Juve, carte di Torino a Bergamo e a Genova: occhio, l’inchiesta si allarga!

I pm torinesi trasmettono la documentazione perché si possa indagare anche su altri club. Il faldone di 544 pagine dei magistrati coinvolge a cascata diverse società

TORINO - L'impetuoso sentimento popolare affresca venti di bufera in procinto di far quantomeno scricchiolare, con precisione chirurgica, le sole fondamenta della Continassa. Ma gli incartamenti da cui è germogliata l’inchiesta sui conti della Juventus, presto o tardi, potrebbero trasformare la tempesta su Torino in un vero e proprio vortice d’aria. Che calamita, attrae e infine risucchia. E dentro al vortice, più che una squadra, rischierebbe a quel punto di finire un intero sistema. Per questo motivo, con buona probabilità, nessuno azzarda a sbilanciarsi e a puntare il dito contro i bianconeri: né gli addetti ai lavori né, tanto meno, i rappresentati delle istituzioni. Che, al contrario, sono i primi ad allargare i confini dell’indagine con una certa dose di “mettiavantismo”. Vuoi con vaghe allusioni, vuoi con precise parole. Come quelle pronunciate non più tardi di ieri, ancora una volta, dal Ministro dello Sport: «La Juventus probabilmente non rimarrà sola», ha fatto echeggiare Abodi.

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I magistrati torinesi sono intenzionati a trasmettere gli atti ai colleghi di altre procure

E in effetti, a scorrere il faldone di 544 pagine in forza del quale i pm torinesi hanno chiesto per i vertici bianconeri misure cautelari poi respinte dal Gip, sono diverse le società che – a buonsenso – paiono coinvolte in operazioni simili, se non analoghe, a quelle contestate negli ultimi mesi alla Juventus. In tema di plusvalenze, su cui la giustizia sportiva si è già espressa a più riprese con una lunga sequenza di sentenze di proscioglimento, ma non soltanto. Per questo motivo i magistrati torinesi sono intenzionati a trasmettere gli atti ai colleghi di altre procure, a partire da quelle di Bergamo e di Genova, per effettuare tutte le valutazioni del caso. In quella che potrebbe diventare, a quel punto, una vera e propria reazione a catena, in grado di coinvolgere potenzialmente tutta Italia. A meno che, a livello centrale, non sia direttamente la Procura Federale a muoversi, opzione però poco probabile se ad attivarla non sarà in prima battuta la Covisoc.

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Le parole di Zeman e Cairo

Il vortice d’aria che tanto se non tutto risucchia, qualcosa più di una fumosa eventualità confinata all’orizzonte, inizia intanto a prendere consistenza. Annunciato, a conferma della gravità della situazione che si sta via via delineando, da chi abitualmente trova posto – nell’immaginario comune, almeno – agli antipodi rispetto alla Juventus. Come il chiacchierato Zeman, che nei giorni scorsi ha sottolineato come «la Procura di Torino semplicemente si è mossa per prima, ma ora anche le altre dovrebbero svegliarsi». Come il presidente granata Cairo, il quale ha evidenziato che «se la Juventus ha fatto certe cose significa che qualcuno le ha fatte con lei, dunque si dovrebbe scavare in profondità».

Difficile, a quel punto, non sconfinare oltre il perimetro bianconero della Continassa.

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TORINO - L'impetuoso sentimento popolare affresca venti di bufera in procinto di far quantomeno scricchiolare, con precisione chirurgica, le sole fondamenta della Continassa. Ma gli incartamenti da cui è germogliata l’inchiesta sui conti della Juventus, presto o tardi, potrebbero trasformare la tempesta su Torino in un vero e proprio vortice d’aria. Che calamita, attrae e infine risucchia. E dentro al vortice, più che una squadra, rischierebbe a quel punto di finire un intero sistema. Per questo motivo, con buona probabilità, nessuno azzarda a sbilanciarsi e a puntare il dito contro i bianconeri: né gli addetti ai lavori né, tanto meno, i rappresentati delle istituzioni. Che, al contrario, sono i primi ad allargare i confini dell’indagine con una certa dose di “mettiavantismo”. Vuoi con vaghe allusioni, vuoi con precise parole. Come quelle pronunciate non più tardi di ieri, ancora una volta, dal Ministro dello Sport: «La Juventus probabilmente non rimarrà sola», ha fatto echeggiare Abodi.

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