Plusvalenze Juve, il dubbio di Coccia: "Ma perché 15 punti? Non viene spiegato!"

Intervista all’avvocato, arbitro del Tas ed ex vice commissario della Figc nel 2006: "Per il calcolo si è andati con lo spannometro"

Avvocato Massimo Coccia, arbitro del Tas dal 1996 e già vice commissario della Federcalcio nel 2006-07, proprio durante Calciopoli, chi meglio di lei può spiegare se la Juventus, qualora veda respinto il ricorso al Collegio di garanzia, possa rivolgersi al Tas di Losanna?

«Non può perché né la Federcalcio né il Coni prevedono nei loro statuti, e quindi acconsentirebbero, di andare a un arbitrato. Spiego meglio: il Tas è un’istituzione arbitrale e come tale si basa sul fatto che le parti accettino che il procedimento abbia luogo sulla questione controversa. C’è un sistema italiano messo in piedi che funziona: prevede due gradi di giudizio e la “Cassazione”, ovvero il Collegio di Garanzia. Se la Figc accettasse, ammetterebbe che il sistema nazionale predisposto non è adeguato».

Quali sono i casi che possono andare al Tas?

«I casi di doping per gli atleti di rilevanza internazionale. E non solo, anche per le norme sul fair play finanziario. Tutti i club che si iscrivono alle Coppe europee accettano lo statuto e i regolamenti di Uefa e Fifa che prevedono come istanza di appello di rivolgersi al Tas. Per le altre materie non è previsto nei regolamenti federali e del Coni l’appello al Tas: senza questo, manca il presupposto giuridico e il consenso delle parti per andare al tribunale di Losanna».

Anche per Calciopoli non si andò al Tas?

«Le racconto un retroscena perché all’epoca ero vice commissario della Federcalcio. Mi arrivò una telefonata del presidente della Juventus Cobolli Gigli che mi chiese se la Figc era d’accordo per andare al Tas: dopo essermi consultato con l’allora commissario gli risposi che non era previsto dai regolamenti e che serviva un accordo ad hoc tra le parti che non ci fu. Come fu escluso allora tendo a pensare che venga escluso anche adesso perché è come se la Federcalcio dichiarasse pubblicamente che non segue i propri regolamenti. L’impedimento politico è fondamentale, ma c’è poi anche l’aspetto economico: con Calciopoli c’erano una cinquantina di deferiti e il procedimento avrebbe avuto un costo assai oneroso per la Figc».

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Passiamo alle motivazioni della sentenza della Corte d’appello federale: c’è un aspetto che la convince di meno?

«Premessa: la mia è stata una lettura esterna. La sentenza di per sé sembra molto ben argomentata e scritta, ma non ho letto gli atti di parte, la richiesta di revocazione o le memorie difensive della Juventus. Le debolezze le vedono gli avvocati che stanno nel processo, ma se dovessi indicarne una direi la quantificazione della pena. Non è chiaro come mai si è data una sanzione più grave di quella chiesta dalla procura, spesso quando si parla di sanzioni e punti di penalizzazione è difficile trovare una misura oggettiva, si va un po’ con lo spannometro. Vede, la giustizia sportiva deve essere spedita, ha tempi decisamenti più brevi di riflessione rispetto alla giustizia ordinaria».

Ci sono, secondo lei, le condizioni di illegittimità per il ricorso al Collegio di garanzia?

«Domanda difficilissima. Il discorso di cambio di imputazione, con l’art. 31 abbinato all’art. 4, può essere accettato, come quello delle intercettazioni che possono essere utilizzate come prove, semmai uno dei punti su cui il Collegio di garanzia potrebbe intervenire è la consulenza tecnica: non serve con l’art. 4, ma potrebbe essere utile con il 31, quello sull’illecito contabile. Il Collegio di garanzia può annullare la sentenza della Corte di appello federale, rigettare il ricorso della Juventus oppure, come terza opzione, rinviare il procedimento alla Corte d’appello indicando gli elementi giuridici che non sono stati correttamente affrontati e a cui la Corte federale deve uniformarsi, in prospettiva di un’ipotesi di rideterminazione della sanzione».

E dopo il Collegio di garanzia a che cosa può appellarsi la Juventus?

«Al Tar e al Consiglio di stato: in questo ambito la Juventus può chiedere un risarcimento dei danni, ovviamente sempre che sia stata accertata l’illegittimità della sanzione».

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Avvocato Massimo Coccia, arbitro del Tas dal 1996 e già vice commissario della Federcalcio nel 2006-07, proprio durante Calciopoli, chi meglio di lei può spiegare se la Juventus, qualora veda respinto il ricorso al Collegio di garanzia, possa rivolgersi al Tas di Losanna?

«Non può perché né la Federcalcio né il Coni prevedono nei loro statuti, e quindi acconsentirebbero, di andare a un arbitrato. Spiego meglio: il Tas è un’istituzione arbitrale e come tale si basa sul fatto che le parti accettino che il procedimento abbia luogo sulla questione controversa. C’è un sistema italiano messo in piedi che funziona: prevede due gradi di giudizio e la “Cassazione”, ovvero il Collegio di Garanzia. Se la Figc accettasse, ammetterebbe che il sistema nazionale predisposto non è adeguato».

Quali sono i casi che possono andare al Tas?

«I casi di doping per gli atleti di rilevanza internazionale. E non solo, anche per le norme sul fair play finanziario. Tutti i club che si iscrivono alle Coppe europee accettano lo statuto e i regolamenti di Uefa e Fifa che prevedono come istanza di appello di rivolgersi al Tas. Per le altre materie non è previsto nei regolamenti federali e del Coni l’appello al Tas: senza questo, manca il presupposto giuridico e il consenso delle parti per andare al tribunale di Losanna».

Anche per Calciopoli non si andò al Tas?

«Le racconto un retroscena perché all’epoca ero vice commissario della Federcalcio. Mi arrivò una telefonata del presidente della Juventus Cobolli Gigli che mi chiese se la Figc era d’accordo per andare al Tas: dopo essermi consultato con l’allora commissario gli risposi che non era previsto dai regolamenti e che serviva un accordo ad hoc tra le parti che non ci fu. Come fu escluso allora tendo a pensare che venga escluso anche adesso perché è come se la Federcalcio dichiarasse pubblicamente che non segue i propri regolamenti. L’impedimento politico è fondamentale, ma c’è poi anche l’aspetto economico: con Calciopoli c’erano una cinquantina di deferiti e il procedimento avrebbe avuto un costo assai oneroso per la Figc».

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