Juve, 'Chiesa back on track’: il documentario della rinascita e quell’elastico portafortuna

L’esterno bianconero protagonista del nuovo documentario Amazon che racconta il periodo successivo al brutto infortunio di inizio 2022: “Ho pianto a dirotto”
Juve, 'Chiesa back on track’: il documentario della rinascita e quell’elastico portafortuna

Una storia di discesa e risalita, iniziata nel gennaio 2022 con l’infortunio in Juve-Roma e finita con la convocazione e l’ingresso in campo nella sfida di Champions al Psg 297 giorni dopo. Federico Chiesa è il protagonista del nuovo documentario Amazon, ‘Back on Track’, che raccoglie i momenti più emozionanti dell’odissea vissuta dallo juventino e svela alcuni retroscena inediti. “Stavo per calciare, mi entra Smalling e sento una fitta pazzesca nel ginocchio - le prime parole di Chiesa riguardo al brutto ko - In un primo momento pensavo mi fossi strappato un tendine. Vado a terra e sento proprio il ginocchio che mi si spegne. In quel momento entra in campo il dottore e gli dico subito ‘Doc, io non mi sento più il ginocchio’”.

Chiesa: “Mani nei capelli e pianto a dirotto”

A ogni passo sentivo ‘stock’, ‘stock’, ‘stock’. Al primo cambio di direzione ho sentito il ginocchio uscire dall’articolazione, mi sono accasciato a terra. Mani nei capelli. Si avvicina Lorenzo Pellegrini e gli faccio ‘Mi sono spaccato tutto’. Ho iniziato a piangere appena il dottore mi ha praticato una mossa per vedere se il crociato teneva o meno. Dalla sua espressione ho capito tutto, ho iniziato a disperarmi e piangere. Non servono neanche le parole in quei momenti”.

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Chiesa: "È iniziato un calvario"

Mia mamma è venuta con me a Innsbruck (dal prof Fink che operò prima Chiellini e Demiral, ndr) perché il dolore e la paura erano tante. In quel momento ho detto ‘è iniziato un calvario’”. Che comunque non ha avvilito più di tanto Federico, come racconta il medico bianconero Nikolaos Tzouroudis: “La prima cosa che ci chiedeva quando veniva in centro per la riabilitazione era ‘Ma quando mi levo le stampelle?’”.

Quando sei abituato a correre...

Dopo l’intervento sono stato con le stampelle sei settimane - prosegue Chiesa nel documentario - È come se non avessi mai lasciato l’ospedale perché nelle piccole cose dovevo avere l’aiuto di qualcuno. Quando ho mollato le stampelle è stata una liberazione, non le sopportavo più. Anche perché quando sei abituato a correre, ad andare a 37 km/h… stare con le stampelle è stato uno strazio. Tante volte durante l’allenamento mi è capitato che mi venisse male al ginocchio. Riabilitarsi parte proprio da lì, da quando dici ‘ma chi me lo fa fare?’”.

La storia d'amore con Lucia Bramani

Il cuore di Federico Chiesa adesso batte per la bella Lucia Bramani. "La prima volta che sono andato con lei allo Stadium è stata per la partita d’addio di Chiellini. C’è stata una conoscenza diversa dal solito. Abbiamo iniziato a sentirci i primi di gennaio, poi però io volevo anche vederla. Solo però che purtroppo mi sono rotto il crociato. L’ho dovuta convincere, io non potevo uscire. Poi si è convinta e ci siamo incontrati a casa mia, ha potuto constatare che non potevo muovermi dal divano. Ho capito che ci sarebbe potuto essere un futuro quando lei si è messa a disposizione per capire la mia situazione, mi ha aiutato. Ha visto subito le mie fragilità, ha visto uno dei momenti più bui della mia carriera, ha toccato con mano emozioni, fragilità, momenti difficili e questo ci ha unito tanto”.

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Il portafortuna che non toglierà mai

Sono sceso in campo nell’addio di Giorgio, mi sono messo la divisa con le scarpe da ginnastica, ero emozionatissimo ma lei era più emozionata di me. Quando ci siamo conosciuti spiegarle la mia vita non era semplice ma credo di averle fatto capire l’emozione che provo quando scendo in campo e gioco a calcio. Lucia mi ha detto che anche quando ero in campo voleva avessi qualcosa di suo. Così mi ha dato un elastico nero, un ferma capelli. Scherzosamente mi ha chiesto perché non esultassi per lei, cosi ho deciso che al primo gol avrei baciato il braccialetto. Non lo tolgo da quel giorno, non lo toglierò mai”.

