Pagina 2 | Nicolussi Caviglia, Fagioli, Miretti e Iling: Zauli racconta i segreti della giovane Juve

TORINO - Buongiorno Zauli, immaginiamo che vedere le partite della Juve in questa stagione per lei rappresenti una soddisfazione particolare...
 
«Sì... E’ una cosa quasi personale: hai il piacere di vedere ragazzi con cui hai condiviso uno, due, tre anni, ottenere grandi gratificazioni. Li hai visti più piccoli, che sognavano grandissimi risultati, e ora li vedi vivere qualcosa di eccezionale: stanno giocando nella Juventus e stanno dimostrando di avere dei valori. E questo mi rende proprio contento. Ho avuto la fortuna di allenare tre anni alla Juventus (uno la Primavera, due l’allora Under 23, oggi Next Gen, ndr) e si è sempre parlato del progetto di portare qualche ragazzo a completare la rosa della prima squadra: questo era il grande obiettivo di tutti quelli che lavoravano e lavorano a Vinovo. Un risultato che si era iniziato a vedere un po’ alla fine dell’anno scorso, ma soprattutto quest’anno. Ed è un grande risultato».
 
Uno dei giovani che si stanno mettendo più in luce è Fagioli, che lei aveva allenato prima in Primavera e poi nell’Under 23. Ci racconta la sua evoluzione, anche tattica?
 
«Intanto va detto subito che è dotato di talento evidente. Sta diventando un uomo sotto il profilo caratteriale e di approccio al lavoro, come è normale che accada. Nasceva trequartista perché tutti i ragazzi con qualità tecniche superiori inizialmente vengono messi davanti. Io penso che possa giocare in tutti i ruoli a centrocampo perché vede calcio, ha un dominio della palla molto importante e sa comportarsi bene anche vicino all’area avversaria».

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Si aspettava un impatto così importante in Serie A?
 
«Mi aveva sorpreso già l’anno scorso a Cremona, perché usciva dalla Under 23 e gli si chiedeva un salto a livello caratteriale e ha dimostrato subito di saperlo fare. E’ stata un’esperienza importantissima perché si è reso conto di poter essere davvero protagonista. Quest’anno ha aspettato il suo momento e l’ha sfruttato: Allegri lo utilizza molto e questo vuol dire che in allenamento è cresciuto sotto tanti aspetti. E credo che sia merito proprio del progetto Primavera-Under 23, un po’ criticato e invece molto utile per questi ragazzi: perché possono sbagliare, crescere e diventare giocatori».
 
Martedì Fagioli potrebbe duellare con un altro ragazzo che conosce bene: Hans Nicolussi Caviglia.
 
«Eh sì, Hans è un ragazzo con tantissime qualità, giovane ma già maturo, che era già uscito fuori qualche anno fa (3 presenze in Serie A nella Juve nel 2018-19), poi un brutto infortunio lo ha condizionato per un anno e mezzo. Però la sua grande maturità e la sua determinazione gli hanno permesso di tornare in brevissimo tempo ad alti livelli. Io lo ho avuto l’anno scorso nella fase finale, quando la Juventus gli ha messo a disposizione tutto per ritornare il calciatore che era. E’ stato un periodo non facile perché ha subito qualche ricadutina, però lo ha affrontato con gandissima determinazione e la trasmetteva a tutti. Quando in estate sono andato al Sudtirol l’ho subito indicato e quella stessa determinazione gli ha permesso di fare subito bene, tanto che alla prima sessione di mercato è tornato in Serie A, alla Salernitana».
 
Dove nelle prime quattro partite ha giocato tre volte titolare e una un tempo, segnando un gol. Si aspettava che facesse subito così bene?
 
«Sì, perché appena uscito per la prima volta dalla Juve era andato al Perugia in Serie B facendo molto bene, poi al Parma lo aveva fermato l’infortunio ed era tornato in Under 23 solo per recuperare. Sono felice che si sia lasciato tutto alle spalle. E’ un calciatore capace di giocare in tanti ruoli, con tanta forza nelle gambe, fisicità, tecnica, un gran tiro... e ha in testa l’umiltà del giocatore importante».
 
Ipotizzando una contrapposizione Fagioli-Nicolussi Caviglia martedì, se fosse l’allenatore di Fagioli a cosa gli direbbe di fare attenzione? E vicecersa?
 
«A Fagioli direi di non far avvicinare Hans all’area con la palla, pressandolo, perché il tiro è una delle sue qualità principali. Ad Hans direi di non far girare Fagioli, perché con il dominio della palla che ha poi può innescare azioni importanti».

 

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Nella sua Under 23 nella scorsa stagione c’era Miretti, che è diventato il giocatore della Juve con più presenze prima di compiere 20 anni dal 2000 a oggi. Cos’ha di speciale?
 
«E’ nato giocatore. E’ alla Juve da quando aveva otto anni e in ogni categoria si parlava benissimo di lui. In Primavera ha fatto la differenza, è venuto con me in Serie C a 18 anni e gli avversari venivano a dirmi “lui è di un altro livello”. E’ un ragazzo che in campo legge calcio a livello altissimo, ha tantissime qualità e soprattutto una grandissima personalità».
 
Ha sempre segnato e anche in questa stagione è arrivato spesso al tiro, ma non ha ancora realizzato un gol. Perché?
 
«Fermo restando che può migliorare nella finalizzazione, e la forza sua e di tutti gli altri ragazzi è che sanno di dover migliorare in tutto e vogliono farlo, credo che gli basterà realizzare il primo gol. La sua sicurezza in se stesso crescerà e comincerà ad arrivare al gol come faceva in Serie C e in Primavera».
 
