“Tifo Juventus”
Quella torinese. E quella indiana. Mamma Sonia è il perno della famiglia unita. Vedova, è scesa in campo (per venti anni ha guidato il Partito del Congresso) e ora appoggia Rahul. «Lei si preoccupa moltissimo per me», racconta. L’Italia è parte della sua vita, non solo di rimbalzo. «Ci sono tante cose dell’Italia che ammiro. La creatività. La passione. Il talento per la bellezza. Amo la musica italiana: Mina, ma anche le canzoni napoletane. Amo il calcio». Già. Non poteva che essere così. Calcio più di cricket. «Tifo Juve. E soffro per i guai che sta passando. Anche gli azzurri mi hanno deluso: dopo la vittoria agli Europei, mi aspettavo un gran Mondiale, invece… Come si fa a perdere con la Macedonia del Nord! Comunque in finale tifavo Argentina».
“Ripenso a mio nonno”
Preparato, Rahul. Anche sulle vittorie e sulle sconfitte della Nazionale di Roberto Mancini. Le origini italiane, mai celate. «Ripenso a mio nonno Stefano. Aveva combattuto in Africa e in Russia. Da piccolo gli chiedevo sempre di raccontarmi della guerra, e lui non mi rispondeva mai. Fino a quando un giorno mi mostrò un elmetto che usava come vaso, in cui era nata una pianta. Era l’elmetto del suo migliore amico, caduto in combattimento. La pianta era un modo per farlo rivivere. La generazione di mio nonno ha ricostruito l’Italia dopo la Seconda guerra mondiale, con un lavoro durissimo. Forse questa cosa è andata un po’ perduta, la capacità di soffrire. Prima parlavamo di passione. È una parola che ha in sé una carica di sofferenza. Lo struggle, il gusto della lotta. I giovani hanno molto altro, i social, la movida; ma questo un po’ manca. Oggi noi in India dobbiamo lottare contro l’odio e la violenza, per l’amore e la democrazia. Il Mahatma Gandhi ha incarnato un’idea antica nella storia dell’India: cercare la verità senza ricorrere alla violenza. È un’idea che abbiamo in comune con il cristianesimo. Cristo dice di porgere l’altra guancia».