Juve, i tifosi si uniscono e preparano la rivolta con migliaia di firme

Summit online sino a notte fonda tra i rappresentanti dei Club. Ora la nomina di un portavoce e la linea guida per agire

Si gonfia l’onda della protesta. La grottesca penalizzazione inferta alla Juventus a margine di un processo durato un battito di ciglia ha lasciato interdetti gli osservatori imparziali e persino i simpatizzanti di altri colori, ma soprattutto – e inevitabilmente – ha fatto montare la rabbia del popolo bianconero. Che ha mandato giù, non digerito. E che, nelle ultime quarantotto ore, ha inaugurato un tam-tam sul web destinato a sfociare in una protesta dai contorni estremamente concreti. Il segnale più tangibile a indicare questa via è arrivato nella serata di martedì, quando i referenti regionali degli Juventus Official Fan Club di tutta Italia si sono dati appuntamento online per studiare gli strumenti attraverso cui veicolare il proprio dissenso e dar forma alla rabbia che si impossessa di chi è certo di aver subito un’ingiustizia. L’incontro, durato fino a notte fonda, non ha però portato a reazioni di pancia o a iniziative avventate. Ma ha costituito un primo passaggio sulla strada lungo la quale costruire una forma di protesta organizzata e ficcante.

Un unico portavoce

Per questo i singoli coordinatori si sono auto-imposti il silenzio: meglio prima nominare un portavoce unico, per esprimere in maniera univoca il pensiero di tutti ed evitare storture. Per questo non sono state annunciate forme di contestazione dettagliate: doveroso, in prima battuta, fare una cernita delle possibilità a disposizione e valutare quali perseguire al fine di raccogliere risultati concreti. Le novità, semmai, verranno esposte entro un paio di giorni, orizzonte entro il quale è atteso un comunicato congiunto di tutti gli Juventus Official Fan Club – ben 359 quelli presenti solo sul territorio nazionale, a raccogliere decine di migliaia di sostenitori bianconeri – con le prime indicazioni sulle forme di protesta. E proprio attraverso i comunicati diramati dai coordinamenti regionali, tra lunedì e martedì, aveva preso quota la galoppante protesta.

Le note delle regioni e la fase due

Nella giornata di ieri sono state pubblicate le note di alcune delle regioni (e dei Paesi esteri) ancora mancanti all’appello, oggi arriveranno le ultime adesioni. Quindi, una volta che tutte le parti in causa si saranno allineate si potrà passare alla fase due, quella della protesta organica e compatta. Perché “l’ennesima ingiustizia ci lascia basiti, ma fortemente coesi”, hanno spiegato i referenti della Sardegna. Perché “non possiamo più tacere di fronte a decisioni che sembrano avere come unico scopo quello di rendere la Juventus, per l’ennesima volta, capro espiatorio di un sistema che vede il coinvolgimento di altre parti” (Umbria). Il dissenso “verso provvedimenti orientati a favorire vendette trasversali in contesti sovranazionali” (Basilicata) ha così abbracciato tutta Italia, dal Piemonte (“Sappiamo bene cos’ha rappresentato 17 anni fa una sentenza altrettanto severa e ingiusta”) al Molise (“Siamo stanchi di pagare sempre in maniera maggiore e di ricevere puntualmente un trattamento diverso dagli altri”), dall’Abruzzo (“Comminata nei nostri confronti una penalizzazione che esaudisse le richieste, a dir poco cervellotiche, di una Procura Federale parziale”) alla Calabria (“Quella che alcuni definiscono ancora giustizia sportiva è riuscita, in pochi mesi, a sentenziare in maniera opposta gli stessi fatti riguardanti altre squadre”). E poi ancora. Perché sono arrivate adesioni all’iniziativa dai coordinatori degli Stati Uniti (“Punire esclusivamente e senza giurisprudenza noi, scagionando tutti gli altri, non sarà accettato”) e della Svizzera (“L’iniquità è diventata ormai una costante che si ripete sistematicamente quando ad essere giudicata è la Juventus”), perfino da Nassiriya (“Attendiamo ulteriori provvedimenti che la giustizialista “giustizia” sportiva potrà ancora applicare in modo da escluderci dalle Coppe e chissà cos’altro ancora”). Ma anche da Francia, Germania e Penisola Balcanica, oltre che da Lombardia, Lazio, Puglia, Marche, Liguria, Sicilia, Campania, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Trentino Alto Adige. Il fronte bianconero è unito e compatto in tutto il mondo, insomma. E pronto a esibire quello stesso spirito battagliero che sta animando le parole dei vertici del club – dalla proprietà con John Elkann alla dirigenza con Maurizio Scanavino – in attesa di passare ai fatti, a suon di ricorsi e dispute legali. Per provare a smontare, tassello dopo tassello, il mosaico di una giustizia sportiva che, a Torino, pare assomigliare sempre più a un’ingiustizia sportiva.

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