“F.C. Juventus Spa: penalizzazione di 15 punti in classifica da scontarsi nella corrente Stagione Sportiva”. Quindici punti. Quindici. Più di quelli che aveva chiesto il Procuratore federale (9). E pure le inibizioni temporanee ai dirigenti bianconeri (con richiesta di estensione in ambito Uefa e Fifa) sono state inasprite rispetto alle richieste sanzionatorie: 30 mesi all’ex dg Fabio Paratici, 24 all’ex presidente ed ex ad Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, 16 al direttore sportivo Federico Cherubini, 8 all’ex vice-presidente Pavel Nedved e agli ex manager Paolo Garimberti, Assia Grazioli Venier, Caitlin Mary Hughes, Daniele Marilungo, Francesco Roncaglio. E gli altri 8 club e 45 dirigenti coinvolti? Nulla. Liberi tutti: “Codesta Corte federale d’Appello respinge per il resto il reclamo della Procura Federale”. Quasi che la Juventus se li sia venduti e comprati da sola, i calciatori.
Chiné e quei 42 minuti su 44
Era la Juventus, del resto, che aveva messo nel mirino il commendatore Giuseppe Chiné da Bovalino: componente della Procura Federale Figc dal 2004, ne è diventato responsabile nel 2019 (i tifosi bianconeri magari lo ricorderanno per la squalifica fatta comminare a Gigi Buffon per una bestemmia). Aveva avanzato istanza di revocazione della sentenza del 17 maggio scorso, in cui erano stati prosciolti 59 dirigenti e 11 società, tornando alla carica (forte della presa conoscenza degli atti dell’inchiesta Prisma della Procura di Torino) tirando in causa questa volta 9 club e 52 dirigenti. Ma... Ma nei suoi 44 minuti di durata del primo intervento, in audizione, per ben 42 minuti soltanto di Juventus ha parlato. Gli altri due? Saluti e convenevoli. E’ stato veemente, efficace. Ha convinto gli altri più ancora che se stesso, in un certo senso, visto che la Corte federale d’Appello è poi stata maggiormente severa di lui. Per quasi un quarto d’ora ha parlato con trasporto sottolineando la gravità della condotta bianconera, sottolineando che di fatto la Juve ha truccato i campionati perché ha rinforzato l’organico comprando e pagando giocatori grazie a bilanci artefatti. «La Juventus in classifica deve finire dietro la Roma, fuori dalla zona delle Coppe europee!». Chi lo ascoltava, ipotizzava si volesse arrivare a una richiesta di retrocessione, addirittura.
Il peso dato al "Libro nero di FP"
Non i soli 9 punti poi chiesti. Il presidente Torsello e gli altri membri della Corte hanno infatti rincarato la dose. E non si sono lasciati convincere dai legali bianconeri circa le eccezioni avanzate contro l’ammissibilità della revocazione: il principio del “ne bis in idem” che sarebbe stato violato e la non sussistenza di fatti nuovi. Men che meno hanno fatto proprie le ragioni del club sul merito della questione. Proprio i documenti dell’inchiesta Prisma sono risultati decisivi. Quel “Libro nero di FP” (Fabio Paratici) era in realtà un semplice A4 ma conteneva una nota a firma Cherubini che non poteva cadere nel vuoto: “utilizzo eccessivo plusvalenze artificiali”. Una sorta di ammissione di colpa, c’è poco da fare. Documento impattante, suggestivo, clamoroso. Ecco perché Paratici ha pagato più di tutti: 30 mesi di inibizione. Cherubini poco più della metà. Eppoi quei 15 punti al club. Si chiedono in tanti, a posteriori: invece di un’unica memoria, se avessero tenuto distinta la società dai dirigenti sarebbe potuta andare diversamente.