Allegri-Juventus, le cinque mosse che hanno cambiato il vento

Dall’inferno dell’eliminazione in Champions alla rimonta in Serie A: la rivoluzione del tecnico non è solo sul campo

TORINO - Rivoluzionata e anche un po’ rivoluzionaria: testa, gambe e cuore, così Massimiliano Allegri ha ricostruito la sua Juventus. In cinque mosse, navigando con abilità nella tempesta, da ammiraglio di lungo corso: dall’inferno dell’eliminazione della Champions, dalla «vergogna» (parola dell’ormai ex presidente Andrea Agnelli) di Haifa, passando in mezzo alla bufera delle inchieste e alla rivoluzione societaria che ha condotto a un nuovo Cda. Nel marasma, Allegri è la certezza a cui aggrapparsi: incassata la fiducia piena di John Elkann, che lo ha indicato come punto di riferimento dell’area sportiva, il tecnico livornese ha preso per mano la Juventus portandola via dalle sabbie mobili, quantomeno in campionato: indipendentemente dalla corsa di Napoli e Milan, il fatto che la Juventus venerdì al Maradona possa giocarsi una fetta di corsa scudetto è già un’impresa, ripensando a com’era la situazione anche soltanto tre mesi fa. Allegri ci è riuscito in cinque mosse, vediamo come.

Orgoglio e giudizio

Max ha saputo entrare nel cuore dei giocatori, toccando le corde giuste: ha colpito nel modo corretto, e allo stesso tempo stimolato, i campioni. Di pari passo, ha saputo cavalcare l’entusiasmo e la spensieratezza dei giovani. In questo modo la Juventus ha ritrovato autostima, fiducia e, di conseguenza, risultati. Danilo è stato la colonna portante, ma non l’unico elemento che, all’interno dello spogliatoio, ha saputo dare una mano al tecnico per creare il giusto clima, fondamentale per ottenere le otto vittorie consecutive in campionato, senza incassare gol.

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La svolta tattica

Sembra un passaggio secondario, ma la decisione di puntare su un diverso sistema di gioco si è rivelata vincente. Allegri ha dovuto fare di necessità virtù, prima di trovare una soluzione stabile, sulla quale edificare la rimonta bianconera: la formazione, nelle idee con le quali era stato sviluppato il mercato estivo, doveva essere sartorialmente disegnata per il 4-3-3, con Pogba da mezzala e Di Maria esterno, aspettando il ritorno di Chiesa. Gli infortuni hanno portato ad avere una Juve virtuale che non si è mai vista e così Max ha dovuto cambiare in corsa: così si è affidato al 3-5-2 (con Milik e Kean, in mancanza di Vlahovic), che diventa 3-5-1-1 quando c’è un solo centravanti (di solito Milik o Kean) e un altro sottopunta (Di Maria o Miretti).

La difesa blindata

Otto vittorie consecutive sono un risultato eccellente, ma diventa ancora più significativo se in quei successi la squadra non prende mai gol: 756 minuti di imbattibilità in campionato, che diventano 822 considerando i minuti di recupero. Il tutto quasi sempre senza Bonucci e cambiando spesso gli interpreti della retroguardia: merito di un equilibrio tattico ritrovato, dello spirito di sacrificio di tutti, a cominciare dagli attaccanti, e della solidità del centrocampo.

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Abilità da gestore

Allegri ha saputo sfruttare la profondità della panchina e con la forza dei cambi ha spesso risolto le partite nella ripresa (discorso che sviluppiamo a pagina 4), ma la sua arma segreta è stata saper gestire con sapienza la lunga sosta per il Mondiale, che aveva spezzato il ritmo dei bianconeri arrivati a sei vittorie di fila.

Il trasformatore

L’ultima allegrata, ma non in ordine di importanza, è aver convertito la tensione dovuta alle questioni extra campo in energia positiva da sfogare in partita, isolando il gruppo squadra da tutto ciò che circondava (e circonderà ancora, inesorabilmente) l’ambiente bianconero.

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TORINO - Rivoluzionata e anche un po’ rivoluzionaria: testa, gambe e cuore, così Massimiliano Allegri ha ricostruito la sua Juventus. In cinque mosse, navigando con abilità nella tempesta, da ammiraglio di lungo corso: dall’inferno dell’eliminazione della Champions, dalla «vergogna» (parola dell’ormai ex presidente Andrea Agnelli) di Haifa, passando in mezzo alla bufera delle inchieste e alla rivoluzione societaria che ha condotto a un nuovo Cda. Nel marasma, Allegri è la certezza a cui aggrapparsi: incassata la fiducia piena di John Elkann, che lo ha indicato come punto di riferimento dell’area sportiva, il tecnico livornese ha preso per mano la Juventus portandola via dalle sabbie mobili, quantomeno in campionato: indipendentemente dalla corsa di Napoli e Milan, il fatto che la Juventus venerdì al Maradona possa giocarsi una fetta di corsa scudetto è già un’impresa, ripensando a com’era la situazione anche soltanto tre mesi fa. Allegri ci è riuscito in cinque mosse, vediamo come.

Orgoglio e giudizio

Max ha saputo entrare nel cuore dei giocatori, toccando le corde giuste: ha colpito nel modo corretto, e allo stesso tempo stimolato, i campioni. Di pari passo, ha saputo cavalcare l’entusiasmo e la spensieratezza dei giovani. In questo modo la Juventus ha ritrovato autostima, fiducia e, di conseguenza, risultati. Danilo è stato la colonna portante, ma non l’unico elemento che, all’interno dello spogliatoio, ha saputo dare una mano al tecnico per creare il giusto clima, fondamentale per ottenere le otto vittorie consecutive in campionato, senza incassare gol.

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Allegri-Juventus, le cinque mosse che hanno cambiato il vento
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Abilità da gestore