la Juve ha preferito declinare l’interesse dell'Inter, con cui fece un provino, del Milan e dell'Atalanta: la fede bianconera di Nicolò ha prevalso su tutto».

C'è stata una persona determinante nel cammino di suo fratello?

«Senza dubbio Gigi Milani: lo ha seguito passo dopo passo nella sua crescita. La Juve è una famiglia, da sempre: è stata fondamentale anche la tappa con la Next Gen, un’opportunità che gli ha permesso di diventare grande in fretta. E poi Andrea D’Amico: i suoi consigli sono stati decisivi, lo ringrazieremo per tutta la vita».

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TORINO - Alessandro, fratello maggiore di Nicolò Fagioli, all'inizio della chiacchierata entra subito in tackle: «Se oggi è alla Juventus è anche grazie a tutte le botte che gli ho dato in campo». Se la ride di gusto perché da piccoli giocavano insieme, nonostante Alessandro avesse tre anni in più: all'Oratorio del Corpus Domini di Piacenza il Fagioli bianconero, con la palla al piede, era già uno spettacolo. Semplicemente imprendibile. Ora ha iniziato a stupire anche ad altissimi livelli: i gol al Lecce e all'Inter, la grande prova col Psg e pure l'esordio in nazionale maggiore contro l'Albania. Questo è il momento di Nicolò, raccontato così da Alessandro.

Alessandro, la svolta di Lecce ha cambiato la stagione di suo fratello. Che situazione stava vivendo prima di quel gol?

«Veniva impiegato pochissimo, nonostante le possibilità per inserirlo almeno all’apparenza ci fossero. Il merito di Nicolò è stato quello di non smettere di crederci, è stato bravissimo ad aspettare il suo momento. Prima di quella partita le sue telefonate erano tristi: non giocava e non riusciva a darsi una spiegazione, era sconfortato».

Dalla gara in Salento il mondo si è capovolto.

«La partita col Lecce ha dimostrato quanto talento sia in grado di mettere Nicolò a servizio della squadra. Il gol ci ha fatto scoppiare di gioia: io, mia madre e mio padre abbiamo seguito la gara in posti diversi. Ma quando ha segnato è stato un momento liberatorio. Noi da Nicolò alla vigilia sapevamo che avrebbe giocato dall’inizio, poi all’improvviso abbiamo visto Soulé titolare. Per cui quando è entrato e ha fatto gol la felicità è stata indescrivibile».

Via social lo ha esaltato anche Del Piero.

«Ricevere i suoi complimenti è stata un’emozione fortissima, anche solo ascoltare le sue parole per Nicolò ha rappresentato molto. Anche la telefonata del suo grande amico Alvaro Morata è stata bellissima».

In estate Fagioli aveva le valigie pronte: è andato davvero vicino all'addio?

«Noi non abbiamo mai intralciato il lavoro di Andrea D’Amico, il suo procuratore: sapevamo da sempre che l’intenzione di Nicolò fosse quella di rimanere alla Juve, ma rischiava di trovare poco spazio. La permanenza è stata una scelta condivisa con la società. Negli ultimi giorni di mercato si erano fatte sotto Cremonese e Sampdoria, ma alla fine Nicolò è rimasto. E tutte le parti hanno concordato questa mossa: il club, il mister e lui stesso».

Che rapporto ha Nicolò con Allegri?

«Molto professionale: in queste settimane gli ha ripetuto tante volte che doveva rimanere tranquillo. Gli è stato vicino, promettendogli che il momento giusto sarebbe arrivato: così è stato. In passato Nicolò si è aggrappato anche alla presenza di Cristiano Ronaldo nello spogliatoio: avevano un legame splendido, CR7 gli ha sempre confessato che vedesse in lui un grande talento. Così gli ha consigliato di lavorare il doppio, di non mollare mai».

Non è un caso che Allegri, il 15 settembre 2018, parlò così di Nicolò: «Per noi è un piacere vederlo giocare». Ricorda quella conferenza stampa?

«Se ci penso ho ancora i brividi perché l’intervento del mister fu spontaneo: l’ho riascoltato tantissime volte. Lì abbiamo capito che la vita di Nicolò sarebbe cambiata per sempre».

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