L'incontro tra Chiesa e Chiellini

Tra le parti più interessanti del documentario le telefonate con mamma Francesca e l’incontro alla Continassa con Giorgio Chiellini. “Hai superato prove più difficili - il discorso motivazionale della mamma - Ricordi il primo torello in Serie A? Avevi detto ‘mamma mia, la palla va a velocità allucinante’. Ora devi tenere la mente libera e cercare di affrontare ogni giorno lo step successivo. Ci vuole più pazienza della norma”. Chiellini invece ha ricordato un aneddoto davvero curioso: “La prima partita che Federico giocò in Serie A (Juventus-Fiorentina) scambiammo la maglietta. Io gli diedi la mia, lui la sa. Gli dissi di tenerla perché era quella dell’esordio, mi dispiaceva. Magari era anche in imbarazzo”.

La maglia numero sette

Nuovo anno e nuova maglia per Federico Chiesa, la numero 7. Quella che un tempo fu di Cristiano Ronaldo. “Non è una maglia pesante, questa maglia è un onore. Lucia ha capito subito che per me è stato un cambio importante. Ha capito che avevo bisogno di qualcosa di nuovo. Torno, ma lo faccio in maniera diversa. Si spera più forte di prima. La maglia numero 10, invece, deve essere per il più forte tecnicamente, che in campo inventa la giocata dal nulla e che gioca spalle alla porta”.

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Il giorno dopo il Mondiale

La forza dello staff bianconero secondo Federico Chiesa. “Quando mi portava l’autista e avevo le stampelle pensavo che non sarebbe passato più, invece sono già qua che metto le scarpette. Il lavoro è stato di tutti. Ho capito che c’era sintonia con il fisioterapista quando il giorno dopo che siamo usciti dal Mondiale e mi hai rimandato a casa perché non c’ero a livello psicologico”.

Chiesa dallo psicologo

Stimolante l’incontro tra Federico e lo psicologo della Juventus, il prof. Giuseppe Vercelli. “Rientrare in campo per provare e accorgermi che non potevo - l’immagine dell’infortunio che Chiesa riporta al medico -  Lì è stato il momento peggiore che mi fa un po’ rabbia verso me stesso o l’evento in sé. Non ha colpe nessuno, nel calcio succede”. Poi, in un altro esercizio sempre con lo psicologo aggiunge: "Ho pensato a me in mezzo al campo da solo, di notte, le luci dello Stadium. Ero con il petto in fuori, sicuro. Una bella sensazione, sembrava un concetto di libertà, entrare in campo senza pensare a niente e nessuno”.

I calci al pallone

Il primo torello dopo l’infortunio è stata una grandissima emozione: “Divertente, ti diverti a non farla prendere a quelli nel mezzo. Mi sentivo talmente parte del gioco che non ho pensato all’infortunio. I compagni mi prendevano in giro dicendomi ‘ecco chi è tornato, il redivivo’. Ho due pensieri prima del rientro in campo: andrà tutto bene? Ho fatto tutto quello che potevo fare per tornare ai miei livelli?”.

La rinascita

La prima convocazione per Juventus-Psg di Champions League. La mamma descrive il momento così: “Noi abbiamo una chat familiare e lui ha scritto ‘sono convocato’. Siamo subito partiti col treno e arrivati a Torino agitati. La paura c’è, penso sia inevitabile. Sapremo superarla tutti insieme”. Poi l’ingresso in campo dopo 297 giorni di attesa e sofferenza. La rinascita e una storia ancora tutta da scrivere. Federico Chiesa back on track.

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Una storia di discesa e risalita, iniziata nel gennaio 2022 con l’infortunio in Juve-Roma e finita con la convocazione e l’ingresso in campo nella sfida di Champions al Psg 297 giorni dopo. Federico Chiesa è il protagonista del nuovo documentario Amazon, ‘Back on Track’, che raccoglie i momenti più emozionanti dell’odissea vissuta dallo juventino e svela alcuni retroscena inediti. “Stavo per calciare, mi entra Smalling e sento una fitta pazzesca nel ginocchio - le prime parole di Chiesa riguardo al brutto ko - In un primo momento pensavo mi fossi strappato un tendine. Vado a terra e sento proprio il ginocchio che mi si spegne. In quel momento entra in campo il dottore e gli dico subito ‘Doc, io non mi sento più il ginocchio’”.

Chiesa: “Mani nei capelli e pianto a dirotto”

A ogni passo sentivo ‘stock’, ‘stock’, ‘stock’. Al primo cambio di direzione ho sentito il ginocchio uscire dall’articolazione, mi sono accasciato a terra. Mani nei capelli. Si avvicina Lorenzo Pellegrini e gli faccio ‘Mi sono spaccato tutto’. Ho iniziato a piangere appena il dottore mi ha praticato una mossa per vedere se il crociato teneva o meno. Dalla sua espressione ho capito tutto, ho iniziato a disperarmi e piangere. Non servono neanche le parole in quei momenti”.

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