Ci sono anche delle telefonate nelle quali i dirigenti si auto-assolvono, perché quelle non contano?
Eppure, ci sono anche delle telefonate nelle quali i dirigenti si auto-assolvono, perché quelle non contano? Se un dialogo telefonico (e si sa quanta leggerezza ci può essere quando si parla al telefono) viene considerato inconfutabile prova «confessoria», perché un dialogo in cui i dirigenti dicono il contrario non può valere come assoluzione? Il 15 luglio del 2021, per esempio, il ds Federico Cherubini parlava con Stefano Bertola, il Cfo, ovvero l’uomo dei conti della Juventus. E diceva: «Ma secondo me, ecco dallo spirito sembra che quello che loro (ispettori di Consob) cerchino è capire dove e come e se ci sia stata una palese sopravvalutazione, come se tra le nostre carte ci fosse non so... Guarda, Pjanic vale 20 ma lo vendiamo 50, come se ci fosse la consapevolezza di quello. Io credo che questo... che ogni volta che c’è stata l’attribuzione di un valore, ripeto può essere stata anche fatta in maniera più o meno corretta, non è che era così...». A questo punto parla Bertola: «No no, non c’è nessun intento doloso, no. Se loro quello stanno cercando non troveranno nulla, non troveranno nulla». Sì, non è molto appassionante come dialogo, ma perché non ha lo stesso peso.
Nella memoria difensiva bianconera si fa notare: «...assai significativamente di tale intercettazione non vi è alcuna traccia, a fronte invece del richiamo – improprio – a diverse intercettazioni di cui viene travisato il contenuto». Perché non solo le telefonate in cui i dirigenti si dicevano che i valori degli scambi non erano stati alterati sono state ignorate, ma alcune chiamate che per l’accusa sono «confessorie» sono state interpretate in modo scorretto.