Pogba resta alla Juventus! Con o senza Europa

A Torino deve ancora trovare il suo esordio-bis, ma il Polpo non si vede con altre maglie addosso

TORINO - Paul Pogba è un verbo che alla Juventus, almeno per ora, si declina solamente al passato. Nel solco delle giocate e dello strapotere esibiti dal francese, in mezzo al campo, quando ancora era ragazzino. Un campionario che oggi, fattosi uomo, il Polpo non ha ancora saputo replicare, a causa di un fisico che lo costringe ai box ormai da 300 giorni. Ma lo spazio temporale per proseguire l’affresco in bianco e nero iniziato undici anni fa, con tempere ben più accese di quelle ora annacquate, non dovrebbe esaurirsi nel breve volgere di questo finale di stagione. Il condizionale è reso obbligatorio dalla più o meno secondaria possibilità di vedere i bianconeri spinti a forza in zona retrocessione, ma ogni altra opzione vedrà l’anno prossimo il numero 10 ancora sulle spalle del 29enne transalpino.

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Matrimonio bianconero

La metafora più azzeccata, d’altro canto, l’ha scelta negli scorsi giorni Rafaela Pimenta, che di Pogba è agente e confidente: «Paul è sposato con la Juventus». E il matrimonio, appunto, non pare indirizzato a brusco divorzio. Dirigenti e staff tecnico bianconeri sono certi del salto di qualità che il francese potrà assicurare alla squadra non appena il fisico glielo permetterà. E il giocatore intende ripagare l’affetto da cui è stato nuovamente travolto a prescindere dagli scenari futuri. Le vicende giudiziarie che aleggiano sulla Continassa non turbano infatti il centrocampista. E nemmeno i possibili riflessi da Nyon riguardo le competizioni europee di domani. L’ex United, d’altronde, a Manchester per ben tre volte si è dovuto “accontentare” del cammino in Europa League (compreso il successo del 2017), quindi non fa della Champions un’ossessione. E vorrebbe riprendere in mano le redini della propria carriera in quella Torino che è stata per lui culla, così da ritrovare – oltre all’integrità fisica – anche quella fiducia che altrove non gli sarebbe accordata in maniera scontata. Solo un’eventuale retrocessione forzata in Serie B, insomma, cambierebbe le prospettive, nell’interesse – in quel caso – di tutte le parti. Impensabile per il club, infatti, sostenere nell’eventualità uno stipendio da oltre 10 milioni lordi, nonostante le agevolazioni del decreto crescita. Un pensiero in ogni caso lontano, oggi, dalla mente del giocatore, focalizzata sul rientro in campo e sui prossimi impegni in calendario: c’è un campionato da onorare, ci sono due Coppe da inseguire per aggiornare la bacheca della società cui più è affezionato.

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Quota 300

Per poter incidere sui risultati dei bianconeri, però, prima Pogba dovrà finalmente e definitivamente esaurire il proprio percorso riabilitativo dopo il crack al menisco del 24 luglio e la scellerata decisione di procedere, in un primo momento, con la terapia conservativa anziché con l’operazione. Anche perché il mondo del pallone sta facendo forzatamente a meno di lui ormai da 300 giorni. Che la linea psicologica della cifra tonda venga effettivamente superata o meno, poi, poco cambia: l’orizzonte temporale genera a prescindere una certa impressione. Il francese non mette infatti piede in campo dai miseri 10’ raccolti in un’amara sconfitta per 4-0 a Liverpool, lo scorso 19 aprile, quando ancora indossava la maglia del Manchester United. Se vestisse per la prima volta in stagione quella della Juventus nella sfida di campionato contro la Fiorentina, calcolatrice alla mano, sarebbero trascorsi 299 giorni da quel momento. Il lasso di tempo crescerebbe fino a quota 303 giorni, invece, nel caso in cui fosse la sfida casalinga al Nantes, in Europa League, a far da cornice al suo ritorno. E questo perché, con ogni probabilità, il centrocampista non prenderà parte all’imminente trasferta di campionato a Salerno.

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Massima cautela

Un così lungo periodo di inattività, inevitabilmente, porta con sé strascichi fisici, oltre che psicologici. Il Polpo se ne sta rendendo conto sulla propria pelle, con la clessidra che scandisce il countdown verso il suo rientro che – a seconda dei momenti – si svuota o torna a riempirsi di sabbia. Passi indietro si erano registrati in autunno, un piccolo balzo in direzione contraria si è riscontrato anche dopo il test interno con la Next Gen, dieci giorni fa, quando alla Continassa aveva messo a segno un’incoraggiante doppietta. Allenamenti a singhiozzo non gli avevano impedito di raccogliere finalmente la prima convocazione stagionale, in occasione del disastroso capitombolo con il Monza che l’aveva visto scaldarsi a lungo e poi riaccomodarsi in panchina, ma un successivo affaticamento ai flessori l’ha costretto a far ritorno nel girone dantesco degli infortunati. Niente Lazio in Coppa Italia e ora, appunto, niente Salerno. Meglio restare a Torino, allenarsi da solo e mettere nel mirino i prossimi impegni, sempre con la stella polare della massima cautela a illuminare la strada. Perché acciacchi e ricadute, dopo 300 giorni ai box, sono la normalità più che l’eccezione.

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Sogni d’Europa

Sul calendario di Pogba, dunque, un nuovo cerchietto rosso è comparso in sostituzione dei troppi disegnati e poi sconfessati in precedenza, per via di quella terapia conservativa che rappresenta il peccato originale dell’intera telenovela. La data messa nel mirino, ora, è quella di giovedì 16 febbraio, nella notte del ritorno in Europa della Juventus, anche se varcando la porta secondaria dell’Europa League. Allegri confida di averlo a disposizione per l’occasione, concedendogli convocazione e magari minuti in campo già contro la Fiorentina, quattro giorni prima, soltanto se la tabella di recupero non subirà alcun, nuovo, intoppo. «Ci vuole pazienza dopo quasi nove mesi di inattività, dobbiamo navigare a vista», la poco confortante constatazione del tecnico dopo la qualificazione alla semifinale di Coppa Italia. I controlli di routine degli scorsi giorni al J Medical, in ogni caso, hanno scongiurato lesioni o problematiche particolarmente serie: il conto alla rovescia per vederlo esordire di nuovo davanti al pubblico bianconero, undici anni dopo la prima volta, è ripartito.

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TORINO - Paul Pogba è un verbo che alla Juventus, almeno per ora, si declina solamente al passato. Nel solco delle giocate e dello strapotere esibiti dal francese, in mezzo al campo, quando ancora era ragazzino. Un campionario che oggi, fattosi uomo, il Polpo non ha ancora saputo replicare, a causa di un fisico che lo costringe ai box ormai da 300 giorni. Ma lo spazio temporale per proseguire l’affresco in bianco e nero iniziato undici anni fa, con tempere ben più accese di quelle ora annacquate, non dovrebbe esaurirsi nel breve volgere di questo finale di stagione. Il condizionale è reso obbligatorio dalla più o meno secondaria possibilità di vedere i bianconeri spinti a forza in zona retrocessione, ma ogni altra opzione vedrà l’anno prossimo il numero 10 ancora sulle spalle del 29enne transalpino.

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