Anche lui ha giocato in tanti ruoli: ne avrà uno ideale in futuro?
 
«Io penso che quando si sa giocare a calcio, e parliamo di Miretti come di Fagioli o Hans, si può giocare in più ruoli come infatti fanno. Perché sanno leggere le azioni e interpretare il gioco: quindi il ruolo non condiziona la loro prestazione e metto questa tra le loro più grandi qualità».

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Ha accennato all’umiltà dei grandi calciatori: che effetto le ha fatto vedere un fantasista di talento come Soulé sacrificarsi a tutta fascia?
 
«Matias sta giocando nella Juventus ed è chiaro che se Allegri gli dicesse “vai in porta” lui andrebbe in porta. Io però ho avuto la fortuna di conoscerlo: lui adora allenarsi e andare al campo. Ha grandissima umiltà ed è un ragazzo su cui si può assolutamente puntare perché ha un uno contro uno importante, che è merce sempre più rara, e verrà fuori sempre di più. Ha un vero dominio della palla».


 
L’uno contro uno ci porta a chiederle di Iling...
 
«E’ quello che ho avuto meno, perché era in Primavera nel mio secondo anno alla Under 23, però si allenava spesso con noi e qualche partita l’ha fatta. Iling è un uomo di 30 anni: ha una fisicità fuori dal normale, è un ragazzo educatissimo e farà il calciatore a grandissimi livelli. Lo ha già dimostrato, quando entra è devastante per presenza, corsa, piede, testa. E non sbaglia mai un approccio in allenamento».  


 
Chi era in pianta stabile nella sua Under 23 nella scorsa stagione è De Winter, titolare nell’Empoli.
 
«Potremmo fare tanti nomi e questo testimonia il grande lavoro fatto dalla Juventus negli ultimi anni, a cominciare da Agnelli che ha creduto nel progetto giovani, Cherubini che lo ha portato avanti, Tognozzi, Manna, Scaglia... Tanta gente che ha lavorato per far sì che questi ragazzi toccassero con mano grandissimi risultati. De Winter è un altro giocatore fantastico: ha tecnica, velocità e dopo un anno di Under 23 è protagonista in Serie A».
 
I tifosi della Juventus sono un po’ preoccupati per il presente, ma alla luce di quello che ci ha detto possono guardare al futuro con fiducia: è così?
 
«Sicuramente. Parliamo di una delle migliori società e uscirà da questo momento difficile, non devo certo raccontarne io la storia. Parlando di calcio, questi ragazzi stanno maturando in una delle migliori società del mondo, possono ancora crescere vertiginosamente e rappresentarne il futuro».

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Si aspettava un impatto così importante in Serie A?
 
«Mi aveva sorpreso già l’anno scorso a Cremona, perché usciva dalla Under 23 e gli si chiedeva un salto a livello caratteriale e ha dimostrato subito di saperlo fare. E’ stata un’esperienza importantissima perché si è reso conto di poter essere davvero protagonista. Quest’anno ha aspettato il suo momento e l’ha sfruttato: Allegri lo utilizza molto e questo vuol dire che in allenamento è cresciuto sotto tanti aspetti. E credo che sia merito proprio del progetto Primavera-Under 23, un po’ criticato e invece molto utile per questi ragazzi: perché possono sbagliare, crescere e diventare giocatori».
 
Martedì Fagioli potrebbe duellare con un altro ragazzo che conosce bene: Hans Nicolussi Caviglia.
 
«Eh sì, Hans è un ragazzo con tantissime qualità, giovane ma già maturo, che era già uscito fuori qualche anno fa (3 presenze in Serie A nella Juve nel 2018-19), poi un brutto infortunio lo ha condizionato per un anno e mezzo. Però la sua grande maturità e la sua determinazione gli hanno permesso di tornare in brevissimo tempo ad alti livelli. Io lo ho avuto l’anno scorso nella fase finale, quando la Juventus gli ha messo a disposizione tutto per ritornare il calciatore che era. E’ stato un periodo non facile perché ha subito qualche ricadutina, però lo ha affrontato con gandissima determinazione e la trasmetteva a tutti. Quando in estate sono andato al Sudtirol l’ho subito indicato e quella stessa determinazione gli ha permesso di fare subito bene, tanto che alla prima sessione di mercato è tornato in Serie A, alla Salernitana».
 
Dove nelle prime quattro partite ha giocato tre volte titolare e una un tempo, segnando un gol. Si aspettava che facesse subito così bene?
 
«Sì, perché appena uscito per la prima volta dalla Juve era andato al Perugia in Serie B facendo molto bene, poi al Parma lo aveva fermato l’infortunio ed era tornato in Under 23 solo per recuperare. Sono felice che si sia lasciato tutto alle spalle. E’ un calciatore capace di giocare in tanti ruoli, con tanta forza nelle gambe, fisicità, tecnica, un gran tiro... e ha in testa l’umiltà del giocatore importante».
 
Ipotizzando una contrapposizione Fagioli-Nicolussi Caviglia martedì, se fosse l’allenatore di Fagioli a cosa gli direbbe di fare attenzione? E vicecersa?
 
«A Fagioli direi di non far avvicinare Hans all’area con la palla, pressandolo, perché il tiro è una delle sue qualità principali. Ad Hans direi di non far girare Fagioli, perché con il dominio della palla che ha poi può innescare azioni importanti».

 

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