Pagina 2 | Juventus, ora pagano i piccoli: gli effetti della gogna mediatica

TORINO - Il processo alla Juventus per i conti del club non è ancora stato celebrato (meglio premetterlo, data l’aria che si respira in questi giorni). Di più: non è nemmeno detto che processo sia, dato che il fascicolo in questione potrebbe anche essere archiviato. La diffusione delle intercettazioni presenti nelle 544 pagine con cui i magistrati della Procura di Torino hanno richiesto misure cautelari a carico dei vertici del club bianconero, richiesta per giunta respinta, ha però concorso a creare quella gogna mediatica in forza della quale il verdetto è pressoché già stato emesso. Con tutte le conseguenze del caso. Alcuni effetti potrebbero incidere – togliendo serenità all’ambiente, per esempio – sulla stagione sportiva della squadra. Altri, invece, fatalmente stanno già incidendo. Anche e soprattutto a livello economico. Un dato su tutti, sul tema.

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Il crollo in Borsa

La reazione negativa di Piazza Affari alla tempesta che si sta abbattendo sulla Juventus fuori dal campo ha portato a un crollo del valore del titolo bianconero in Borsa, che ha fatto registrare un -13% dal giorno delle dimissioni dell’intero CdA (28 novembre) e un -15% da quello della notifica di chiusura indagini (24 ottobre). Al punto da toccare i minimi dall’estate del 2016, con un valore sceso a 0,247 euro. Un’importante flessione che stanno pagando, in primo luogo, quei piccoli azionisti che – insieme ad alcuni fondi – avevano investito nelle azioni della Juventus. Gli stessi per cui, nella stragrande maggioranza dei casi, il club bianconero è una questione di cuore ancor prima che di portafoglio. E questo per i tempi della giustizia italiana e per le storture mediatiche cui stiamo assistendo, con l’unica voce per ora iscritta al dibattito – quella dell’accusa, inevitabilmente – presa per fonte certa cui abbeverarsi. Certo, i rilievi in tema di bilanci sono stati mossi dalla Consob, in ottemperanza a mansioni di controllo e trasparenza, proprio per tutelare gli azionisti da eventuali violazioni del club. Ma queste violazioni, appunto, sono ancora tutte da appurare, con la Juventus che ha ribadito a più ripresa la propria convinzione di aver agito in maniera corretta.

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Piccoli azionisti penalizzati

In virtù, anche se non soprattutto, della lunga esperienza maturata a Piazza Affari. La genesi del titolo bianconero in Borsa ha infatti radici che si allungano fino al mese di dicembre del 2001, quando l’operazione veniva trionfalmente annunciata a Milano dall’allora amministratore delegato Antonio Giraudo, al fine di «reperire le risorse finanziarie per realizzare importanti progetti industriali». Era infatti l’epoca in cui il club bianconero stava per acquisire l’area in cui sorgeva il vecchio Delle Alpi ed era in procinto di avviare i lavori per la costruzione del centro sportivo di Vinovo, opere cui abbinare lo sviluppo del progetto “Mondo Juve” per sfondare i confini del pallone ed abbracciare a tutti gli effetti l’entertainment. Da quel momento, sul rettangolo verde come negli ambienti della finanza, due mondi più connessi di quanto si potrebbe pensare per un club quotato in Borsa, di acqua sotto i ponti ne è passata a ettolitri. Dalle ripetute sospensioni del titolo nei giorni più convulsi di Calciopoli all’imperiosa crescita vissuta nel 2017, proprio in parallelo ai successi della squadra di Massimiliano Allegri, arrivata a 90’ soltanto da un clamoroso triplete. Fino al picco dell’aprile 2019, quando le azioni sono arrivate a toccare quota 1,2596 euro. Un valore che, da allora a oggi, si è ridotto addirittura del 78%, con l’ultimo periodo che ha influito in maniera piuttosto importante nella flessione. Finendo per penalizzare soprattutto i piccoli azionisti, primi tifosi bianconeri.

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Il crollo in Borsa

La reazione negativa di Piazza Affari alla tempesta che si sta abbattendo sulla Juventus fuori dal campo ha portato a un crollo del valore del titolo bianconero in Borsa, che ha fatto registrare un -13% dal giorno delle dimissioni dell’intero CdA (28 novembre) e un -15% da quello della notifica di chiusura indagini (24 ottobre). Al punto da toccare i minimi dall’estate del 2016, con un valore sceso a 0,247 euro. Un’importante flessione che stanno pagando, in primo luogo, quei piccoli azionisti che – insieme ad alcuni fondi – avevano investito nelle azioni della Juventus. Gli stessi per cui, nella stragrande maggioranza dei casi, il club bianconero è una questione di cuore ancor prima che di portafoglio. E questo per i tempi della giustizia italiana e per le storture mediatiche cui stiamo assistendo, con l’unica voce per ora iscritta al dibattito – quella dell’accusa, inevitabilmente – presa per fonte certa cui abbeverarsi. Certo, i rilievi in tema di bilanci sono stati mossi dalla Consob, in ottemperanza a mansioni di controllo e trasparenza, proprio per tutelare gli azionisti da eventuali violazioni del club. Ma queste violazioni, appunto, sono ancora tutte da appurare, con la Juventus che ha ribadito a più ripresa la propria convinzione di aver agito in maniera corretta.

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