Remino, il massaggiatore di Vialli alla Juve: "Caro Gianluca, quante me ne hai combinate!"

"Mi chiamò a inizio stagione, mi voleva conoscere: la telefonata mi è rimasta dentro. lascia un vuoto incredibile"

TORINO - Proviamo a cancellare per un attimo gli ultimi tormentati mesi e le frasi che anticipavano il suo addio. Nell’occasione vogliamo ricordare Gianluca Vialli sul campo. O meglio dentro lo spogliatoio. Perché Gianlucaccio era sempre allegro e spensierato. Faceva gruppo, trasmetteva grinta ma nello stesso tempo era un gran burlone. Architettava ed eseguiva scherzi: e quando prendeva qualcuno di mira, povero lui: gliene combinava di tutti i colori. Lui in coppia con Paolo Di Canio, soprattutto. Ne sa qualcosa il “povero” Valerio Remino, il primo massaggiatore del Vialli bianconero che ha seguito i muscoli del capitano e subito, uno dietro l’altro, i suoi scherzi. Un rapporto professionale importante ma nello stesso tempo alquanto movimentato. E proprio con il massaggiatore entriamo nello spogliatoio bianconero del grande campione che nel cielo di Roma, successivamente, ha alzato la Champions League. Nel giorno di quell’indimenticabile notte Remino non c’era più, ma in precedenza sì. Nei primi due anni juventini di Gianluca lo aveva aiutato a inserirsi nel mondo bianconero e a superare le difficoltà fisiche che lo avevano frenato sino all’arrivo di Lippi.
 
Remino, da dove cominciamo?  
 
«Difficile individuare un episodio solo, ce ne sono talmente tanti...».
 
Con lei come vittima predestinata, vero?
 
«Sì, sempre io. Me ne ha fatte tante. Però ci volevamo bene».
 
L’impatto come è stato?
 

«Prima del suo arrivo ho partecipato ad un corso con tutti gli addetti ai lavori della Serie A. Ricordo che i medici e i massaggiatori della Samp di quel tempo mi dissero che dovevo farmi aumentare lo stipendio da Boniperti perché seguire Gianluca non era facile visto che era un perfezionista. Però non mi avevano detto quanto e come scherzasse...».
 
Partiamo, allora. Cosa mai le combinava?
 
«Di tutto. Quando partivamo o tornavamo da una trasferta in bus, ché allora mica avevano tutte le comodità di adesso, ci fermavamo all’autogrill per andare in bagno, prendere un caffè, mangiare qualcosa».


 
Niente di strano, no?

 
«La stranezza arrivava quando risalivamo. I responsabili dell’autogrill chiedevano a gran voce, con tutti noi già seduti, chi fosse il massaggiatore. E già capivo. Dovevo scendere e pagare il conto di Vialli perché lui alla cassa diceva che avrebbe pagato il massaggiatore della Juve. Un’abitudine. E rideva...».
 
Sì però poi i soldi glieli dava, no?
 
«Non sempre». E sorride. «Ma la spesa era minima».
 

E poi?
 
«Finiti gli allenamenti lui si fermava per lavorare ancora. E io dovevo aspettare. E stava delle ore a prepararsi, lo faceva apposta, mi guardava e rideva. Ora vengo, ora vengo. E non veniva mai».
 
Continui.
 
«Quando partivamo, arrivava sempre in ritardo, si faceva aspettare. E quando tornavamo era l’ultimo a salire sul pullman. Visto che lo ha fatto anche negli ultimi Europei, credo fosse una forma scaramantica. Ma a quei tempi io non lo sapevo e dovevo andarlo a cercare. E lui a dirmi: che vuoi?».


 
Legava con Baggio?

 
«Sì, anche se avevano due caratteri diversi. Roby più timido, lui esuberante».


Altre cose da tramandare?
 
«Senta questa, che la dice tutta sul carattere di Vialli. 5 settembre 1993: durante la partita Roma-Juventus appoggiando male a terra il piede sinistro per calciare con il destro avvertì un crac osseo. Non fece gol ma da terra richiamò l’attenzione dei compagni cercando soccorso. E a gran voce urlò loro di chiamare subito “Remi”. L’arbitro Beschin subito domandò chi fosse questo “Remi” e Antonio Conte gli disse che era il massaggiatore».
 
Tutto normale, che c’è di strano?

 
«Ascolti. Entrai in campo e Gianluca mi disse che si era rotto il quinto metatarso. Gli risposi con una domanda: “sei calciatore o radiologo?”. Lui replicò che per alcuni mesi avrebbe fatto l’infortunato in barca a vela al largo di Portofino. Lo portai sulle spalle fuori dal terreno di gioco. Durante il trasporto mi sussurrò nell’orecchio: Remi non scivolare, altrimenti oltre a me e Baggio che abbiamo sbagliato un rigore a testa anche tu farai una figura di merda davanti a 65 mila spettatori. Anche in momenti difficili scherzava e mi prendeva in mezzo. A proposito: si era proprio fratturato il metatarso».


 
Con chi andava più d’accordo?
 
«Con Paolo Di Canio, suo compagno di goliardia. Assieme mettevano in subbuglio tutto lo spogliatoio con le loro iniziative scherzose. In due contavano come 25 giocatori da seguire».

 
Come fu accolto Vialli alla Juventus?

 
«All’inizio con molto scetticismo, soprattutto da parte di noi della vecchia guardia. Pensavamo venisse a svernare. Non è stato così».
 
Un ultimo aneddoto?

 
«Nel mio anno finale di Juve, per una serie di motivi, diedi le dimissioni. Eravamo a Venezia e in piena notte Gianluca venne da me. Perché lo fai, mi disse? Se pensi che io voglia un massaggiatore della Samp, come qualcuno va a dire in giro, ti sbagli. Io voglio te. Gli spiegai i motivi. E lui alla fine mi disse che capiva e che la Juve avrebbe perso un grande personaggio. Mi toccò al cuore, mi fece piacere».

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